Выбрать главу

Poi ci rivolse la parola. «Desiderate?» La voce era più profonda e con qualche asprezza, ma riconobbi il tono dolce e sospirato. "Allora, chi di loro è il tuo ragazzo?", un'unghia lucente che si spostava da me a Peter, mentre Jamie scuoteva la testa ed esclamava: "Bleah!". Sandra aveva riso, con i piedi che scalciavano contro il muro: "Cambierai idea molto presto!".

«Signora Sandra Scully?» domandai. Annuì con diffidenza. Aveva capito che eravamo poliziotti molto prima che mostrassimo il distintivo ed era sulla difensiva. In casa, un bambino stava urlando e sbatteva qualcosa di metallico. «Sono il detective Ryan, e lei è il detective Maddox. La mia collega vorrebbe parlarle per qualche minuto.»

Sentii Cassie muoversi quasi impercettibilmente accanto a me. Aveva capito che l'avevo riconosciuta. Se avessi avuto qualche dubbio, avrei detto "vorremmo" e saremmo andati avanti tutti e due con le domande di routine su Katy Devlin fino a quando non ne avessi avuto la certezza. Ma non era il caso, e Sandra forse sarebbe riuscita a parlare meglio senza un uomo presente.

Sandra indurì la mascella. «Si tratta di Declan? Potete dire a quella vecchia strega che gli ho requisito lo stereo dopo l'ultima volta, quindi se sente qualcosa si tratta sicuramente di voci nella sua testa.»

«No, no, no» rispose prontamente Cassie. «Niente del genere. Stiamo lavorando su un vecchio caso e abbiamo pensato che forse ricordava qualche particolare che poteva esserci d'aiuto. Posso entrare?»

Sandra fissò Cassie per un momento, poi si strinse nelle spalle con un'espressione di sconfitta. «Ho scelta?» Si fece da parte e aprì un po' di più la porta. Sentii l'odore di qualcosa che stava friggendo.

«Grazie. Cercherò di non portarle via troppo tempo.» Mentre entrava in casa, Cassie si voltò a guardarmi e mi fece l'occhiolino per rassicurarmi. Poi la porta si chiuse alle sue spalle.

Rimase dentro per molto tempo. Seduto in macchina, fumai ininterrottamente fino a esaurire le sigarette, mi mangiai le unghie, tamburellai Eine Kleine Nachtmusik sul volante e tolsi la sporcizia dal cruscotto con la chiave della macchina. Avrei dato chissà cosa perché Cassie avesse avuto un microfono, o qualcosa del genere, per il caso in cui fosse stata necessaria la mia presenza là dentro. Non che non mi fidassi, ma non c'era stata lei, quel giorno, con Sandra, e Sandra sembrava essersi indurita con gli anni. Non ero certo che Cassie sapesse cosa domandarle esattamente. Avevo abbassato i finestrini e sentivo il bambino che urlava ancora e sbatteva l'oggetto di metallo; la voce alterata di Sandra, il rumore di uno schiaffo; lo strepito del bambino, più per l'oltraggio che per il dolore. Ricordavo i piccoli denti bianchi di Sandra quando rideva, l'incavo in ombra e misterioso nella V del suo top.

Dopo quelle che mi sembrarono ore, sentii la porta chiudersi e vidi Cassie arrivare con l'andatura decisa lungo il vialetto d'accesso. Salì in macchina e lasciò andare rumorosamente il fiato. «Be'… ci hai preso. Le ci è voluto un po' per iniziare, ma poi…»

Il cuore mi batteva forte, non so se per il trionfo o per il panico. Non riuscivo a capirlo. «Cos'ha detto?»

Cassie aveva già tirato fuori le sigarette e stava cercando l'accendino. «Parti e svolta al primo angolo. Ha detto che non le piace la macchina qua fuori, che sembra della polizia e che i vicini poi sparleranno.»

Uscii dalla zona residenziale e parcheggiai nella piazzola di sosta di fronte allo scavo archeologico. «Allora?» chiesi, dopo averle scroccato una sigaretta e aver trovato un accendino.

«Sai cosa ha detto?» Cassie abbassò con violenza il vetro del finestrino e soffiò fuori il fumo. Mi accorsi d'un tratto che era furibonda, scossa. «Ha detto: "Non sono stata violentata, me lo hanno solo fatto fare". Lo ha detto tipo tre volte. Grazie a Dio, i suoi figli hanno solo quindici e quattro anni, troppo piccoli per essere…»

«Cass» la interruppi con il tono più calmo che mi riuscì. «Dall'inizio, se non ti dispiace?»

«L'inizio è che ha cominciato a uscire con Cathal Mills a sedici anni e lui ne aveva diciannove. Era considerato un gran figo, Dio solo sa perché, e Sandra era pazza di lui. Jonathan Devlin e Shane Waters erano i suoi migliori amici. Nessuno di loro aveva una ragazza, a Jonathan piaceva Sandra, a Sandra piaceva lui, e un bel giorno, dopo quasi sei mesi di "rapporto" con Cathal, questi le disse che Jonathan voleva, parole testuali, "farsela" e che secondo lui era una bella idea. Come se stesse offrendo ai suoi amici un sorso di birra o roba del genere. Dio, erano gli anni Ottanta e non avevano neanche i preservativi…»

«Cass…»

Lanciò l'accendino fuori dal finestrino mirando a un albero. Cassie ha un buon braccio: l'accendino centrò il tronco e cadde nella vegetazione. L'avevo già vista arrabbiata – le dico sempre che è colpa del nonno francese, che si tratta della tipica mancanza di controllo tutta mediterranea – e sapevo che, dopo essersela presa con l'albero, si sarebbe calmata. Aspettai. Si riappoggiò allo schienale, tirò una boccata dalla sigaretta e, passato qualche istante, mi sorrise, imbarazzata.

«Mi devi un accendino, diva» scherzai. «Allora, mi racconti tutta la storia?»

«E tu mi devi ancora il regalo di Natale dell'anno scorso. Comunque, per Sandra non fu un grosso problema scoparsi Jonathan. Accadde una volta o due, con entrambi che ne rimanevano un po' imbarazzati, dopo, e tutto filava liscio…»

«Questo quando?»

«All'inizio di quell'estate, nel giugno dell'84. Subito dopo Sandra, Jonathan cominciò a uscire con una ragazza – forse Claire Gallagher – e Sandra ha il sospetto che restituì il favore a Cathal, con il quale ebbe una grossa lite proprio per questo motivo. Sandra ci rimase così male che alla fine decise di dimenticare tutto.»

«Cristo» esclamai. «Ma dove vivevo? Nel Jerry Springer Show? Il programma per giovani scambisti?» A pochi metri e a qualche anno di distanza, io, Jamie e Peter giocavamo a freccette contro il terribile Jack Russell Carmichael. Tutte quelle dimensioni parallele all'interno di un'innocua e piccola zona residenziale. Tutti quei mondi a sé ordinati nello stesso spazio. Pensai agli oscuri strati sotterranei dell'archeologia, alla volpe fuori dalla finestra che chiamava a gran voce una città che a malapena coincideva con la mia.

«Poi però» continuò Cassie, «Shane scoprì cosa stava succedendo e pretese la sua parte. Ovviamente, a Cathal andava bene, a Sandra no. Shane non le piaceva, lo ha chiamato "segaiolo brufoloso". Ho avuto l'impressione che fosse un po' un reietto, che gli altri due stessero con lui per abitudine, perché erano amici fin da piccoli. Cathal insisteva per convincerla – voglio dare un'occhiata alla storia di Cathal su Internet, ricordamelo – e lei continuava a dire che ci avrebbe pensato. Alla fine, la trascinarono nel bosco e, mentre Cathal e il nostro caro Jonathan la tenevano, Shane la violentò. Non è sicura della data esatta, ma sa che aveva dei lividi ai polsi che temeva non le passassero prima di tornare a scuola. Quindi dev'essere stato più o meno in agosto.»

«Ci vide?» chiesi, mantenendo un tono calmo. Che quella storia cominciasse a combaciare con la mia mi disorientava ma era anche tremendamente eccitante.

Cassie mi guardò. Il suo volto non lasciava trasparire nulla ma sapevo che voleva assicurarsi che stessi bene. Cercai di sembrare a mio agio. «Non proprio. Era… be', sai lo stato in cui era. Ma ricorda di aver sentito qualcuno nella boscaglia e poi i ragazzi mettersi a urlare. Jonathan vi ha rincorso e quando è tornato indietro ha detto qualcosa tipo "maledetti mocciosi".»

Scosse la cenere fuori dal finestrino. Dalla sua postura capii che non aveva finito. Sull'altro lato della strada, Mark, Mel e altri due stavano facendo qualcosa con delle aste e un metro giallo. Si gridarono qualcosa l'un l'altro. Mel rise con la sua voce cristallina e gridò di rimando: «Ti piacerebbe!».