«Grazie, Sam. Come vi stavo dicendo, guardate: il primo colpo è stata solo una botta, neanche sufficiente per buttarla giù, figuriamoci per stenderla. Katy gli dava la schiena ed era ferma, cosicché lui avrebbe potuto fracassarle la testa, ma non l'ha fatto.»
«Non sapeva quanta forza fosse necessaria» disse Sam. «Non l'aveva mai fatto prima.» Sembrava infelice. Non per mancanza di sensibilità, ma spesso preferiamo che gli indizi portino verso un serial killer per avere un numero maggiore di prove da confrontare, più controlli incrociati da fare in caso di delitti successivi. Se il nostro uomo fosse stato alla sua prima volta non avremmo avuto altro se non ciò di cui disponevamo già.
«Cass?» chiesi. «Pensi che sia stata la sua prima volta?» Ma già mentre lo chiedevo, mi resi conto di non sapere quale risposta desiderare.
Allungò una mano verso le ciliegie, distrattamente, con gli occhi sempre sugli appunti, ma vidi che sbatteva le ciglia: sapeva cosa le stavo domandando. «Non ne sono certa. Non l'ha fatto spesso, o di recente, sennò non sarebbe stato così titubante; magari può averlo già fatto una o due volte, un po' di tempo fa. Non possiamo eliminare con certezza il legame con il vecchio caso.»
«È inusuale che un serial killer stia fermo vent'anni» dissi.
«Be'» proseguì Cassie, «di sicuro non sembrava averne troppa voglia questa volta. Lei lotta, lui le mette una mano sulla bocca, la colpisce di nuovo… magari mentre tenta di strisciare via, o qualcosa del genere, e quel colpo la stordisce. Invece di continuare a colpirla, anche se hanno lottato e lui a quel punto deve avere un tasso di adrenalina che gli arriva agli occhi, getta via il sasso e la soffoca. Non la strangola neppure, cosa che sarebbe stata molto più semplice: usa un sacchetto di plastica, e da dietro, così da non doverla guardare in faccia. Sta cercando di prendere le distanze dal crimine, di farlo sembrare meno violento. Più gentile.» Sam fece una smorfia.
«Oppure non vuole fare troppo casino» proposi.
«Okay, ma allora perché colpirla? Perché non saltarle addosso e metterle il sacchetto sulla testa? Credo che volesse che perdesse i sensi per non vederla soffrire.»
«Magari riteneva di non avere la forza sufficiente per sopraffarla se non fosse svenuta» suggerii. «Magari non è uno molto forte o, chissà, come ha detto Sam, era alla sua prima volta e non sapeva quanta forza ci volesse.»
«Va bene, forse un po' di tutt'e tre le cose. Sono d'accordo che siamo alla ricerca di una persona che non ha una lunga storia di violenze alle spalle, qualcuno che non ha nemmeno mai litigato con i compagni di ricreazione, che non verrebbe mai considerato aggressivo e che forse non ha neanche precedenti per violenza sessuale. Non credo che lo stupro sia stato realmente un reato sessuale.»
«Come? Solo perché ha usato un oggetto?» chiesi. «Lo sai che ci sono quelli che non riescono a farselo venire dritto.» Sam sbatté le palpebre e bevve un sorso di caffè per nascondere l'imbarazzo.
«Certo, ma allora sarebbe andato più… a fondo.» Tutti facemmo una smorfia. «Da quello che dice Cooper, è stato un gesto simbolico, un inserimento, niente sadismo, niente parossismo, solo qualche centimetro di abrasione, solo per rompere l'imene, ed è stato post mortem.»
«Potrebbe essere stato per scelta. Necrofilia.»
«Cristo» esplose Sam, mettendo giù la tazza del caffè.
Cassie cercò le sue sigarette, cambiò idea e ne prese una delle mie, più forti. Il suo volto, mentre reclinava la testa per accendere la sigaretta, apparve stanco e spento; mi chiesi se quella notte avrebbe sognato Katy Devlin, bianca, con le unghie che si spezzavano, bloccata a terra e nell'atto di gridare. «L'avrebbe tenuta più a lungo e, ripeto, ci sarebbero segni di violenza sessuale più chiari. No, non voleva farlo. L'ha fatto perché doveva.»
«Ha messo in scena uno stupro per metterci su una falsa pista?»
Cassie fece segno di no. «Non so… se avesse voluto depistarci, l'avrebbe svestita, le avrebbe divaricato le gambe. Invece, le tira su i pantaloni, glieli allaccia di nuovo… No, stavo pensando a qualcosa più sul genere della schizofrenia. Non sono quasi mai violenti, ma se per caso te ne becchi uno che ha smesso di prendere i farmaci e si trova nel bel mezzo di una fase paranoica, non si può mai dire. Magari ha creduto, per qualche motivo imponderabile, che Katy doveva essere uccisa e stuprata, anche se lui non riusciva a farlo. Questo spiegherebbe perché ha cercato di non farle del male, perché ha usato un oggetto, perché non sembra una violenza sessuale fino in fondo… non voleva che fosse… esposta e non voleva che nessuno pensasse a lui come a uno stupratore… Spiega perfino perché l'ha lasciata sull'altare…»
«E cioè?» Mi ripresi il pacchetto delle sigarette e lo lanciai a Sam, che sembrava proprio averne bisogno. Ma lui scosse la testa.
«Voglio dire, avrebbe potuto portarla nel bosco o chissà dove, e non l'avremmo trovata per secoli, o più semplicemente lasciarla lì, a terra. L'altare sembra una cosa studiata per metterla in mostra, ma non credo: non l'ha messa in posa, a parte appoggiarla sul lato sinistro, così da nascondere la ferita alla testa e, ancora una volta, nel tentativo di minimizzare il crimine. Credo che abbia voluto trattarla con cura, con rispetto… tenerla lontana dagli animali, accertarsi che fosse trovata in fretta.» Cassie si allungò verso il posacenere. «La cosa positiva è che se si tratta di uno schizofrenico che sta crollando, dovremmo poterlo individuare con facilità.»
«E se fosse un killer prezzolato?» chiesi. «Anche questa ipotesi spiegherebbe la riluttanza. Qualcuno, magari il telefonista misterioso, lo ha assoldato e lui si è trovato a fare un lavoro che non necessariamente doveva piacergli.»
«In effetti, un killer prezzolato – non un professionista ma un dilettante che aveva disperatamente bisogno di soldi – ci starebbe meglio» ammise Cassie. «Katy Devlin sembrava una ragazzina quadrata, non diresti, Rob?»
«La persona più a posto in quella famiglia.»
«Già, pare anche a me. Sveglia, decisa, con forza di volontà…»
«Non il tipo da uscire di notte con un estraneo.»
«Esatto. Specialmente con uno che non sembra avere tutte le rotelle funzionanti. E uno schizofrenico che sta andando in pezzi forse non sarebbe in grado di comportarsi in maniera sufficientemente normale da convincere un bambino sensato a seguirlo. È più probabile che questa persona sia presentabile, piacevole, buona con i bambini… magari qualcuno che conosceva da tempo. Qualcuno con cui si sentiva a suo agio. Uno che non sembrava rappresentare una minaccia.»
«O una lei» dissi io. «Quanto pesava Katy?»
Cassie scartabellò. «Quaranta chili. In base al luogo fin dove è stata trasportata… sì, una donna avrebbe potuto farcela, ma doveva essere una donna abbastanza forte. Sophie non ha trovato segni di trascinamento, quindi, statisticamente parlando, scommetterei su un uomo.»
«Stiamo eliminando i genitori?» chiese Sam, speranzoso.
Cassie fece una smorfia. «No. Diciamo che uno di loro abusava di lei e lei minacciava di rivelarlo: il genitore abusante, o magari l'altro, ha pensato che dovesse morire, per proteggere il resto della famiglia… magari ha cercato di inscenare un reato a sfondo sessuale ma poi non ha avuto cuore di andare fino in fondo. In sostanza, l'unica cosa di cui sono più o meno sicura è che non stiamo cercando uno psicopatico o un sadico. Il nostro tipo non è riuscito a disumanizzarla e non le piaceva vederla soffrire. Stiamo cercando qualcuno che non voleva farlo; qualcuno che l'ha fatto per necessità. Non credo che si infilerà nell'indagine, non per attirare l'attenzione o cose del genere, e non credo che lo rifarà molto presto, a meno che non si senta in qualche modo minacciato. E poi, quasi sicuramente, è uno della zona. Un vero profiler potrebbe essere molto più specifico ma…»