Sam arrivò puntuale, con l'aria del ragazzino al primo appuntamento – aveva anche cercato, invano, di sistemarsi i ciuffi ribelli -, portando con sé una bottiglia di vino. «Ecco, tieni» disse, porgendola a Cassie. «Non sapevo cosa avresti cucinato, ma il tipo del negozio ha detto che questa va bene praticamente con tutto.»
«È perfetta» gli disse Cassie, abbassando la musica (Ricky Martin in spagnolo; ha questa compilation che mette a tutto volume quando cucina o quando fa i lavori di casa), e andò a cercare in un armadio i bicchieri adatti. «Sto solo preparando della pasta. Il cavatappi è in quel cassetto. Rob, tesoro, devi anche girarlo, il sugo, non basta tenere il cucchiaio nella pentola.»
«Senti, Martha Stewart, lo faccio io o lo fai tu, questo sugo?»
«Nessuno dei due, a quanto pare. Sam, tu bevi vino o devi guidare al ritorno?»
«Maddox, stiamo parlando di pomodoro in scatola e basilico, non è esattamente haute cuisine…»
«Ti hanno rimosso il palato chirurgicamente alla nascita, o te la sei coltivata con cura quella totale mancanza di raffinatezza? Sam, vino?»
Sam sembrava un po' sconcertato. A volte, Cassie e io ci dimentichiamo che facciamo quest'effetto sulla gente, soprattutto quando siamo fuori servizio e di buonumore, come quella sera. So che suona strano, considerando quello che avevamo fatto durante il giorno, ma dove l'orrore è di casa come alla Omicidi, ai dipartimenti Crimini sessuali e Violenza domestica, o si impara a staccare o ci si fa trasferire alla Protezione del patrimonio artistico e dell'antiquariato. Se pensi troppo alle vittime, a cosa hanno sentito negli ultimi secondi di vita, a ciò che non faranno mai più, alle loro famiglie distrutte, ti ritrovi con un caso irrisolto e l'esaurimento nervoso. Ovviamente, avevo più difficoltà del solito a staccare; ma mi facevano bene la consolatoria routine della preparazione della cena e la possibilità di infastidire Cassie.
«Ehm… sì… grazie» ripose Sam. Si diede un'occhiata in giro un po' a disagio per capire dove appoggiare la giacca; Cassie gliela prese dalle mani e la gettò sul futon. «Mio zio ha una casa a Ballsbridge… sì, sì, lo so» disse, mentre facevamo quelli che rimanevano colpiti da quell'informazione, «e ho ancora la chiave. Qualche volta, quando mi faccio qualche pinta, rimango lì a dormire.» Spostò lo sguardo su noi due, in attesa di un commento.
«Bene» disse Cassie, infilandosi di nuovo nell'armadio e venendone fuori con un bicchiere da bibita con la scritta NUTELLA su un lato. «Non sopporto quando qualcuno beve e qualcuno no; la conversazione è tutta sconclusionata, dopo. A proposito, che gli hai fatto, a Cooper, si può sapere?»
Sam rise, si rilassò e trafficò alla ricerca del cavatappi. «Giuro che non è stata colpa mia. I miei primi tre casi sono arrivati tutti alle cinque del pomeriggio; l'ho chiamato che stava andando a casa.»
«Oh-oh» fece Cassie. «Cattivello Sam.»
«Sei fortunato che ti rivolga ancora la parola» rincarai.
«A stento» ammise Sam. «Continua ancora a far finta di non ricordarsi il mio nome. Mi chiama detective Neary o detective O'Nolan, anche in tribunale. Una volta mi ha chiamato con un nome diverso tutte le volte che mi ha citato e il giudice si è confuso a tal punto che quasi ha annullato il processo per vizio di forma. Grazie a Dio, voi due gli piacete, invece.»
«È tutto merito della scollatura di Ryan» disse Cassie, spostandomi con un colpo d'anca e buttando una manciata di sale nella pentola dell'acqua.
«Allora mi compro un Wonderbra» disse Sam. Stappò la bottiglia, versò il vino e ci mise i bicchieri nelle mani libere. «Salute, ragazzi. Grazie per avermi invitato. A che si risolva in fretta e non ci siano brutte sorprese.»
Dopo cena ci mettemmo al lavoro. Io preparai il caffè, Sam insistette per lavare i piatti. Cassie aveva gli appunti dell'autopsia e sparse le foto sul "tavolino", una vecchia cassapanca di legno lucidata con cera d'api fino a farla brillare. Lei si sedette sul pavimento e si mise a sfogliare i fogli avanti e indietro, mentre con l'altra mano mangiava ciliegie da una ciotola. Adoro osservare Cassie mentre è concentrata. Quando è totalmente presa, è del tutto assente, assorta come un bambino: si arrotola un ricciolo di capelli con un dito, piega le gambe ad angoli assurdi e apparentemente senza sforzo, cincischia con una penna in bocca e improvvisamente la estrae mormorando qualcosa tra sé e sé.
«Mentre aspettiamo la signorina "Vedo prevedo stravedo"» dissi a Sam, e Cassie mi mostrò il dito medio senza nemmeno sollevare lo sguardo, «come è andata la tua giornata?»
Sam stava sciacquando i piatti con la misurata efficienza dello scapolo. «Lunga. Musichette d'attesa e dipendenti statali che mi dicono di parlare con qualcun altro e poi mi passano una casella vocale. Non sarà facile come sembrava scoprire di chi è il terreno. Ho parlato con mio zio, gli ho chiesto se "Spostiamo l'autostrada" sta ottenendo qualche risultato.»
«E?» lo incalzai, cercando di non apparire cinico. Non avevo nulla in particolare contro Redmond O'Neill, solo la vaga immagine di un omone rubicondo con una selva di capelli argentei, niente di più. Però soffro di una forma di diffidenza generalizzata verso i politici.
«Ha detto di no. Sostanzialmente, dice lui, sono solo una rottura di…» Cassie sollevò lo sguardo e un sopracciglio. «Parole testuali. Sono anche arrivati in tribunale nel tentativo di fermare l'autostrada. Devo ancora controllare le date esatte, ma Red dice che le udienze sono avvenute alla fine di aprile, all'inizio di giugno e a metà luglio. Corrispondono ai periodi in cui Jonathan Devlin ha ricevuto le telefonate.»
«Evidentemente, qualcuno ha pensato che fossero più che una rottura» dissi.
«L'ultima volta, alcune settimane fa, quelli di "Spostiamo l'autostrada" hanno ottenuto un'ingiunzione, ma Red dice che verrà respinta in appello. Non è preoccupato.»
«Be', bene a sapersi» osservò Cassie.
«Quell'autostrada farà un sacco di bene, Cassie» aggiunse Sam con cautela. «Ci saranno case nuove, altri posti di lavoro…»
«Ne sono certa. Solo non capisco perché non potrebbe fare tutto quel bene a qualche centinaio di metri di distanza.»
Sam scosse la testa. «Questo non lo so. Non le capisco queste cose. Ma Red sì, e dice che è assolutamente necessario che passi in quel punto.»
Cassie stava per aprir bocca e aggiungere qualcosa, ma io colsi il luccichio nei suoi occhi e la fermai: «Smettila di rompere e tira fuori un profilo».
«Okay» cedette, mentre passavamo al caffè. «La cosa più interessante è che secondo me questo tipo non ci ha messo impegno.»
«Cosa?» esclamai. «Maddox, le ha dato due botte sulla testa e poi l'ha soffocata. Era molto, molto morta. Se non avesse voluto fare sul serio…»
«No, aspetta» intervenne Sam. «Voglio sentire.» Il mio lavoro nelle nostre sedute amatoriali di definizione dei profili è di fare l'avvocato del diavolo e Cassie è più che in grado di zittirmi se ci prendo troppo gusto, ma Sam ha una forma di cavalleria radicata e all'antica che trovo ammirevole, anche se un po' seccante. Risultato: Cassie a me lanciò una trionfante occhiata di traverso e a lui sorrise.