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«Lo sa qualcun altro, però?» Tessa fece un gesto con la mano, indicando un volume di spazio indeterminato. «Ecco… qui c’è Iper City, protetta da un apparato di sicurezza mostruoso, e perché? Perché i coloni non sappiano nulla. Dobbiamo mettere a punto il volo ultraluce come realizzazione pratica prima che le Colonie facciano i primi passi in questa direzione. E chi è che dirige il progetto? Una colona.»

«Sono cinque anni che ti occupi del progetto. È la prima volta che ci pensi?»

«No. Comunque, ci penso di tanto in tanto. Solo, non capisco. Non hanno paura di fidarsi di me?»

Fisher scoppiò a ridere. «Non proprio. Sei una scienziata.»

«E allora, gli scienziati sono considerati mercenari, che non hanno legami con nessuna società. Dai a uno scienziato un problema affascinante e tutti i fondi e le attrezzature e l’aiuto di cui ha bisogno per affrontare il problema, e lo scienziato se ne infischierà della provenienza dell’appoggio ricevuto. Sii sincera… A te non importa nulla della Terra, né di Adelia, né delle Colonie in generale, e nemmeno dell’umanità. Tu vuoi solo mettere a punto il volo ultraluce, e il lavoro è l’unica cosa che ti stia a cuore.»

La Wendel replicò altera: «Questo è uno stereotipo, e non si adatta a tutti gli scienziati. Può darsi che a me non si adatti».

«Oh, sicuramente se ne rendono conto anche loro, quindi è probabile che ti sorveglino in continuazione, Tessa. Probabilmente, alcuni dei tuoi più stretti collaboratori tra le altre mansioni hanno quella importantissima di controllare senza sosta le tue attività e di riferire al governo.»

«Spero che tu non ti riferisca a te stesso.»

«Non dirmi che non hai mai pensato che potessi starti accanto soltanto nel mio ruolo di cacciatore di segreti.»

«A dire il vero, ci ho pensato… qualche volta.»

«Ma non è il mio compito. Ho l’impressione di essere troppo affezionato a te per essere affidabile. Infatti, sorvegliano anche me, ne sono sicuro, e valutano attentamente la mia attività. Finché ti rendo felice…»

«Sei un individuo insensibile, Crile. Come puoi trovare divertente una cosa del genere?»

«Non c’è nulla di divertente. Sto cercando di essere realista. Se dovessi stancarti di me, io perderei la mia funzione. Una Tessa infelice potrebbe essere una Tessa improduttiva, così mi toglierebbero subito di torno e spianerebbero la strada al mio successore. Dopo tutto, per loro la tua felicità è molto più preziosa della mia, ed è logico che sia così, lo riconosco. Vedi il mio realismo?»

Al che, Tessa Wendel allungò improvvisamente la mano verso Crile e gli accarezzò una guancia. «Stai tranquillo. Ormai mi sono troppo abituata a te per stancarmi. Quando ero giovane, focosa, passionale, potevo stancarmi dei miei compagni e abbandonarli, ma adesso…»

«Troppa fatica, eh?»

«Se preferisci metterla in questi termini… Può anche darsi che finalmente sia innamorata… a modo mio.»

«Capisco cosa intendi dire. L’amore può essere riposante quando si è tranquilli, a mente fredda. Ma ho l’impressione che non sia il momento migliore per dimostrarlo. Prima dovrai riflettere sulla conversazione con Koropatsky e digerire quella storia antipatica dell’imbroglio.»

«La digerirò, prima o poi. Ma c’è un’altra cosa… Poco fa ti ho detto che i terrestri non hanno il senso dello spazio.»

«Sì, ricordo.»

«Be’, ecco un esempio. Koropatsky non ha la più pallida idea delle dimensioni effettive dello spazio. Ha parlato di raggiungere la Stella Vicina e di trovare Rotor. Già, ma come? Ogni tanto, avvistiamo un asteroide e lo perdiamo prima di riuscire a calcolarne l’orbita. Lo sai quanto tempo ci vuole per localizzare di nuovo l’asteroide, anche con tutte le nostre apparecchiature e strumentazioni moderne? Anni interi, a volte. Lo spazio è vastissimo, perfino nelle immediate vicinanze di una stella, e Rotor è piccolo.»

«Sì, ma noi cerchiamo un asteroide tra migliaia di asteroidi. Rotor, invece, sarà l’unico oggetto del suo genere in prossimità della Stella Vicina.»

«Chi te l’ha detto? Anche se la Stella Vicina non ha un sistema planetario nel senso che intendiamo normalmente, molto probabilmente sarà circondata da frammenti e detriti di qualche tipo.»

«Detriti morti, però, come i nostri asteroidi. Dal momento che Rotor sarà una Colonia viva, attiva, emetterà un’ampia gamma di radiazioni, che dovrebbero essere facilmente individuabili.»

«Sempre che Rotor sia davvero una Colonia viva… E se non lo fosse? Sarebbe solo un asteroide come tanti, e trovarlo potrebbe essere un’impresa immane, irrealizzabile, almeno entro un arco di tempo ragionevole.»

Inevitabilmente, la faccia di Fisher si contrasse in un’espressione infelice.

Tessa Wendel si lasciò sfuggire un’esclamazione sommessa e gli si avvicinò, cingendo con un braccio le sue spalle inerti. «Oh, caro… conosci la situazione. Devi affrontarla.»

Con voce strozzata, Crile disse: «Lo so. Però può darsi che siano sopravvissuti. Non è vero?».

«Può darsi» rispose Tessa, il tono non troppo convinto e privo di spontaneità. «E se sono sopravvissuti, tanto meglio per noi. Come hai fatto notare, in questo caso sarebbe facile individuarli tramite la loro emissione di radiazioni. E soprattutto…»

«Sì?»

«Koropatsky vuole che portiamo sulla Terra qualcosa che dimostri che abbiamo incontrato Rotor, che abbiamo compiuto veramente un viaggio di andata e ritorno nello spazio profondo, coprendo parecchi anni luce in qualche mese al massimo. Per luì, sarebbe la prova migliore. Solo che… Cosa potremmo portare di convincente? Supponiamo di trovare alla deriva nello spazio dei frammenti di metallo o di cemento. Un frammento qualsiasi non andrà bene. Un pezzo di metallo non identificabile come rotoriano sarebbe inutile, perché avremmo potuto benissimo portarlo con noi alla partenza. Anche se riuscissimo a trovare un oggetto tipico di Rotor, qualche manufatto che potrebbe provenire solo da una Colonia, potrebbero considerarlo un falso.

"Però, se Rotor fosse una Colonia viva e attiva, potremmo convincere un rotoriano a venire con noi. È possibile stabilire se un individuo è rotoriano… Ci sono le impronte digitali, lo schema retinico, l’analisi del DNA… Può darsi addirittura che sulle altre Colonie o sulla Terra ci siano delle persone in grado di riconoscere il rotoriano che porteremo con noi. Koropatsky vuole che facciamo così, l’ha fatto capire chiaramente. Ha sottolineato che Colombo, tornando dal suo primo viaggio, aveva portato con sé degli indigeni americani.»

Tessa sospirò a fondo prima di proseguire. «Naturalmente, non potremo portare sulla Terra tutto quello che vorremo, sia si tratti di persone, sia di oggetti. Forse un giorno avremo astronavi grandi come Colonie, ma la nostra prima nave sarà piccola, piuttosto primitiva, questo è certo. Al massimo saremo in grado di portare con noi un rotoriano, quindi dovremo scegliere la persona giusta.»

«Mia figlia Marlene» disse Fisher.

«Potrebbe rifiutarsi di venire. Possiamo prendere con noi solo qualcuno che sia disposto a tornare sulla Terra. Uno ci sarà tra tante migliaia di persone, magari più di uno… ma se tua figlia non…»

«Accetterà, verrà. Lascia che le parli. In qualche modo, la convincerò.»

«Sua madre potrebbe opporsi.»

«Convincerò anche lei» disse Fisher, ostinato. «In un modo o nell’altro, ci riuscirò.»

Tessa sospirò di nuovo. «Non posso permettere che tu ti illuda, Crile. Non capisci? Non possiamo portare con noi tua figlia, anche se fosse disposta a seguirci.»

«Perché? Perché no

«Aveva un anno quando se n’è andata. Non ha alcun ricordo del Sistema Solare. Nel Sistema Solare, nessuno potrebbe identificarla. È difficilissimo che ci siano dei documenti o dei dati d’archivio da esaminare, se non su Rotor. No, a noi serve una persona di mezza età come minimo, una persona che sia stata su qualche altra Colonia o, meglio ancora, sulla Terra.»