Fisher scosse la testa. «Certo che puoi dirglielo. E ti crederanno, perché sarà la verità. Possono superarci facilmente.»
«Non hai ascoltato quello che ho detto?»
«Sì, ma stai tralasciando qualcosa. Concedimi un po’ di buon senso, soprattutto dal momento che mi hai appena definito un cacciatore di segreti di prim’ordine.»
«Di che stai parlando, Crile?»
«Questo grande balzo dall’iperassitenza al volo ultraluce è un grande balzo solo se si comincia dall’inizio, come hai fatto tu. Ma le Colonie non partono dall’inizio. Pensi davvero che non sappiano nulla del nostro progetto, di Iper City? Credi che io e i miei colleghi terrestri siamo gli unici cacciatori di segreti del Sistema Solare? Le Colonie hanno i loro agenti, che lavorano col nostro stesso impegno e la nostra stessa efficacia. In primo luogo, sanno che sei sulla Terra praticamente dal giorno del tuo arrivo.»
«E con ciò?»
«E con ciò! Pensi che non abbiano dei computer che gli dicano che hai scritto e pubblicato del materiale in questo campo? Pensi che non abbiano accesso a quelle relazioni scientifiche? Pensi che non le abbiano lette e rilette con la massima attenzione, e che non abbiano scoperto che secondo te le velocità ultraluce sono teoricamente possibili?»
Tessa si morse un labbro. «Be’…»
«Sì, pensaci. Quando hai scritto quegli articoli sulla velocità ultraluce, stavi solo facendo delle ipotesi. In pratica eri l’unica a ritenerla possibile. Nessuno ha considerato la cosa seriamente. Ma a un certo punto vieni sulla Terra e ci resti. All’improvviso sparisci e non ritorni su Adelia. Forse non conosceranno tutti i particolari di quello che stai facendo, perché questo progetto è stato coperto dalla massima sicurezza consentita dalla paranoia di Tanayama. Comunque, il semplice fatto che tu sia scomparsa è significativo e, visto il materiale che hai pubblicato, non possono esserci dubbi circa l’obiettivo del tuo lavoro.
"Non si può tenere completamente segreta una cosa come Iper City. Le enormi somme di denaro investite lasciano per forza qualche traccia evidente. Quindi le Colonie stanno cercando a tentoni un po’ di tutto… ritagli di informazioni, scarti, da trasformare possibilmente in frammenti di conoscenza. E ogni frammento fornisce alle Colonie delle indicazioni utili, che permetteranno alle Colonie di progredire molto più rapidamente di quanto non abbia potuto fare tu. Dillo a quelli del governo, Tessa, se dovessero parlare di interrompere il progetto. Gli altri possono superarci nella corsa al volo ultraluce, e ci supereranno, se smetteremo di correre. Vedrai, questa prospettiva li spronerà a proseguire con lo stesso accanimento di Tanayama, e ha il pregio di essere assolutamente vera.»
Tessa Wendel rimase a lungo in silenzio mentre Fisher la studiava.
«Hai ragione, mio caro cacciatore di segreti» disse infine. «Sono stata avventata. Ho sbagliato a considerarti un amante piuttosto che un consigliere…»
«Perché le due cose dovrebbero necessariamente escludersi a vicenda?» chiese Fisher.
«Anche se so benissimo che a te la cosa interessa per motivi particolari, personali» precisò Tessa.
«Anche se è così, che importa? Il fatto essenziale è che i miei motivi procedano paralleli ai tuoi, no?»
Infine, arrivò una delegazione di rappresentanti del Congresso, insieme a Igor Koropatsky, il nuovo Direttore del Dipartimento Informazioni Terrestre. Per anni aveva occupato cariche minori nell’Ufficio, quindi non era un perfetto sconosciuto per Tessa Wendel.
Era un uomo tranquillo, dai capelli grigi, lisci, ormai radi, il naso piuttosto bulboso, l’aria ben pasciuta e cordiale. Era senza dubbio astuto, scaltro, ma era evidente che gli mancava la veemenza quasi patologica di Tanayama. Si notava a un chilometro di distanza.
Naturalmente, lo accompagnavano dei membri del Congresso, come se volessero dimostrare che il successore del Vecchio era proprietà loro, era sotto il loro controllo. Sicuramente, si auguravano che la situazione non mutasse, dopo la lunga e amara lezione di Tanayama.
Nessuno accennò a una eventuale interruzione del progetto. Anzi, si parlò di stringere i tempi… se possibile. Quando Tessa Wendel provò a sottolineare con discrezione che le Colonie avrebbero potuto superare la Terra, o starle alle calcagna, le sue parole furono accolte senza obiezioni, furono quasi ignorate come qualcosa di ovvio.
Koropatsky, al quale lasciarono il ruolo di portavoce e la relativa responsabilità, disse: «Dottoressa Wendel, non chiedo una visita minuziosa e formale di Iper City. Sono già stato qui, ed è più importante che dedichi un po’ di tempo alla riorganizzazione dell’Ufficio. Non intendo mancare di rispetto al mio illustre predecessore, ma quando la direzione di un importante apparato amministrativo passa da una persona a un’altra è necessaria un’opera di riorganizzazione notevole, soprattutto se il predecessore è rimasto in carica a lungo. Ora, io non sono un uomo formale. Quindi, parliamo liberamente e senza cerimonie. Le farò delle domande, e spero che lei risponda in modo comprensibile, tenendo conto delle mie modeste cognizioni scientifiche».
Tessa annuì. «Farò del mio meglio, Direttore.»
«Bene. A suo avviso, quando sarà pronta un’astronave ultraluce perfettamente a punto?»
«Direttore, deve rendersi conto che fondamentalmente questa è una domanda alla quale non si può rispondere. Siamo in balia di difficoltà impreviste, di incidenti imprevisti.»
«Supponiamo che ci siano solo normali difficoltà e nessun incidente.»
«In questo caso, dato che abbiamo completato la parte scientifica e adesso è solo una questione di tecnologia e ingegneria, se saremo fortunati avremo la nave entro tre anni, forse.»
«In altre parole, sarà pronta nel 2236.»
«Non prima di allora, sicuramente.»
«Quante persone trasporterà?»
«Da cinque a sette, forse.»
«A che distanza arriverà?»
«Alla distanza che vorremo, Direttore. È questo il bello del volo ultraluce. Dato che si passa nell’iperspazio, dove le normali leggi della fisica non sono più valide, nemmeno la conservazione dell’energia, percorrere un anno luce o mille anni luce è indifferente, lo sforzo è lo stesso.»
Il Direttore si agitò, a disagio. «Non sono un fisico, ma mi riesce difficile accettare un ambiente senza limitazioni. Non ci sono cose che non si possono fare?»
«Ci sono delle limitazioni. Abbiamo bisogno del vuoto e di un’intensità gravitazionale al di sotto di un certo valore, se vogliamo compiere il passaggio nell’iperspazio e fuori dall’iperspazio. Con l’esperienza, troveremo senza dubbio ulteriori limitazioni che potrebbero rendere necessari dei voli di prova per valutare bene il problema. Il che potrebbe causare ulteriori rinvii.»
«Una volta pronta la nave, quale sarà la destinazione del primo volo?»
«La prudenza potrebbe suggerire di non spingersi oltre il pianeta Plutone la prima volta, per esempio, però la cosa potrebbe essere considerata una perdita di tempo insopportabile. Quando disporremo della tecnologia necessaria per visitare le stelle, la tentazione di visitarne una subito sarà fortissima.»
«Per esempio, la Stella Vicina?»
«Quella sarebbe la meta logica. L’ex Direttore Tanayama voleva che raggiungessimo quella stella, però devo farle notare che ci sono altre stelle molto più interessanti. Sirio è a una distanza appena quattro volte maggiore, e ci offrirebbe la possibilità di osservare da vicino una nana bianca.»
«Dottoressa Wendel, penso che la Stella Vicina debba essere la nostra meta, anche se non necessariamente per le ragioni di Tanayama. Supponiamo che lei raggiunga un’altra stella, una qualsiasi, e che ritorni. Come farebbe a dimostrare di essere stata davvero in prossimità di un’altra stella?»