Chiesi mentalmente scusa a Damien: evidentemente non ci aveva detto solo quello che volevamo sentire, dopotutto. «Era vecchio? Giovane?»
«Come te.»
«Quando è successo?»
Le labbra di Jessica si aprirono, si mossero senza suono. «Eh?»
«Quando avete incontrato quest'uomo, tu e Katy? Solo alcuni giorni prima che Katy andasse via? O alcune settimane? O molto tempo fa?»
Stavo cercando di essere sensibile, ma lei ebbe un sussulto. «Katy non è andata via» disse. «Katy è stata uccisa.» I suoi occhi cominciavano a perdere lucentezza. Rosalind mi lanciò uno sguardo di rimprovero.
«Sì» dissi, nel modo più gentile possibile, «è vero. Quindi è molto importante che tu provi a ricordare quando hai visto quest'uomo, così possiamo scoprire se è stato lui che l'ha uccisa. Riesci a farlo?»
La bocca di Jessica accennò ad aprirsi. I suoi occhi erano irraggiungibili, perduti.
«Mi ha detto» aggiunse piano Rosalind, sopra la sua testa, «che è successo una settimana o due prima…» Deglutì. «Non è sicura del giorno esatto.»
Annuii. «Grazie, Jessica. Sei stata molto coraggiosa. Pensi che riusciresti a riconoscere quest'uomo se lo rivedessi?»
Niente, neppure un minimo accenno. La bustina di zucchero pendeva dalle sue dita contratte. «Penso che sia meglio se ce ne andiamo» concluse Rosalind, con lo sguardo preoccupato che passava da Jessica all'orologio.
Le guardai dalla finestra mentre camminavano lungo la strada: i piccoli passi decisi di Rosalind e i movimenti delicati del suo bacino, Jessica tirata per la mano. Osservai la testa piegata e i capelli setosi di Jessica e pensai a quelle vecchie storie del gemello che sta male e l'altro, lontano, che sente lo stesso dolore. Mi chiesi se c'era stato un momento simile, durante la divertente serata di ragazze dalla zia Vera, se Jessica avesse emesso un qualche lamento che non era stato notato. Mi chiesi se tutte le risposte che volevamo fossero chiuse, cifrate in un codice misterioso, negli strani e oscuri percorsi della sua mente.
"La persona giusta per questo caso" mi aveva detto Rosalind, e le parole mi risuonavano ancora in testa mentre la guardavo andare via. Ancora oggi mi chiedo se gli eventi che seguirono dimostrarono che aveva ragione o torto e quali criteri si potrebbero adottare per distinguere la differenza.
* Filastrocca rimata in inglese: "Ehi, amico mio, vieni a giocare, sali sul mio melo… il mio re è vestito di rosso e scommetto cinque scellini che ti ammazzerà". [N.d.T.]
6
La settimana seguente, passai praticamente ogni momento da sveglio alla ricerca del misterioso personaggio in tuta. Sette uomini dei dintorni di Knocknaree corrispondevano alla descrizione che avevamo: alto, grosso, sulla trentina, pelato o skinhead. Uno di loro aveva un piccolo precedente che risaliva a un'adolescenza un po' movimentata: possesso di hashish e atti osceni. Mi si fermò il cuore per un attimo quando lessi "atti osceni", ma risultò che avesse semplicemente orinato in una stradina laterale proprio mentre passava un giovane e zelante poliziotto. Altri due dichiararono che forse erano passati dalla zona residenziale di ritorno dal lavoro all'ora indicata da Damien, ma non ne erano certi.
Nessuno ammise di aver parlato con Katy. Tutti, chi più chi meno, avevano un alibi per la notte della sua morte. Nessuno aveva una figlia che danzava e che aveva una gamba rotta e nessuno aveva un movente, per quanto mi riuscì di scoprire. Recuperai delle foto e le mostrai a Damien e Jessica, ma entrambi le guardarono con la stessa espressione interrogativa e confusa, e solo Damien, alla fine, disse che secondo lui nessuno di loro era quello che aveva visto, mentre Jessica indicava titubante una foto diversa ogni volta che glielo chiedevo, per poi ricadere in uno stato catatonico. Mandai anche un paio di agenti per un porta-a-porta, a chiedere a tutti se avessero avuto un ospite che somigliasse alla descrizione: nulla.
Un paio di alibi erano inconsistenti. Un tipo diceva di essere stato online fin quasi alle tre di notte, in un forum di motociclisti, a discutere della manutenzione delle Kawasaki classiche. L'altro di essere stato a un appuntamento in centro, di aver perso il treno di mezzanotte e mezzo e di aver aspettato quello delle due da Supermac. Attaccai le loro foto alla lavagna ma più le guardavo più si faceva strada in me una sensazione, una percezione che mi turbava e che stavo cominciando ad associare a quel caso: che ci fosse un'altra volontà che si scontrava con la mia a ogni svolta, qualcosa di scaltro e ostinato, dotato di ragione propria.
Sam era l'unico che stava ottenendo qualche risultato. Era spesso fuori, a interrogare gente: componenti del Consiglio di Contea, disse, periti, agricoltori, membri di "Spostiamo l'autostrada". Durante le nostre cene si manteneva sul vago sulla direzione che stava prendendo il suo lato dell'indagine. «Ve lo mostrerò fra qualche giorno» diceva, «quando comincerà ad assumere un senso.» Una volta, di nascosto, sbirciai i suoi appunti, mentre era in bagno. Li aveva lasciati sulla scrivania: si trattava di diagrammi e appunti stenografati con piccoli schizzi ai margini, meticolosi quanto indecifrabili.
Poi, un mattino afoso, imbronciato, piovigginoso, mentre Cassie e io stavamo nuovamente ripassando i rapporti del porta-a-porta stilati dagli agenti nel caso in cui ci fossimo persi qualcosa, lui entrò con un rotolo di cartoncino, di quello pesante che i bambini usano a scuola per fare le decorazioni di San Valentino e di Natale. «Bene» esclamò. Estrasse dalla tasca il nastro adesivo e cominciò ad attaccare il cartoncino al muro, nel nostro angolo della sala operativa. «Ecco quello che ho fatto in tutto questo tempo.»
Era una grande mappa di Knocknaree magnificamente dettagliata con case, colline, il fiume, il bosco, il torrione, tutto disegnato a penna fine e inchiostro con la precisione fluente e delicata di un illustratore di libri per bambini. Doveva averci messo ore. Cassie lanciò un fischio.
«Grazie, grazie di cuore, signore e signori» attaccò Sam con una voce profonda alla Elvis e un sorrisone stampato in volto. Lasciammo i nostri rapporti e ci avvicinammo per dare un'occhiata. Gran parte della mappa era stata divisa in blocchi irregolari, ombreggiati con pastelli dai colori diversi: verde, blu, rosso, alcuni in giallo. Ogni blocco conteneva un insieme di misteriose abbreviazioni: Sd J. Downey-GII 11/97; dom. riq. ag-ind 8/98. Lanciai a Sam un'occhiata interrogativa.
«Ora vi spiego.» Strappò con i denti un altro pezzo di nastro adesivo per attaccare l'ultimo angolo del cartoncino al muro. Cassie e io ci sedemmo sul bordo del tavolo, da dove eravamo abbastanza vicini per vedere i dettagli.
«Okay. Vedete qui?» Sam indicò due linee tratteggiate parallele che correvano, curve, attraverso la mappa passando per il bosco e gli scavi archeologici. «È dove passerà l'autostrada. Il governo ha annunciato il progetto nel marzo del 2000 e l'anno seguente ha acquistato il terreno dagli agricoltori locali, con apposito ordine di esproprio. Fin qui nulla di strano.»
«Be'» commentò Cassie, «dipende dal punto di vista.»
«Sst» la zittii. «Guarda le figure e taci.»
«Su, dai, lo sapete cosa voglio dire» disse Sam. «Niente che non ci si potrebbe aspettare. Diventa interessante quando si passa al terreno attorno all'autostrada. Anche quello era tutto terreno agricolo fino alla fine del 1995. Poi, non di colpo ma un po' alla volta, nei quattro anni successivi cominciarono a comprarlo e a riqualificarlo, facendolo cioè passare da terreno agricolo a terreno industriale e, quindi, edificabile.»
«Sono stati chiaroveggenti quelli che sapevano dove sarebbe passata l'autostrada cinque anni prima che ne fosse annunciata la costruzione» commentai.
«In realtà neanche questo è strano» obiettò Sam. «C'erano voci su un'autostrada che sarebbe arrivata a Dublino da sudovest – ho trovato articoli di giornale – con inizio dei lavori nel 1994, al momento dell'avvio della Tigre Celtica. Ho parlato con un paio di geometri e hanno detto che quello era il percorso più ovvio, a causa della topografia, degli insediamenti umani e di molte altre cose. Non ho capito tutto, ma è quanto mi hanno riferito. Non c'è ragione per cui gli operatori immobiliari non avrebbero potuto fare la stessa considerazione: magari hanno sentito le voci sull'autostrada e hanno assunto dei periti per spiegargli dove sarebbe stato meglio farla passare.»