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«Siamo partiti quattordici anni fa. Perché non sono già qui?»

«Forse li spaventa il pensiero di un viaggio di due anni. Sanno che Rotor ha tentato, ma non sanno che il tentativo ha avuto successo. Forse pensano che i resti di Rotor siano sparsi nello spazio dal Sole a Nemesis.»

«A noi il coraggio di tentare non è mancato.»

«No, non lo avevamo il coraggio. Credi che Rotor avrebbe tentato se non ci fosse stato Pitt? È stato Pitt a trascinarci, e dubito che ci sia un altro Pitt sulle Colonie o sulla Terra. Lo sai che Pitt non mi piace. Non approvo i suoi metodi, la sua morale, o la sua mancanza di senso morale, la sua tortuosità, non approvo la sua capacità di essere freddo e spietato, che ha dimostrato di possedere mandando qui una ragazza come Marlene nella speranza di danneggiarla seriamente… eppure, se guardiamo i risultati, può darsi che Pitt passi alla storia come un grand’uomo.»

«Un grande capo» lo corresse Eugenia. «Tu sei un grand’uomo, Siever. C’è una differenza netta.»

Seguirono altri attimi di silenzio, finché Genarr non disse sottovoce: «Aspetto sempre che ci seguano, che arrivino qui. È questa la mia più grande paura, e sembra che si accentui quando vedo l’intruso che brilla in cielo. Ormai sono quattordici anni che abbiamo lasciato il Sistema Solare. Cos’hanno fatto loro in questi quattordici anni? Non te lo sei mai chiesto, Eugenia?».

«Mai» rispose lei, semiaddormentata. «Le mie preoccupazioni sono più immediate.»

22 Asteroide

XLVIII

22 agosto 2235! Significava qualcosa per Crile Fisher, perché era il compleanno di Tessa Wendel. Per la precisione, era il suo cinquantatreesimo compleanno. Tessa non fece alcun accenno al giorno, né al suo significato… forse perché su Adelia era così orgogliosa del proprio aspetto giovanile, o forse perché era fin troppo consapevole dei cinque anni di vantaggio di Fisher.

Ma a Crile non importava la loro relativa differenza di età.

Anche se Crile non fosse stato attratto dalla sua intelligenza e dal suo vigore sessuale, Tessa deteneva la chiave di Rotor, e lui lo sapeva.

Ora attorno agli occhi di Tessa c’erano delle minuscole grinze, e la parte superiore delle sue braccia era piuttosto flaccida, ma quel compleanno passato sotto silenzio fu un giorno trionfale per la scienziata. Tessa Wendel arrivò spedita nell’appartamento, che nel corso degli anni era diventato sempre più lussuoso, e si abbandonò sulla solida poltrona (dal fondo a campo d’energia) con un sorriso soddisfatto.

«È andato tutto liscio come lo spazio interstellare. Perfezione assoluta.»

«Mi sarebbe piaciuto assistere» disse Crile.

«Anche a me sarebbe piaciuto che fossi presente, Crile, ma adesso i non addetti ai lavori non sono ammessi, e ti coinvolgo già in fin troppo.»

L’obiettivo era stato Ipermnestra, un asteroide anonimo che si trovava in una posizione adatta allo scopo, non troppo vicino ad altri asteroidi in quel momento, e soprattutto non troppo vicino a Giove. Inoltre, non interessava a nessuna Colonia ed era abbandonato a se stesso. E, per concludere, c’erano le prime due sillabe del nome, un particolare senza dubbio insignificante, ma che sembrava indicare un obiettivo adeguato per un volo ultraluce nell’iperspazio.

«Dunque, la nave è arrivata a destinazione senza problemi…»

«A diecimila chilometri dall’asteroide. Avremmo potuto farla avvicinare di più senza difficoltà, ma non volevamo rischiare un’intensificazione del suo campo gravitazionale, anche se era debole. E naturalmente l’abbiamo riportata nel punto prestabilito. Adesso sta rientrando scortata da due navi normali.»

«Le Colonie saranno state all’erta, immagino.»

«Oh, certo, ma un conto è vedere la nave che sparisce improvvisamente, un conto è sapere dov’è andata, se è partita alla velocità della luce o a una velocità inferiore o a una molto superiore… e soprattutto, che sistema è stato usato. Quindi, quello che vedono le Colonie non significa proprio nulla.»

«Non avevano nulla nelle vicinanze di Ipermnestra, vero?»

«Non potevano conoscere la destinazione scelta, a meno che il nostro apparato di sicurezza non avesse funzionato, cosa che a quanto pare non si è verificata. E anche se lo avessero saputo o avessero indovinato qualcosa, sarebbe stato comunque troppo poco per aiutarli a capire. Considerando tutto, è andata in modo molto soddisfacente, Crile.»

«Un passo da gigante, allora.»

«Con altri passi da gigante ancora da compiere. Era la prima nave, in grado di trasportare un essere umano, di raggiungere una velocità ultraluce, però, come sai, il personale di bordo, se questa è l’espresione giusta, era costituito da un robot.»

«Il robot ha funzionato bene?»

«Benissimo, ma non è un dato molto significativo… dimostra solo che possiamo trasferire una massa abbastanza grande avanti e indietro senza danni… almeno senza danni a livello macroscopico. Ci vorranno parecchie settimane di controlli per assicurarsi che non ci siano stati danni pericolosi a livello microscopico. E, naturalmente, dobbiamo sempre costruire navi più grandi, mettere a punto i sistemi di sopravvivenza e collaudarli, aumentare i dispositivi di sicurezza. Un robot è più resistente di un essere umano.»

«E tutto procede secondo i programmi iniziali?»

«Finora. Finora, sì. Ancora un anno o un anno e mezzo, se non ci saranno disastri o incidenti inaspettati, e dovremmo riuscire a sorprendere i rotoriani, sempre che esistano ancora.»

Fisher sussultò e Tessa Wendel, l’aria abbattuta, si scusò: «Mi spiace. Continuo a ripromettermi di non dire cose del genere, ma ogni tanto mi sfuggono».

«Non importa» fece Fisher. «Hanno stabilito in modo definitivo che parteciperò alla prima spedizione su Rotor?»

«Ammesso che sia possibile prendere una decisione definitiva con un anno o più di anticipo. Potremmo trovarci di fronte all’improvviso a esigenze diverse.»

«Ma finora?»

«A quanto pare, Tanayama aveva lasciato un messaggio dicendo che ti era stato promesso un posto a bordo… Un gesto nobile… non me lo sarei mai aspettato da lui. Koropatsky è stato così gentile da accennare a quel messaggio, oggi, quando ho affrontato l’argomento. Sai, visto il successo del volo, mi è sembrato il momento giusto per parlargliene.»

«Bene! Tanayama me lo aveva promesso a voce. Sono contento che abbia lasciato una testimonianza concreta.»

«Come mai quella promessa? Ti spiace dirmelo? Secondo me, Tanayama era il classico tipo che non fa niente per niente.»

«È vero. Avrei partecipato al viaggio solo se ti avessi portata sulla Terra perché lavorassi al volo ultraluce. Come senz’altro ricorderai, la mia missione si è conclusa felicemente.»

Tessa sbuffò. «Dubito che il tuo governo si sia impegnato solo per questo motivo. Koropatsky ha detto che in circostanze normali non si sentirebbe obbligato a mantenere le promesse di Tanayama… però, tu sei stato su Rotor qualche anno, quindi questa tua conoscenza particolare potrebbe rivelarsi utile, secondo lui. Per me, può darsi che dopo tredici anni tu non conosca più tanto bene Rotor, comunque non ho detto nulla, perché dopo il volo sperimentale ero di ottimo umore, e ho deciso che, per il momento, ti amavo.»

Fisher sorrise. «Mi sento sollevato, Tessa. Spero che anche tu parteciperai al primo viaggio. Hai messo bene in chiaro questo punto?»

Tessa Wendel spostò la testa all’indietro di alcuni centimetri, quasi volesse mettere a fuoco meglio Crile Fisher. «È stata la parte più difficile, mio caro. Erano dispostissimi a mandarti incontro al pericolo, ma hanno spiegato che non potevano fare a meno di me. "Chi porterebbe avanti il progetto se dovesse succederle qualcosa?" hanno detto. E io ho risposto: "Uno qualsiasi dei miei venti assistenti, che sanno esattamente quello che so io sul volo ultraluce, e che hanno menti più giovani e pronte della mia". Una bugia, naturalmente, dato che in realtà nessuno è al mio livello, ma ha funzionato.»