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«Quale?»

«L’idea era di uno psicologo, e io l’ho comunicata a Pitt. Secondo lo psicologo, le persone che hanno contratto la malattia erano più ricche di immaginazione rispetto agli altri, più fuori del comune, mentalmente parlando. Più intelligenti, più creative, più insolite. Secondo lui, quale che fosse la causa del male, le menti più notevoli erano meno resistenti, più facilmente alterabili.»

«Pensi che possa essere così?»

«Non lo so. Il guaio è che non c’è nessun’altra distinzione. Sono stati colpiti entrambi i sessi, più o meno in percentuali uguali, e non siamo riusciti a trovare nessuna tendenza particolare riguardò l’età, l’istruzione, le caratteristiche fisiche complessive. Naturalmente, le vittime del Morbo costituiscono un campione piuttosto limitato, quindi le statistiche hanno un valore relativo. Pitt ha ritenuto accettabile questa teoria delle menti fuori del comune, e negli ultimi anni sono venute su Eritro solo persone piuttosto ottuse… non prive di intelligenza, beninteso, ma prive di estro, sgobbone. Come me. Sono il prototipo del soggetto immune al Morbo… un cervello ordinario. Giusto?»

«Via, Siever, non…»

«D’altra parte» fece Genarr, interrompendo la replica di Eugenia «direi proprio che la mente di Marlene è senza dubbio fuori del comune.»

«Oh, sì. Capisco dove vuoi arrivare.»

«Dopo avere scoperto che Marlene possedeva questa capacità e che era lei a chiedergli di andare su Eritro, può darsi che Pitt si sia reso conto all’istante che accogliendo semplicemente la sua richiesta forse sarebbe riuscito a liberarsi di una mente che aveva riconosciuto subito come pericolosa.»

«Quindi dovremmo andarcene, tornare su Rotor… è evidente.»

«Già, ma sono sicuro che Pitt potrà impedirvelo per un po’. Può sostenere che i rilevamenti che vuoi compiere sono di importanza vitale e vanno quindi ultimati, e tu non potrai usare il Morbo come giustificazione. Provaci, e Pitt ti farà ricoverare per una visita psichiatrica. Io ti suggerisco di completare quei rilevamenti al più presto, e in quanto a Marlene, prenderemo tutte le precauzioni possibili. Il Morbo è cessato, e l’idea che le menti fuori del comune siano particolarmente vulnerabili è soltanto un’ipotesi. Non c’è motivo di pensare che non possiamo farcela. Possiamo tenere Marlene al sicuro e farla in barba a Pitt. Vedrai.»

Eugenia fissò Genarr, senza vederlo in realtà, mentre un nodo le bloccava lo stomaco.

16 — Iperspazio

XXXII

Adelia era una Colonia gradevole, molto più di Rotor.

Ormai, Crile Fisher era stato su sei Colonie, oltre a Rotor, ed erano tutte più accoglienti di Rotor. (Si soffermò un attimo a esaminare la lista di nomi, e sospirò. Erano sette, non sei. Stava cominciando a confondersi, a perdere il conto. Forse la situazione stava diventando insostenibile per lui.)

Quale che fosse il numero, Adelia era la Colonia più gradevole che Crile avesse visitato. Forse, non fisicamente. Rotor era una Colonia più vecchia, che era riuscita a crearsi un complesso di tradizioni. C’era un’atmosfera di efficienza, si aveva l’impressione che ogni persona conoscesse esattamente il proprio posto, fosse soddisfatta, e svolgesse il proprio ruolo con successo.

Naturalmente, lì su Adelia c’era Tessa… Tessa Anita Wendel. Crile non era ancora entrato in azione, forse perché era rimasto scosso dalla caratterizzazione di Tanayama, che lo aveva dipinto come un conquistatore irresistibile con il gentil sesso. Per quanto potesse essere scherzosa (o sarcastica), quella descrizione lo aveva condizionato, costringendolo a procedere lentamente, quasi contro la sua volontà. Un insuccesso sarebbe apparso doppiamente negativo agli occhi di qualcuno che lo riteneva, anche se in modo insincero, un seduttore.

Quando Fisher si fu sistemato nella Colonia, trascorsero due settimane prima che riuscisse a vedere la Wendel. Era sorprendente come su una Colonia si riuscisse sempre a vedere chiunque. Malgrado la sua esperienza, Fisher non si era mai abituato alla piccolezza di una Colonia, alla popolazione così poco numerosa, al fatto che tutti gli individui appartenenti a una data cerchia sociale si conoscessero tra loro, e conoscessero quasi tutti anche al di fuori del loro ambiente.

Comunque, quando finalmente la vide, Fisher rimase colpito da Tessa Wendel. Tanayama aveva parlato di una donna di mezza età, divorziata due volte (e nel dirlo aveva contratto le vecchie labbra in un accenno di smorfia, come se sapesse di assegnargli un compito spiacevole), e Fisher nella mente si era formato l’immagine di una donna aspra, dal volto duro, con qualche tic nervoso, forse, e un atteggiamento cinico o famelico nei confronti degli uomini.

Tessa non corrispondeva affatto a quell’immagine, la prima volta che la vide tenendosi a media distanza. Era alta quasi come lui, bruna, coi capelli lisci. Sembrava sveglia e vivace, e sorrideva con naturalezza. Vestiva in modo molto semplice, come se volesse evitare ad ogni costo i fronzoli inutili. Si era mantenuta snella, e aveva una figura sorprendentemente giovanile.

Chissà perché aveva divorziato due volte? Probabilmente era stata lei a stancarsi dei compagni, e non viceversa, rifletté Fisher… anche se il buon senso gli diceva che l’incompatibilità poteva manifestarsi nei casi più impensati.

A questo punto era necessario partecipare a qualche avvenimento sociale dove fosse presente anche Tessa Wendel. Il fatto che Fisher fosse terrestre creava qualche difficoltà, ma su ogni Colonia c’erano delle persone al soldo della Terra. Una di queste persone sicuramente avrebbe fatto in modo che Fisher venisse «lanciato», per usare il termine con cui sulla maggior parte delle Colonie si definiva il rituale.

E un giorno Fisher e la Wendel si trovarono faccia a faccia. Lei lo fissò pensierosa, squadrandolo lentamente da capo a piedi, poi, inevitabilmente, disse: «Lei è terrestre, vero, signor Fisher?»

«Sì, dottoressa Wendel. E mi dispiace moltissimo… se questo la offende.»

«Non mi offende. Immagino sia stato decontaminato.»

«Eccome. Decontaminato a morte, quasi.»

«E perché ha affrontato una cosa così spiacevole pur di venire qui?»

E Fisher, senza fissarla in modo troppo diretto, ma attento alla sua reazione, rispose: «Perché mi avevano detto che le donne adeliane erano particolarmente belle».

«E adesso suppongo che tornerà a casa e smentirà questa voce.»

«Al contrario, ho appena avuto la conferma che è vero.»

«Lei è un lisciatore, lo sa?»

Fisher non sapeva cosa volesse dire «lisciatore» in gergo adeliano, comunque la Wendel stava sorridendo, e Fisher decise che il primo approccio aveva avuto un esito positivo.

Perché era irresistibile? Di colpo, ricordò che non aveva mai cercato di essere irresistibile con Eugenia. Aveva solo cercato un modo di inserirsi nella difficile società rotoriana.

La società adeliana non era così difficile, decise Fisher, ma avrebbe fatto meglio a lasciar stare la sua irresistibilità. Tuttavia, tra sé, sorrise mesto.

XXXIII

Un mese dopo, Fisher e la Wendel erano sufficientemente affiatati da trascorrere un po’ di tempo insieme in una palestra a bassa gravità. Gli esercizi ginnici erano stati quasi divertenti per Fisher… quasi, perché non si era mai abituato abbastanza alla ginnastica in condizioni di bassa gravità e non riusciva a evitare qualche attacco di nausea dovuto al mal di spazio. Su Rotor, si prestava minore attenzione a cose del genere, e lui di solito veniva escluso perché non era un rotoriano autentico. (Non era legale, ma spesso la consuetudine era più forte della legalità.)