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«La sua camera da letto è ancora come l'aveva lasciata» disse Alicia. «Nel caso… so che è una cosa sciocca, è ovvio, ma se tornasse non vorrei che pensasse… Volete vederla? Potrebbe esserci… gli altri detective potrebbero non aver notato qualcosa…»

La camera da letto fu come uno schiaffo in pieno viso: pareti bianche con poster di cavalli, tendine gialle che si muovevano al vento, un acchiappasogni sopra al letto. Ne avevo avuto abbastanza. «Io vado ad aspettarti in macchina» dissi, e Cassie mi lanciò una rapida occhiata. «Grazie per il suo tempo, signora Rowan.»

In macchina, appoggiai la testa sul volante fino a quando l'offuscamento non si dileguò. Rialzai lo sguardo, vidi un fluttuare di giallo ed ebbi una scarica di adrenalina quando una testa biondo platino si mosse fra le tende. Ma si trattava semplicemente di Alicia Rowan che orientava il piccolo vaso di fiori sul davanzale verso l'ultima luce grigia del pomeriggio.

«La camera da letto è un po' spettrale» commentò Cassie quando ci fummo lasciati l'abitato alle spalle e ci inoltrammo per stradine secondarie piene di curve. «Il pigiama sul letto e un vecchio libro aperto sul pavimento. Niente che mi abbia dato alcuna idea. Eri tu quello nella foto sul caminetto?»

«Immagino di sì» risposi. Continuavo a sentire l'inferno dentro e non avevo alcuna voglia di mettermi ad analizzare i soprammobili di Alicia Rowan.

«Quello che ci ha detto su Jamie, che un giorno era arrivata a casa molto turbata… Ricordi di cosa si trattava?»

«Cassie» le dissi, «ne abbiamo già parlato. E te lo ripeto: non ricordo un beneamato cazzo. Per quello che mi riguarda, la mia vita è iniziata a dodici anni e mezzo, su un traghetto in viaggio per l'Inghilterra, okay?»

«Cristo, Ryan. Era solo una domanda.»

«E ora sai la risposta» ribattei, scalando una marcia. Cassie fece un gesto con le mani che voleva dire "lasciamo perdere", accese la radio a tutto volume e mi lasciò stare.

Dopo qualche chilometro, staccai una mano dal volante e le arruffai i capelli.

«Vaffanculo, stronzo» disse lei, senza rancore.

Feci un gran sorriso, sollevato, e le tirai un ricciolo. Mi diede una pacca sulla mano. «Senti, Cass» cominciai, «devo chiederti una cosa.»

Mi guardò con sospetto.

«Secondo te, i due casi sono collegati o no? Se proprio dovessi tirare a indovinare.»

Cassie ci pensò per un bel po', guardando fuori dal finestrino i cespugli, il cielo grigio e le nuvole che si muovevano velocemente. «Non lo so, Rob» rispose alla fine. «Ci sono cose che non combaciano. Katy è stata lasciata dove poteva essere trovata subito, mentre… questa è la differenza più grande, dal punto di vista psicologico. Ma potrebbe esserci una spiegazione, magari il nostro uomo si sentiva perseguitato dal senso di colpa da allora e ha pensato che questa volta lo avrebbe sentito meno se avesse fatto in modo che la famiglia riavesse il corpo. E Sam ha ragione: quante sono le probabilità che ci siano due diversi assassini di bambini nello stesso posto? Se dovessi scommetterci dei soldi… davvero non lo so.»

Frenai di botto, e credo anche che urlammo tutti e due. Qualcosa aveva attraversato la strada sfrecciando davanti a noi – qualcosa di basso e scuro, con l'andatura sinuosa di una donnola o di un ermellino, troppo grande però per essere uno di quegli animali – ed era scomparso tra i folti cespugli dall'altra parte della strada.

Fummo proiettati in avanti; se devo essere sincero, stavo guidando troppo velocemente per una stradina secondaria a doppio senso e a carreggiata singola. Cassie però è una fanatica delle cinture di sicurezza, quelle cinture che avrebbero potuto salvare la vita ai suoi genitori, e anch'io le avevo allacciate. La macchina si fermò di traverso, in mezzo alla strada, con una ruota a pochi centimetri dal fosso. Cassie e io non ci muovemmo, ancora storditi. Alla radio una band di ragazze continuava a ululare con una gioia insensata.

«Rob?» mormorò Cassie, dopo un po', col fiato mozzo. «Stai bene?»

Non riuscivo a staccare le mani dal volante. «Che cazzo era?»

«Cosa?» Cassie aveva gli occhi spaventati.

«Quell'animale» dissi. «Che cos'era?»

Cassie mi stava guardando con qualcosa di nuovo negli occhi, qualcosa che mi spaventò quasi quanto la creatura. «Non ho visto nessun animale.»

«Ci ha attraversato la strada. Devi essertelo perso perché stavi guardando fuori dal finestrino.»

«Sì» fece lei, dopo quello che sembrò un tempo lunghissimo. «Sì, immagino di sì. Magari una volpe…»

Sam aveva trovato il suo giornalista in poche ore: Michael Kiely, sessantadue anni, quasi in pensione dopo una carriera di moderato successo. Aveva raggiunto l'apice alla fine degli anni Ottanta, quando aveva scoperto che un ministro del governo aveva nove membri della sua famiglia sul libro paga come "consulenti", ma poi non era mai più riuscito a eguagliarsi. Nel 2000, quando ne erano stati annunciati i progetti, Kiely aveva scritto un articolo pieno di sarcasmo nel quale sosteneva che l'autostrada aveva già raggiunto un primo obiettivo: quella mattina, in Irlanda c'erano molti operatori immobiliari felici come pasque. A parte una lettera piena di retorica e lunga due colonne del ministro per l'Ambiente, che spiegava come l'autostrada avrebbe reso tutto perfetto per sempre, non c'era stato alcun seguito.

Ma c'erano voluti alcuni giorni prima che Sam riuscisse a persuadere Kiely a incontrarlo. Non appena aveva menzionato Knocknaree, Kiely aveva urlato: «Pensi che sia uno stupido, ragazzo?» e aveva riattaccato. Alla fine, Sam era riuscito a tenerlo al telefono abbastanza a lungo per spiegargli cosa stava cercando e perché. Kiely si era fatto mandare via fax il suo documento di riconoscimento e poi aveva richiamato una scocciatissima Bernadette per avere conferma che il detective Samuel O'Neill esistesse davvero e per chiederle che aspetto avesse. E anche allora si era rifiutato di farsi vedere con Sam in città. Si era fatto raggiungere in un pub di infimo ordine dalle parti di Phoenix Park. «Qui è più sicuro, ragazzo, molto più sicuro.» Era così paranoico che Sam non era riuscito neanche a capire di cosa o di chi avesse paura. «Sembra una storia alla Elmore Leonard» commentai quando Sam ce lo raccontò a cena.

«Già» fece Cassie, passando a Sam il pane all'aglio. «E come te la sei cavata?»

Kiely aveva un naso a becco d'uccello e una folta zazzera di capelli bianchi («Ha l'aria di un poeta»). Sam gli aveva offerto un Bailey e brandy («Buon Dio» esclamai; «Oho» fu il commento di Cassie mentre lanciava un'occhiata meditabonda al suo ripiano degli alcolici) e aveva tentato di portarlo sull'argomento autostrada, ma Kiely si era rinchiuso in sé e aveva sollevato una mano con occhi visibilmente sofferenti. «La voce, ragazzo, abbassa la voce… Oh, c'è qualcosa sotto, non c'è dubbio. Qualcuno – niente nomi – mi ordinò fin dall'inizio di tenermi fuori dalla storia. Ragioni legali, dissero, niente prove… assurdo. Baggianate. Era solo velenoso interesse personale. Questa città, ragazzo… questa vecchia città ha la memoria molto lunga.»

E aveva cominciato a parlare del libro che aveva tentato di far pubblicare senza successo da diversi editori. «Be', qualcuno doveva averli messi sul chi vive, ovviamente. Non è difficile indovinare chi. Non credo di esagerare quando dico che trasformerà il panorama della politica irlandese… è un'immagine ironica, quando si considera il contesto, no? "Fiuto per la verità" lo chiamerò.»

Sam si era mostrato interessato alle tribolazioni del volume e al secondo giro Kiely si era un po' rilassato ed era diventato di umore più malleabile. «Si potrebbe sostenere» aveva detto a Sam, sporgendosi in avanti sulla sedia e facendo ampi gesti, «si potrebbe sostenere che quel posto ha portato male fin da subito. Tanta retorica iniziale sul nuovo centro urbano che sarebbe sorto e poi, dopo alcuni anni, dopo che avevano venduto fino all'ultima casa della zona residenziale, andò tutto a monte. Dissero che il budget non avrebbe permesso nessun altro tipo di ampliamento. Si potrebbe sostenere, ragazzo, che l'unico scopo di quella retorica fosse quello di assicurarsi la vendita delle case a un prezzo di parecchio superiore a quello che ci si potrebbe aspettare per un insediamento che si trova in mezzo al nulla. Non lo sostengo, ovviamente, perché non ho prove.»