«Ti sei laureata al Trinity, vero?» chiese Sam.
Cassie fece segno di no con la testa e prese altre ciliegie. «Ho mollato al quarto anno.»
«E perché mai?»
Cassie sputò un nocciolino nel palmo della mano e rivolse a Sam un sorriso che conoscevo, un sorriso talmente dolce che le schiacciava la faccia al punto che non le si vedevano più gli occhi. «Perché altrimenti voi come avreste fatto senza di me?»
Avrei potuto dirglielo io, a Sam, che Cassie non avrebbe risposto. Le avevo fatto la stessa domanda un sacco di volte, nel corso degli anni, e avevo ricevuto risposte che andavano da "Non c'era nessuno del tuo calibro da scocciare" a "Il rancio della mensa faceva schifo". C'è sempre stato qualcosa di enigmatico in Cassie; questa è una delle cose che mi piacciono di lei e mi piace soprattutto, paradossalmente, perché si tratta di una qualità che non è subito evidente: evasività elevata a livello di invisibilità. Ti dà l'impressione di essere aperta come un bambino, ed è vero, perché quello che vedi è effettivamente quello che ti becchi. Ma quello che non ti becchi è quello che vedi e non vedi, ed è il lato di Cassie che mi ha sempre intrigato. Anche dopo tutto quel tempo, sapevo che c'erano delle stanze dentro di lei di cui non avrei mai supposto l'esistenza e in cui, meno che mai, sarei potuto entrare. C'erano domande alle quali non rispondeva, argomenti che discuteva solo in astratto; se cercavo di incastrarla lei sgusciava via ridendo, con lo sguardo ironico, agile come una pattinatrice.
«Sei brava» concluse Sam. «Laurea o non laurea.»
Cassie sollevò un sopracciglio. «Aspetta di vedere se ho ragione prima di dirlo.»
«Perché l'ha tenuta un giorno intero?» chiesi. Questo aspetto continuava ad assillarmi a causa delle ovvie e orribili possibilità e per il fastidioso sospetto che, se per un qualche motivo non avesse dovuto disfarsene, avrebbe potuto tenersela più a lungo, forse per sempre; Katy sarebbe svanita nello stesso modo definitivo e silenzioso di Peter e Jamie.
«Se ho ragione sul resto, cioè sul fatto che si tenga a una certa distanza dal crimine, allora non è accaduto perché l'ha voluto lui. Se ne sarebbe sbarazzato anche prima, se l'è tenuta solo perché non aveva altra scelta.»
«Magari vive con altra gente e ha dovuto attendere che si togliessero dai piedi?»
«Sì… potrebbe essere. Ma, chissà, forse lo scavo non è stato una scelta casuale; magari doveva lasciarla lì, o forse era parte del grandioso piano che sta seguendo, oppure non dispone di un'auto e lo scavo era l'unico posto comodo. Questo collimerebbe con quanto ha dichiarato Mark, cioè che non ha visto passare un'auto, e significherebbe anche che il luogo dell'uccisione è nelle vicinanze, probabilmente in una delle case in fondo all'abitato. Magari ha cercato di abbandonare il cadavere il lunedì notte, ma c'era Mark nel bosco, col suo falò. L'assassino potrebbe averlo visto ed essersi spaventato. Ha dovuto nascondere Katy di nuovo e riprovarci la sera seguente.»
«Oppure il killer potrebbe essere proprio lui» dissi.
«Alibi per martedì sera.»
«Fornito da una ragazza che stravede per lui.»
«Mel non è la tipica scemetta che farebbe di tutto per il suo uomo. Ha una testa che funziona ed è abbastanza sveglia per rendersi conto che si tratta di una faccenda seria. Se Mark fosse saltato fuori dal letto nel bel mezzo dell'azione per farsi una lunga passeggiata, ce l'avrebbe detto.»
«Potrebbe avere un complice. Mel o qualcun altro.»
«E poi cosa? Hanno nascosto il corpo sulla collinetta erbosa?»
«Quale movente avrebbe avuto?» chiese Sam. Era rimasto a mangiare ciliegie e a guardarci con interesse.
«Che è matto come un cavallo» risposi. «Tu non l'hai sentito. È normalissimo per la maggior parte delle cose, abbastanza normale da rassicurare un bambino, Cass, ma fallo parlare del sito e comincia a blaterare di sacrilegio e adorazione… Il sito è minacciato dall'autostrada. Magari ha pensato che un bel sacrificio umano agli dei, proprio come ai bei tempi andati, li avrebbe fatti intervenire per salvarlo. Quando si tratta del sito, va fuori di testa.»
«Se saltasse fuori che è un sacrificio pagano» disse Sam, «non vorrei proprio essere io a dirlo a O'Kelly.»
«Io voto perché sia lui stesso a dirglielo: noi ci occuperemo di vendere i biglietti dello spettacolo.»
«Mark non è fuori di testa» sostenne Cassie con fermezza.
«Sì, invece.»
«No, non è matto. Il suo lavoro è il centro attorno al quale ruota tutta la sua vita. Questo non vuol dire essere matti.»
«Avresti dovuto vederli» continuai, rivolto a Sam. «Sembrava più un appuntamento che un interrogatorio. Maddox che annuiva, sbatteva gli occhioni, gli diceva che capiva esattamente quello che provava…»
«Ed è vero» mi interruppe Cassie. Lasciò gli appunti di Cooper, si tirò su e si mise sul futon. «E non sbattevo gli occhioni. Quando lo farò, te ne accorgerai, eccome se te ne accorgerai.»
«Quindi, preghi anche tu il Dio del Patrimonio storico?»
«No, scemo che non sei altro. Zitto e ascolta. Ho una teoria su Mark.» Cassie si tolse le scarpe, le scalciò via e ripiegò i piedi sotto il sedere.
«Oh, Dio» esclamai. «Sam, spero che tu non abbia fretta.»
«Ho sempre tempo per una teoria che funziona» rispose Sam. «Posso avere da bere, tanto per accompagnare la cosa, se abbiamo finito di lavorare?»
«Ottima mossa» gli dissi.
Cassie mi diede una spinta col piede. «Trova del whisky o quello che ti pare.» Le ributtai indietro il piede e mi alzai. «Okay» cominciò, «dobbiamo tutti credere in qualcosa, no?»
«Perché?» chiesi, in tono polemico. Trovavo la situazione al tempo stesso stimolante e un po' sconcertante. Io non sono religioso, e neppure Cassie, per quel che ne sapevo.
«Perché sì. È sempre stato così, in tutte le società del mondo non è mai mancata una qualche forma di credenza. Ma ora… quanta gente conosci che è cristiana, e non dico perché va in chiesa, intendo veramente cristiana, che cerca di fare le cose così come le avrebbe fatte Gesù Cristo? E non è che la gente possa aver fede nelle ideologie politiche. Il nostro governo non ce l'ha neanche, un'ideologia, per quel che vedo io…»
«Le bustarelle» dissi, da sopra la spalla. «Ecco un'ideologia.»
«Ehi» protestò Sam in tono mite.
«Scusa» dissi. «Non intendevo nessuno in particolare.» Annuì.
«Neanch'io, Sam» disse Cassie. «Volevo solo dire che non c'è una filosofia generale. Così la gente deve farsela, la propria fede.»
Trovai whisky, Coca, ghiaccio e tre bicchieri e portai il tutto in un solo viaggio sul tavolino da caffè. «Che intendi? Le nuove chiese? Tutti quegli yuppy new age che fanno sesso tantrico e applicano il feng shui ai loro SUV?»
«Anche loro, sì, ma pensavo soprattutto alla gente che tira fuori una religione da qualcosa di completamente diverso. Come il denaro. È la cosa più vicina all'ideologia che ha il governo, e non sto parlando di bustarelle, Sam. Oggi non è solo una sfortuna avere un lavoro pagato poco, l'hai notato? È una cosa da irresponsabili: non sei un buon membro della società, sei un essere davvero spregevole se non hai una casa grande e il macchinone.»
«Ma se chiedi l'aumento» mi intromisi, dando una gran botta allo stampo dei cubetti di ghiaccio, «sei il birbante che minaccia i margini di profitto del tuo datore di lavoro, dopo tutto quello che lui ha fatto per l'economia.»
«Esattamente. Se non sei ricco, sei un essere inferiore che non dovrebbe avere la pretesa di aspettarsi uno stipendio decente da noi, gente per bene.»
«Avanti, su» disse Sam. «Non credo che vada così male.»
Seguì un breve, educato silenzio durante il quale raccolsi i cubetti di ghiaccio che si erano sparpagliati sul tavolino. Sam è per natura un inguaribile ottimista, ma proviene anche dal tipo di famiglia che possiede case a Ballsbridge; le sue opinioni sulle questioni socio-economiche, per quanto rispettabili, non potevano essere considerate propriamente oggettive.