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Andrews non mi era piaciuto fin da prima di conoscerne il nome, e non vidi nulla che potesse farmi cambiare opinione. Non molto alto, stava perdendo i capelli ed era rubicondo e robusto. Aveva una grossa pancia e si notava un leggero strabismo a un occhio, ma se molti uomini avrebbero cercato di nascondere quei difetti, lui li usava come armi: si portava in giro la pancia prominente come se fosse stata uno status symbol, come se il messaggio da cogliere dovesse essere: "Niente Guinness da poco, qui, bellezza, questa l'ho costruita con ristoranti dove tu non potresti permetterti di andare neanche fra cent'anni", e tutte le volte che Sam si distraeva e si guardava dietro le spalle per scoprire cosa stesse osservando l'occhio strabico del suo ospite, la bocca di Andrews si torceva in un piccolo ghigno di cattiveria e di trionfo.

L'unica cosa interessante che lo riguardava era, sorprendentemente, il bel completo che indossava. Se avessi dovuto immaginarlo, mi sarei aspettato un abito firmato, con la griffe ben in vista, ma che gli cadeva male addosso. Il vestito che portava, invece, era stato cucito a mano e il tessuto era di una morbida lana grigia con una lieve sfumatura di verde. Sotto, indossava una camicia color avorio con un leggero rigato color salvia. Non so bene perché, ma quella piccola incongruità mi spinse a pormi delle domande, a dire il vero per la prima volta, sulla linea d'indagine di Sam. Mi domandai se Andrews potesse essere più subdolo e pericoloso di quanto gli dessi credito.

Si era fatto accompagnare dal suo legale, naturalmente, e rispondeva a una domanda su dieci. Sam era riuscito, lavorando con accanimento su una pila di documenti da far girare la testa, a dimostrare che era proprietario di grossi appezzamenti di terreno a Knocknaree. Solo a quel punto Andrews aveva smesso di negare di avere anche mai sentito nominare quel luogo. Ma non c'era modo di fargli aprire bocca sulla sua situazione finanziaria, anzi diede a Sam una pacca sulle spalle e gli disse affabilmente: «Se avessi uno stipendio da poliziotto, Sam, ragazzo mio, sarei più preoccupato delle mie finanze che di quelle di chiunque altro» mentre l'avvocato mormorava con tono spento: «Il mio cliente non può rivelare informazioni su questo argomento» e tutti e due si mostravano profondamente scioccati nell'udire delle telefonate minatorie. Mi agitavo e controllavo l'orologio ogni trenta secondi. Cassie era appoggiata al vetro e mangiava una mela, offrendomene di tanto in tanto un morso, sovrappensiero.

Andrews però aveva un alibi per la notte in cui era morta Katy, e dopo una bella quantità di risentita retorica acconsentì a fornirlo. Aveva passato la serata a giocare a poker a Killiney con alcuni dei "ragazzi" e quando avevano finito, intorno a mezzanotte, aveva deciso di non tornare a casa in auto. «I poliziotti non sono più comprensivi come una volta» aggiunse, facendo un occhiolino a Sam. Così era rimasto a dormire nella stanza degli ospiti. Fornì i nomi e i numeri di telefono dei "ragazzi" perché Sam potesse avere conferma della situazione.

«Allora è fantastico» concluse Sam. «Dovremo solo confrontare le voci per poterla eliminare come autore delle telefonate.»

Un'espressione ferita si materializzò sul volto tozzo di Andrews. «Sono certo che si renderà conto, caro Sam, di non potersi aspettare da me più di quanto abbia già fatto» rispose, «dopo il modo in cui sono stato trattato.» Cassie cominciò a ridacchiare.

«Mi dispiace che si senta così, signor Andrews» disse Sam in tono severo. «Può dirmi quali aspetti del trattamento che le abbiamo riservato hanno rappresentato un problema, per l'esattezza?»

«Mi avete trascinato qui, facendomi perdere gran parte di una giornata di lavoro, Sam, e mi avete trattato come un sospettato» rispose Andrews, la voce che gli si gonfiava e vibrava a causa dell'ingiustizia subita. Anch'io cominciai a ridere. «Ora, so bene che siete abituati ad avere a che fare con gente da poco che non ha niente di meglio da fare, ma deve capire cosa significa tutto questo per un uomo della mia posizione. Sto perdendo opportunità d'oro perché sono qui ad aiutarvi, potrei avere già rinunciato a qualche migliaio di euro e adesso pretende anche che stia qui a fare non so cosa con la voce per un uomo di cui non ho mai neanche sentito parlare?» Sam aveva ragione: aveva una vocetta stridula da tenore.

«Nessun problema, questo lo risolviamo» disse Sam. «Non è necessario farlo adesso il confronto vocale. Se le aggrada, può tornare questa sera o domattina, in ore per lei non lavorative. Organizzo io. Le può andare bene?»

Andrews sporse le labbra. L'avvocato, un tipo neutro per natura, non mi ricordo neanche che faccia avesse, sollevò un dito esitante e chiese di poter conferire per qualche istante con il suo cliente. Sam spense la videocamera e venne a unirsi a noi nella sala d'osservazione. Si allentò la cravatta.

«Ciao» ci salutò. «Bella vista, eh?»

«Avvincente» risposi. «Dev'essere anche più divertente da dentro.»

«Non ti dico. Una risata al minuto. Cristo, avete visto quel maledetto occhio? Mi ci è voluto parecchio prima di capire perché all'inizio pensavo che non riuscisse a mantenere l'attenzione per più di…»

«Il tuo sospettato è più divertente del nostro» si intromise Cassie. «Quello che ci ritroviamo noi non ha neanche un tic o roba del genere.»

«A proposito» dissi, «non programmare il confronto vocale per questa sera. Devlin ha già un altro appuntamento, e dopo, se siamo fortunati, potrebbe non essere dell'umore per fare altro.» Se fossimo stati veramente fortunati, avremmo potuto chiudere il caso, entrambi i casi, quella sera stessa senza che Andrews dovesse fare altro, ma non ne accennai. Al solo pensiero, mi si stringeva la gola.

«Oddio, giusto» disse Sam. «L'avevo dimenticato, scusate. Ma abbiamo messo un bel po' di carne al fuoco, no? Due sospetti in un giorno.»

«Siamo forti, cazzo» commentò Cassie. «Un bel cinque per Andrews!» Incrociò gli occhi e partì con la mano per incontrare quella di Sam. La mancò. Eravamo tutti su di giri.

«Se qualcuno ti colpisce dietro la testa, rimani bloccato così» disse Sam. «È quello che è successo a Andrews.»

«E tu dagli un'altra botta e vedi di sbloccarlo» fece Cassie.

«Santo cielo, ma sei politicamente scorretta!» dissi. «Finisce che ti denuncio alla Commissione nazionale per i diritti degli strabici stronzi.»

«Senti chi parla. Sei un uomo bianco etero e quindi politicamente scorretto per definizione. Dovresti cedermi parte del tuo potere, non punzecchiarmi.»

«Non sono certo che il mondo sia pronto per una Cassie Maddox con più potere di così» la presi in giro.

«Non mi sta dicendo un cazzo di niente» ci interruppe Sam. «Ma va bene lo stesso. Non mi aspettavo granché da lui, oggi. Voglio solo innervosirlo un po' e che accetti di fare il confronto vocale. Una volta ottenuta un'identificazione, potremo metterlo un po' sotto pressione.»

«Aspettate un momento. Ma cos'è… sbronzo?» chiese Cassie. Si sporse fino ad appannare col respiro il vetro per osservare Andrews che gesticolava e bisbigliava furiosamente all'orecchio del suo avvocato.

Sam fece un largo sorriso. «Occhio di lince. Non credo sia proprio ubriaco, non abbastanza purtroppo da diventare ciarliero… ma in effetti emana odore di alcol, quando gli si va vicino. Se è bastato il pensiero di venire qui a scombussolarlo a tal punto da farsi un cicchetto, vuol dire che ha qualcosa da nascondere. Magari sono solo le telefonate, ma…»

Il legale di Andrews si alzò, si sfregò le mani lungo i lati dei pantaloni e fece nervosamente segno verso il vetro. «Secondo round» disse Sam mentre già cercava di rimettersi a posto il nodo della cravatta. «Ci vediamo dopo, ragazzi. Buona fortuna.»

Cassie mirò al cestino nell'angolo e lanciò il torsolo della mela. Lo mancò. «Tiro in sospensione di Andrews» commentò Sam, e si diresse verso l'uscita con un bel sorriso stampato in faccia.

Lo lasciammo al suo lavoro e uscimmo per fumarci una sigaretta. Forse sarebbe passato un po' di tempo prima che ne avessimo di nuovo la possibilità. C'è un ponticello sopraelevato che attraversa uno dei sentieri che entra nel giardino. Ci sedemmo lì, con la schiena appoggiata alla balaustra. La zona intorno al Castello aveva una colorazione dorata e nostalgica nella luce obliqua del tardo pomeriggio. Turisti in pantaloncini corti e con gli zaini si fermavano a osservare incuriositi le merlature. Uno di loro, non so per quale motivo, scattò una foto anche a noi. Un paio di bambini giocavano ai supereroi, con le braccia aperte, nell'intrico di sentieri del giardino.