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«Ammesso che sia successa. E niente dati. Li guarderò dopo. Mi dica. Se c’è una stella molto più vicina di Alfa Centauri, perché non è stata scoperta prima? Perché l’ha scoperta proprio lei, dottoressa Insigna, e soltanto adesso?» Pitt aveva un tono sarcastico, e se ne rendeva conto, ma apparentemente la ragazza era troppo eccitata per farci caso.

«Un motivo c’è. La stella è dietro una nube, una nube scura di pulviscolo che guarda caso si trova tra la stella compagna e noi. Senza l’assorbimento del pulviscolo, sarebbe una stella di ottava magnitudine, e l’avrebbero sicuramente notata. Il pulviscolo riduce la luminosità e la trasforma in una stella di magnitudine diciannove, che si confonde tra milioni e milioni di altre stelle deboli. Non c’era motivo di accorgersene. Nessuno l’ha guardata. Si trova nel cielo australe della Terra, quindi la maggior parte dei telescopi nell’era preColonie non poteva nemmeno puntare in quella direzione.»

«E com’è che lei l’ha notata, allora?»

«Grazie alla Sonda Remota. Vede, questa Stella Vicina e il Sole cambiano posizione reciproca, naturalmente. Presumo che entrambe stiano ruotando attorno a un centro di gravità comune molto lentamente in un periodo di milioni di anni. Alcuni secoli fa, forse la loro posizione era tale da permetterci di vedere la Stella Vicina in tutta la sua luminosità su un lato della nube, ma avremmo sempre avuto bisogno di un telescopio per vederla, e i telescopi hanno solo sei secoli… anzi, sono ancor più recenti nei punti della Terra da cui la Stella Vicina sarebbe visibile. Tra qualche secolo, si vedrà di nuovo in modo chiaro, brillerà sull’altro lato della nube di pulviscolo. Ma non è necessario che aspettiamo tanto. La Sonda Remota ha provveduto a tutto.»

Pitt cominciò ad animarsi, avvertì dentro di sé una sensazione di calore che si irradiava pian piano. «Cioè, la Sonda ha fotografato la parte di cielo contenente la Stella Vicina, ed era abbastanza lontana nello spazio da vedere oltre la nube e individuare la Stella Vicina in tutta la sua luminosità?»

«Esatto. Abbiamo una stella di magnitudine otto dove non dovrebbe esserci nessuna stella di magnitudine otto, e lo spettro è quello di una nana rossa. Le nane rosse non sono visibili a grande distanza, quindi ho capito che questa doveva essere molto vicina.»

«Sì, ma perché più vicina di Alfa Centauri?»

«Naturalmente, ho studiato la stessa area di cielo vista da Rotor, e la stella di magnitudine otto non c’era. Però, abbastanza vicino, c’era una stella di magnitudine diciannove che non era presente nella fotografia scattata dalla Sonda Remota. La stella di magnitudine diciannove doveva essere la stella di magnitudine otto, oscurata, ho immaginato… e il fatto che non fossero esattamente nello stesso posto doveva dipendere dallo spostamento parallattico.»

«Sì, so di che si tratta. Un oggetto vicino sembra cambiare posizione rispetto a uno sfondo lontano a seconda che lo si osservi da punti diversi.»

«Esatto, ma le stelle sono così lontane che anche se la Sonda si allontanasse di una parte consistente di anno luce il cambiamento di posizione non produrrebbe uno spostamento notevole nelle stelle lontane, ma nelle stelle vicine sì. E nel caso di questa Stella Vicina ha prodotto uno spostamento enorme; relativamente, beninteso. Ho controllato il cielo da posizioni diverse della Sonda durante il suo viaggio verso l’esterno. C’erano tre fotografie scattate nelle fasi in cui si trovava nello spazio normale, e la Stella Vicina era sempre più luminosa via via che la Sonda la osservava avvicinandosi al bordo della nube. Dallo spostamento parallattico, si può calcolare che la Stella Vicina è a una distanza appena superiore a due anni luce. La metà della distanza di Alfa Centauri.»

Pitt la fissò pensieroso e, nel lungo silenzio che seguì, Eugenia Insigna fu invasa da un senso di inquietudine e di incertezza.

«Segretario Pitt, vuole vedere i dati, adesso?» chiese.

«No, mi accontento di quello che mi ha detto. Ora devo porle qualche domanda. Se ho ben capito, le probabilità che qualcuno si concentri su una stella di magnitudine diciannove e cerchi di calcolarne la parallasse e la distanza sono esigue, mi pare.»

«Praticamente zero.»

«Si può notare in qualche altro modo che una stella oscura dev’essere molto vicina a noi?»

«La stella può avere un moto proprio di grande entità… per una stella. Cioè, se la si osserva costantemente, la stella si sposta in cielo lungo una linea più o meno retta, appunto per il suo moto proprio.»

«Un fenomeno presente in questo caso?»

«Può darsi, ma non tutte le stelle hanno un moto proprio di grande entità, anche se sono vicine a noi. Si muovono in tre dimensioni, e noi vediamo il moto proprio solo in una proiezione bidimensionale. Posso spiegarle…»

«No, continuo a fidarmi della sua parola. Questa stella ha un moto proprio di grande entità?»

«Ci vorrebbe un po’ di tempo per stabilirlo. Ho alcune fotografie precedenti di quella parte di cielo, e potrei individuare un moto proprio apprezzabile. Dovrei fare altri calcoli.»

«Ma, secondo lei, questa stella ha il tipo di moto proprio che colpirebbe gli astronomi se per caso dovessero notarla?»

«No, non credo.»

«Dunque, è possibile che noi su Rotor siamo gli unici a essere al corrente di questa Stella Vicina, dal momento che siamo gli unici ad avere lanciato una Sonda Remota, eh? È il suo campo, dottoressa Insigna… Noi siamo gli unici ad avere lanciato una Sonda Remota, è d’accordo?»

«La Sonda Remota non è un progetto segreto al cento per cento, signor Segretario. Abbiamo accettato degli esperimenti dalle altre Colonie e ne abbiamo discusso con tutti, perfino con la Terra, che non è molto interessata all’astronomia oggigiorno.»

«Già, la lasciano alla Colonie, giustamente. Ma qualche altra Colonia ha lanciato una Sonda Remota in segreto

«Ne dubito, signore. Avrebbero avuto bisogno dell’iperassistenza per farlo, e noi abbiamo tenuto nascosta questa tecnica al cento per cento. Se avessero l’iperassistenza, lo sapremmo. Dovrebbero fare degli esperimenti nello spazio, che li tradirebbero.»

«Stando all’Accordo sulla Scienza Aperta, tutti i dati raccolti dalla Sonda Remota devono essere divulgati. Per caso, lei ha già informato…»

Eugenia lo interruppe indignata. «Certo che no. Prima di divulgare devo scoprire parecchie altre cose. Per ora ho solo un risultato preliminare, che le sto comunicando in confidenza.»

«Però lei non è l’unico astronomo che lavori alla Sonda. Immagino che abbia mostrato i risultati agli altri.»

Eugenia Insigna arrossì e distolse lo sguardo. Poi, in atteggiamento difensivo, disse: «No, non l’ho fatto. Ho rilevato questo dato. L’ho approfondito. L’ho interpretato. Io. E voglio essere sicura che il merito spetti a me. C’è una sola stella vicinissima al Sole, e voglio passare agli annali della scienza come la sua scopritrice».

«Potrebbe esserci una stella ancor più vicina» osservò Pitt. E, per la prima volta dall’inizio del colloquio, sorrise.

«Si saprebbe da un pezzo. Anche la mia stella sarebbe già stata scoperta se non fosse per la presenza estremamente insolita di quella piccola nube oscurante. L’esistenza di un’altra stella, più vicina, è fuori discussione.»

«Dunque, il succo del discorso è questo, dottoressa… Lei ed io siamo gli unici a sapere della Stella Vicina. Giusto? Nessun altro?»

«Sì, signore. Solo noi due. Per ora.»

«Non solo per ora. Deve rimanere un segreto, finché non sarò pronto a dirlo a certe altre persone.»

«Ma l’accordo… l’Accordo sulla Scienza Aperta…»

«Va ignorato. Ci sono sempre eccezioni a tutto. La sua scoperta riguarda la sicurezza interna della Colonia. E trattandosi della sicurezza interna, non siamo tenuti a divulgare la scoperta. Del resto, non abbiamo divulgato l’iperassistenza, no?»