La Wendel trasalì. «Dimostrare? Non capisco…»
«Voglio dire, se mettessero in dubbio l’autenticità del volo, se lo considerassero un imbroglio, lei come respingerebbe le accuse?»
«Un imbroglio?» Tessa Wendel si alzò, furiosa. «Questo è offensivo.»
La voce di Koropatsky di colpo si fece perentoria. «Si sieda, dottoressa Wendel. Nessuno la sta accusando di nulla. Sto cercando di prevedere una situazione e di premunirmi per evitare che si verifichi. L’umanità è andata nello spazio quasi tre secoli fa. È un episodio storico non del tutto dimenticato, e il mio settore di globo lo ricorda particolarmente bene. In quei giorni remoti di confino terrestre, quando i primi satelliti hanno esplorato lo spazio, alcuni erano convinti che il materiale scientifico raccolto dai satelliti fosse tutto falso. Le prime fotografie dell’altra faccia della Luna erano finte, per loro. Ed erano false perfino le prime immagini della Terra vista dallo spazio, secondo certa gente che credeva che la Terra fosse piatta. Ora, se la Terra sostiene di avere il volo ultraluce, potremmo trovarci di fronte a un problema di questo tipo.»
«Perché, Direttore? Perché dovremmo mentire riguardo una cosa del genere? Perché qualcuno dovrebbe pensarlo?»
«Mia cara dottoressa Wendel, lei è ingenua. Da oltre tre secoli, Albert Einstein è il semidio inventore della cosmologia. La gente, generazione dopo generazione, si è abituata al concetto della velocità della luce come limite assoluto. Non rinuncerà facilmente a questo concetto. Perfino il principio di causalità sembra violato, e l’idea che la causa debba precedere l’effetto è la cosa più basilare che si possa concepire. E questo è il primo punto.
"In secondo luogo, dottoressa Wendel, per le Colonie potrebbe essere utile, politicamente, convincere i loro abitanti, e anche i terrestri, che stiamo mentendo. Saremo disorientati, così. Ci ritroveremo coinvolti in discussioni e polemiche, perderemo tempo, e le Colonie avranno maggiori probabilità di guadagnare terreno e di raggiuncerci. Quindi le chiedo… Una volta compiuto questo viaggio spaziale, ci sarebbe il modo di dimostrarne l’effettiva autenticità? Esisterebbe una prova chiara e semplice?»
«Direttore, permetteremmo agli scienziati di ispezionare la nave, al nostro ritorno» rispose gelida Tessa. «Ci impegneremo a spiegare le tecniche utilizzate…»
«No, no. Per favore, non continui. Così convincerebbe solo gli scienziati esperti e informati come lei.»
«Be’, allora quando torneremo avremo delle foto del cielo, e le stelle più vicine saranno in posizioni reciproche leggermente diverse. Dal cambiamento di queste posizioni, sarà possibile calcolare con esattezza il punto in cui ci trovavamo rispetto al Sole.»
«Anche in questo caso, andrebbe bene solo per gli scienziati, ma non sarebbe affatto convincente per l’uomo medio.»
«Avremo delle immagini ravvicinate della stella che visiteremo. Sarà diversissima dal nostro Sole.»
«Ma questo genere di cose si fa in ogni programma olovisivo dozzinale imperniato sui viaggi interstellari. Banalità da epica fantascientifica. Sarebbe solo un altro programma alla "Capitan Galassia".»
Tessa Wendel serrò i denti esasperata. «In tal caso, non conosco nessun altro tipo di prova. Se la gente non vorrà crederci, non ci crederà, e basta. È un problema che riguarda lei. Io sono solo una scienziata.»
«Via, dottoressa, non si arrabbi, la prego. Quando Colombo è tornato dal suo primo viaggio oltre oceano sette secoli e mezzo fa, nessuno l’ha accusato di imbrogliare. Perché? Perché aveva portato con sé degli indigeni delle nuove terre che aveva visitato.»
«Benissimo, ma le probabilità di trovare dei mondi con delle forme di vita e di portare sulla Terra degli esemplari sono scarsissime.»
«Forse no. Come sa, si crede che Rotor abbia scoperto la Stella Vicina con la Sonda Remota e che abbia lasciato il Sistema Solare poco dopo quella scoperta. Dato che i rotoriani non sono più ritornati, è possibile che abbiano raggiunto la Stella Vicina, che siano rimasti là, e che si trovino ancora là.»
«È quanto credeva il Direttore Tanayama. Comunque, con l’iperassistenza, il viaggio avrebbe richiesto più di due anni. Può darsi che per un incidente, o per dei problemi tecnici o psicologici, non siano mai arrivati a destinazione. Anche questo spiegherebbe la loro scomparsa.»
«Tuttavia, può darsi che siano arrivati» insisté pacato Koropatsky.
«Anche se sono arrivati, è probabile che siano semplicemente entrati in orbita attorno alla stella, dal momento che la presenza di un mondo abitabile è da escludersi nella maniera più assoluta. Il logorio psicologico dovuto all’isolamento, che non li avrà bloccati durante il viaggio, sarà diventato insostenibile in seguito, ed è probabile che adesso ci sia solo una Colonia morta in orbita perenne attorno alla Stella Vicina.»
«Appunto, quindi si renderà conto che la nostra meta dev’essere quella, perché una volta là cercherà Rotor, vivo o morto. In entrambi i casi, dovrà portare sulla Terra qualcosa che sia inconfondibilmente rotoriano, così tutti le crederanno senza difficoltà quando affermerà di avere compiuto un viaggio interstellare.» Koropatsky fece un largo sorriso. «Anch’io ci crederò. E questa è la risposta al mio interrogativo di prima, dottoressa… la prova per dimostrare l’autenticità del volo ultraluce. Sarà questa la sua missione, dunque. E non abbia paura, la Terra continuerà a fornirle il denaro, la manodopera e i mezzi necessari.»
Poi, dopo un pranzo durante il quale non si parlò di questioni tecniche, Koropatsky si rivolse a Tessa Wendel in un tono il più cordiale possibile ma che lasciava trasparire una sfumatura gelida. «Comunque, si ricordi che ha solo tre anni per ultimare il lavoro. Tre anni, al massimo.»
«Dunque, il mio stratagemma non era necessario, in fondo» disse Crile Fisher con un’aria di lieve rammarico.
«No. Erano decisi a continuare, anche senza prospettargli il pericolo di un sorpasso da parte delle Colonie. L’unica cosa che li preoccupava, e che a quanto pare non ha mai preoccupato Tanayama, era questa storia delle possibili accuse di imbroglio. A Tanayama interessava soltanto distruggere Rotor, immagino, e una volta centrato questo obiettivo, il mondo intero avrebbe anche potuto gridare "È un imbroglio", volendo.»
«Non sarebbe successo. Tanayama avrebbe ordinato alla nave di portare sulla Terra una prova tangibile per dimostrargli la distruzione di Rotor. E anche il mondo sarebbe stato soddisfatto. Che tipo è il nuovo Direttore?»
«L’opposto di Tanayama. Sembra mite, quasi umile, ma ho la sensazione che il Congresso Mondiale si accorgerà che è un osso duro come Tanayama. Deve solo ambientarsi, abituarsi al nuovo incarico.»
«Stando a quanto mi hai detto della vostra conversazione, sembra più ragionevole di Tanayama.»
«Sì, però mi fa ancora infuriare… quella faccenda dell’imbroglio. Come si può concepire un viaggio spaziale finto? È assurdo! Probabilmente dipende dal fatto che i terrestri non hanno il senso dello spazio. Nemmeno un po’. Avete questo mondo smisurato e non lo lasciate mai, a parte una percentuale microscopica.»
Fisher sorrise. «Be’, io faccio parte della percentuale microscopica che lo ha lasciato. E spesso. E tu sei una colona. Quindi nessuno dei due ha questo attaccamento planetario, diciamo.»
«Appunto.» Tessa gli lanciò un’occhiata di traverso. «A volte ho l’impressione che tu non ricordi che sono una colona.»
«Credimi, non lo dimentico mai. Non è che vada in giro ripetendo tra me: "Tessa è una colona! Tessa è una colona!"… ma lo so, sempre.»