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Eugenia spalancò gli occhi, portò una mano alla bocca ed emise un gemito inarticolato. «Ma… allora…» balbettò. E s’interruppe, rimanendo a fissare Genarr.

«Sì?» chiese lui, di colpo allarmato.

«Non capisci? È il Morbo che si sta manifestando, no? La sua personalità sta cambiando. La sua mente ne sta già risentendo.»

Genarr restò impietrito per un attimo, paralizzato da quel pensiero. «No, impossibile» disse poi. «Nei casi di Morbo che abbiamo avuto, non si è mai riscontrato un fenomeno del genere.»

«La sua mente è diversa da quelle degli altri. Saranno diversi anche i sintomi.»

«No» ripeté Genarr, disperato. «Non posso crederci. Mi rifiuto di crederci. Secondo me, se Marlene dice di essere certa della propria immunità, vuol dire che è immune, e la sua immunità ci aiuterà a risolvere l’enigma del Morbo.»

Eugenia impallidì. «È per questo che la vuoi qui su Eritro, Siever? Per usarla come uno strumento contro il Morbo?»

«No. Non voglio che stia qui solo per servirmi di lei. Tuttavia, Marlene vuole rimanere, e potrebbe essere uno strumento utile, indipendentemente dalla nostra volontà.»

«E solo perché lei vuole rimanere su Eritro, tu sei disposto a permetterglielo? Solo perché vuole restare per un desiderio perverso che non è in grado di spiegare, e in cui noi due non riusciamo a scorgere un briciolo di logica? Pensi seriamente che dovremmo permetterle di rimanere qui semplicemente perché lei lo desidera? Hai il coraggio di dirmelo?»

«Se devo essere sincero, sono tentato in questo senso» ammise Genarr, con una certa difficoltà.

«Facile, per te. Non è tua figlia. È mia figlia. È l’unica cosa…»

«Lo so. È l’unica cosa che ti rimanga di… Crile. Non fissarmi così. So che non hai mai superato la tua perdita. Capisco quel che provi.» Genarr pronunciò l’ultima frase sottovoce, con dolcezza; sembrava che volesse tendere la mano e toccare la testa china di Eugenia.

«Comunque, Eugenia, se Marlene desidera davvero esplorare Eritro, penso che nulla le impedirà di farlo, alla fine. E se è convintissima che il Morbo non le danneggerà la mente, forse questo atteggiamento mentale neutralizzerà il Morbo. Può darsi che l’equilibrio e la sicurezza aggressiva di Marlene siano il suo meccanismo immunitario mentale.»

Eugenia drizzò il capo di scatto, lo sguardo acceso di rabbia repressa. «Stai dicendo delle sciocchezze, e non hai il diritto di cedere a questa vena improvvisa di romanticismo infantile. Marlene è un’estranea per te. Tu non l’ami.»

«Non è un’estranea per me, e l’amo, invece. E soprattutto, l’ammiro. L’amore non mi darebbe la fiducia necessaria per accettare il rischio, l’ammirazione sì. Pensaci.»

E rimasero seduti, fissandosi.

20 Prova

XLII

Kattimoro Tanayama, con la sua abituale tenacia, terminò l’anno concessogli, e continuò a resistere per qualche mese, prima che la sua lunga lotta si concludesse. Quando giunse il momento fatidico, lasciò il campo di battaglia senza una parola, senza un segno, e gli strumenti indicarono la morte avvenuta prima che i presenti si rendessero conto del decesso.

L’evento destò poco scalpore sulla Terra, nessuno sulle Colonie, perché il Vecchio aveva sempre operato lontano dallo sguardo del pubblico, e, proprio per questo, la sua forza era stata così grande. Solo chi aveva a che fare con lui conosceva il suo potere, e le persone legate in modo particolare alla sua forza e alla sua politica furono quelle che accolsero la sua morte con maggior sollievo.

Tessa Wendel ricevette presto la notizia, tramite il canale speciale allestito tra il suo quartier generale e World City. Anche se era preparata da mesi, fu uno shock.

Cosa sarebbe successo, adesso? Chi avrebbe preso il posto di Tanayama, e che cambiamenti ci sarebbero stati? Tessa ci pensava da parecchio, ma solo ora sembrava che quegli interrogativi avessero un senso. Evidentemente, malgrado tutto, la Wendel (e forse tutti i diretti interessati) non si aspettava che il Vecchio morisse.

Cercò conforto in Crile Fisher. Tessa era realista, e sapeva che non era il suo corpo, ora chiaramente anziano, (tra meno di due mesi, incredibile, avrebbe raggiunto i cinquanta) ad attirare Crile. Fisher aveva quarantatré anni, e, anche nel suo caso, il fiore della giovinezza era un po’ appassito, però in un uomo si notava meno. Comunque, Crile era attratto, e Tessa riusciva ancora a convincersi di essere lei ad attirarlo, soprattutto quando lo attirava a sé letteralmente e lo stringeva.

«Be’, e adesso?» gli disse.

«Nulla di sorprendente, Tessa. Sarebbe dovuto succedere prima.»

«Già, ma è successo ora. Era la sua cieca determinazione a mandare avanti il progetto. E adesso?»

«Quando Tanayama era vivo, eri ansiosa che morisse. Adesso sei preoccupata. Ma non credo che ce ne sia motivo. Il progetto continuerà. Una cosa di queste dimensioni ha una vita propria e non si può arrestare.»

«Hai provato a calcolare quant’è costato tutto questo, Crile? Ci sarà un nuovo Direttore del Dipartimento Informazioni Terrestre, e i membri del Congresso Mondiale sceglieranno sicuramente qualcuno che potranno controllare. Non ci sarà un nuovo Tanayama capace di tenerli in soggezione… non nell’immediato futuro. Loro guarderanno il bilancio e, dato che non ci sarà più la mano nodosa del Vecchio a coprirlo, vedranno che il passivo è enorme, e vorranno tagliare le spese.»

«Come possono farlo? Hanno già speso moltissimo. Devono smettere senza avere in mano nulla di concreto? Quello sì, sarebbe un fiasco.»

«Possono dare la colpa a Tanayama. "Era un pazzo, un egotista guidato da un’ossessione", diranno… il che è vero in larga misura, come sappiamo entrambi… "Noi non siamo responsabili", diranno, e riporteranno l’equilibrio sulla Terra abbandonando qualcosa che in realtà il pianeta non può permettersi.»

Fisher sorrise. «Tessa, tesoro, la tua comprensione del pensiero politico probabilmente è tipica di un genio iperspaziale di prim’ordine. Il Direttore dell’Ufficio è, in teoria e agli occhi del pubblico, un funzionario dai poteri limitati sottoposto all’autorità del Presidente Generale e del Congresso Mondiale. Questi funzionari eletti, teoricamente potenti, non possono far comprendere alla gente che Tanayama li dominava, che, di fronte al Vecchio, si accucciavano buoni buoni, che avevano perfino paura di respirare senza il suo permesso. Sarebbe come ammettere pubblicamente di essere dei vigliacchi, dei deboli, degli incapaci, e rischierebbero di perdere le loro cariche alle prossime elezioni. Dovranno continuare il progetto. Opereranno solo dei tagli simbolici.»

«Come fai a essere tanto sicuro?» borbottò Tessa.

«Lo so per esperienza. È da parecchio tempo che osservo il comportamento dei burocrati eletti. E poi, se ci fermiamo di colpo, consentiremo alle Colonie di precederci, di spingersi nello spazio profondo lasciandoci qua, esattamente come ha fatto Rotor.»

«Oh? E come faranno?»

«Data la loro conoscenza dell’iperassistenza, non credi che sia inevitabile fare un passo avanti e arrivare al volo ultraluce?»

Tessa guardò Fisher, sardonica. «Crile, tesoro, la tua comprensione della fisica iperspaziale probabilmente è tipica di un seducente cacciatore di segreti di prim’ordine. È questo che pensi del mio lavoro? Che sia una conseguenza inevitabile dell’iperassistenza? Non hai capito che l’iperassistenza è una conseguenza naturale del pensiero relativistico? Tuttavia, non permette di viaggiare più velocemente della luce. Per passare alle velocità ultraluce è necessario un vero balzo in avanti, concettuale e pratico. Non è uno sviluppo spontaneo, naturale, e l’ho spiegato a diversi membri del governo. Si lamentavano della lentezza e delle spese, così ho dovuto spiegare le difficoltà. Adesso se lo ricorderanno, e non avranno paura di bloccare il progetto a questo punto. Non posso spronarli a proseguire dicendo tutt’a un tratto che la concorrenza potrebbe superarci.»