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«Sì. Ne parlano tutti. Credo che non sentirò la sua mancanza. Mi è sempre sembrata poco comprensiva nei confronti di Marlene.»

«Anche tu sei stata poco comprensiva con Marlene, a volte. Comunque, è una vera fortuna per Ranay. Quando si è resa conto che il cosiddetto Morbo di Eritro non era un campo di studio proficuo, il suo lavoro qui è andato in fumo, ma sulla Terra potrà introdurre la tecnica avanzata di analisi cerebrale, e avrà grandi soddisfazioni professionali.»

«Bene. Buon per lei.»

«Ma Wu tornerà. Un tipo molto acuto. È stato il suo cervello a partorire l’idea giusta. Sai, sono sicuro che quando tornerà per lavorare all’Effetto Repulsivo, il suo vero desiderio sarà di rimanere su Eritro. L’organismo di Eritro lo ha scelto, come ha scelto Marlene. E sai qual è la cosa ancor più strana? Credo che abbia scelto anche Leverett.»

«Secondo te, che sistema usa?»

«Intendi dire, perché ha scelto Wu e non Crile? Perché ha scelto Leverett e non me?»

«Be’, mi rendo conto che Wu dev’essere un uomo molto più brillante di Crile… ma, Siever, tu sei decisamente migliore di Leverett. Sia chiaro, meglio così… non voglio perderti.»

«Grazie. Suppongo che l’organismo di Eritro segua un criterio proprio, e penso addirittura di avere una vaga idea in proposito.»

«Davvero?»

«Sì. Quando la mia mente è stata sondata, tramite Marlene l’organismo di Eritro è entrato in noi. Ho intravisto di sfuggita i suoi pensieri, immagino. Non consapevolmente, certo, però quando il contatto è finito mi sembrava di sapere delle cose che prima non sapevo. Grazie alla sua strana capacità Marlene è in grado di comunicare con l’organismo e inoltre consente all’organismo di usare il suo cervello per sondare gli altri cervelli, ma penso che questo sia solo un vantaggio pratico. Secondo me, l’ha scelta per qualcosa di molto più insolito.»

«Sarebbe?»

«Immagina di essere un pezzo di spago, Eugenia. Cosa proveresti se all’improvviso, inaspettatamente, vedessi un pizzo? Immagina di essere un cerchio. Cosa proveresti se incontrassi una sfera arabescata? Eritro conosceva soltanto un tipo di mente… la propria. È una mente immensa, enorme, ma molto, molto pedestre. È quello che è solo perché è composta di trilioni di trilioni di unità cellulari, tutte collegate in modo irregolare, vago.

"Poi Eritro si è imbattuto nelle menti umane, in cui le unità cellulari erano relativamente poco numerose, ma in cui c’era una quantità incredibile di interconnessioni… una complessità incredibile. Un pizzo, invece di uno spago. Eritro deve essere rimasto confuso, stordito, di fronte a tanta bellezza. E probabilmente, per Eritro, la mente di Marlene era la più bella di tutte. Ecco perché ha scelto lei, l’ha presa subito. Non ti comporteresti così anche tu, se avessi la possibilità di entrare in possesso di un Rembrandt o di un Van Gogh? Ecco perché l’ha protetta con tanta avidità. Non proteggeresti anche tu una grande opera d’arte? Eppure Eritro ha messo a repentaglio Marlene per il bene della Terra. È stata un’esperienza dura per Marlene, ma è stato un gesto molto nobile da parte dell’organismo… Comunque, ecco cos’è per me l’organismo di Eritro… Lo considero un intenditore d’arte, un collezionista di belle menti.»

Eugenia rise. «Dunque, Wu e Leverett devono avere delle menti molto belle.»

«Probabilmente sì, per Eritro. E continuerà la collezione quando arriveranno degli scienziati dalla Terra. Alla fine raccoglierà un gruppo di esseri umani completamente diversi dalla media, gente fuori del comune. Il gruppo di Eritro. Forse li aiuterà a trovare una nuova casa nello spazio, e alla fine forse la Galassia avrà due tipi di mondi… i mondi dei terrestri, e i mondi di pionieri più efficienti, i veri Spaziali. Chissà che situazione si creerebbe. Sicuramente il futuro sarebbe in mano loro. Un po’ mi dispiace.»

«Non pensarci» si affrettò a dire Eugenia. «Lascia che sia la gente del futuro a occuparsi del futuro. Adesso, tu ed io siamo esseri umani che si giudicano in base a modelli umani.»

Genarr sorrise felice, e il suo viso non propriamente bello ma simpatico si illuminò. «Sono contento che sia così, perché trovo che la tua mente sia bellissima, e forse tu trovi che la mia sia altrettanto bella.»

«Oh, Siever, l’ho sempre trovata bellissima. Sempre.»

Il sorriso di Genarr si spense un po’. «Ma ci sono altri tipi di bellezza, lo so.»

«Per me, no, non più. Hai tutti i tipi di bellezza… Siever, abbiamo perso la mattinata, ma c’è ancora il pomeriggio…»

«In tal caso, che altro posso desiderare, Eugenia? Se abbiamo perso la mattinata, poco male… l’importante è avere il pomeriggio tutto per noi.»

Le loro mani si toccarono.

Epilogo

Di nuovo, Janus Pitt sedeva in solitudine.

La nana rossa non era più uno strumento di morte. Era soltanto una nana rossa destinata a essere spinta da parte da un’umanità ancor più arrogante, sempre più potente.

Ma la nemesis esisteva ancora, anche se non era più una stella.

Per miliardi di anni, la vita sulla Terra era rimasta isolata, compiendo il proprio esperimento separato, con alti e bassi, fiorendo ed estinguendosi in parte. Forse c’erano altri mondi su cui esisteva la vita, ognuno isolato per miliardi di anni.

Tutti esperimenti… tutti, o quasi tutti, insuccessi a lungo andare. Uno, due successi, forse, a giustificare tutto il resto.

Questo, però, solo se l’Universo fosse stato abbastanza grande da isolare tutti gli esperimenti. Se fosse rimasto isolato come lo erano stati la Terra e il Sistema Solare, forse Rotor, la loro Arca, sarebbe stato un esperimento riuscito.

Ma adesso…

Pitt serrò i pugni, furioso… e disperato. Perché sapeva che l’umanità sarebbe passata di stella in stella con la stessa facilità con cui era passata da un continente all’altro, e ancor prima da una regione all’altra. Fine dell’isolamento, fine degli esperimenti autonomi. Il suo grande esperimento era stato scoperto, e rovinato.

La stessa anarchia, la stessa degenerazione, lo stesso modo di pensare avventato e miope, le stesse disparita culturali e sociali, avrebbero continuato a prevalere… a livello galattico!

Cosa ci sarebbe stato adesso? Imperi galattici? Tutti i peccati e le follie di un mondo estesi a milioni di mondi? Tutte le avversità le difficoltà orribilmente ingrandite?

Chi sarebbe riuscito a capire una galassia, dal momento che nessuno era mai riuscito a capire nemmeno un mondo? Chi avrebbe imparato a interpretare le tendenze e a prevedere il futuro in una galassia brulicante di umanità?

La Nemesis era proprio arrivata.

FINE