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«Sentiamo.»

«Sei riuscita a mostrarmi la nave, a farmi entrare in questo sancta sanctorum. Ecco, non penso che Koropatsky l’avrebbe permesso se il progetto non fosse ormai ultimato. Anche lui è un maniaco della sicurezza, quasi come Tanayama.»

«Sì, per quanto riguarda l’ipercampo, la nave è pronta.»

«Ha volato?»

«Non ancora. Bisogna ancora sistemare alcune cose, ma non riguardano direttamente l’ipercampo.»

«Saranno necessari dei voli di prova, immagino.»

«Con un equipaggio a bordo, naturalmente. Senza equipaggio sarebbe inutile, perché non avremmo la certezza del perfetto funzionamento dei sistemi di sopravvivenza… non l’avremmo nemmeno usando degli animali.»

«Chi parteciperà al primo viaggio?»

«Dei volontari scelti tra i membri qualificati del progetto.»

«E tu?»

«Io sarò l’unica persona a non offrirsi volontaria. Io devo andare. Se dovesse verificarsi un’emergenza, voglio essere io a decidere il da farsi… non mi fiderei di nessun altro.»

«Allora… vengo anch’io?» chiese Crile.

«No.»

L’espressione di Fisher si fece subito cupa di rabbia. «Ma gli accordi…»

«Non parlavano dei voli di prova, Crile.»

«E quando finiranno?»

«Difficile dirlo. Dipende dai problemi che potrebbero sorgere. Se non ci sarà nessun intoppo, può darsi che due o tre voli bastino, che tutto si risolva nel giro di qualche mese»

«Quando si farà il primo volo di prova?»

«Non lo so, Crile. Stiamo ancora lavorando alla nave.»

«Avevi detto che era pronta.»

«Sì, per quel che riguarda l’ipercampo, è pronta. Ma stiamo installando i rivelatori neuronici.»

«Cosa sono? Non me ne hai mai parlato.»

Tessa Wendel non rispose. Si guardò attorno, pensierosa, poi disse: «Stiamo attirando l’attenzione, Crile, e ho il sospetto che certa gente qui non gradisca la tua presenza. Andiamo a casa».

Fisher non si mosse. «Ah, dunque ti rifiuti di parlare. Anche se è una questione della massima importanza per me.»

«Ne parliamo a casa.»

LIII

Crile Fisher era agitato, furibondo. Non aveva voluto sedersi e adesso sovrastava Tessa Wendel, che lo stava guardando accigliata dopo essersi accomodata scrollando le spalle sul divano bianco componibile.

«Perché sei arrabbiato, Crile?»

A Fisher tremavano le labbra. Le strinse, e attese un po’ prima di rispondere, quasi stesse cercando di imporsi la calma ricorrendo a un semplice sforzo muscolare.

Infine disse: «Formando un equipaggio senza di me, si creerà un precedente. E io non partirò mai. C’è una cosa che va chiarita subito… tutti devono capire che io faccio parte dell’equipaggio della nave, sempre… sia adesso, sia durante il viaggio verso la Stella Vicina… e Rotor. Non voglio essere escluso».

«Le tue sono conclusioni avventate. Non verrai escluso quando arriverà il momento cruciale. E poi la nave non è nemmeno pronta, per ora.»

«Avevi detto che era pronta. Cosa sono questi rivelatori neuronici che tiri in ballo all’improvviso? È tutto un trucco per farmi star buono, per distrarmi, e filare con la nave prima che mi accorga di essere stato escluso. Ecco a cosa mirano. E tu fai il loro gioco.»

«Crile, tu sei pazzo. L’idea del rivelatore neuronico è stata mia. Sono stata io a volerlo, a insistere.» Tessa lo fissò impassibile, sfidandolo con lo sguardo.

«L’idea è stata tua?» esplose Crile. «Ma…»

Tessa lo zittì alzando la mano. «È un progetto che abbiamo portato avanti di pari passo con la costruzione della nave. È una cosa che non rientra nel mio campo, ma per averla non ho dato un attimo di tregua ai neurofisici. Il motivo? Proprio perché voglio che tu sia a bordo della nave quando partirà per la Stella Vicina. Non capisci?»

Crile scosse la testa.

«Rifletti, Crile. Capiresti subito, se non fossi accecato da questa rabbia immotivata. È chiarissimo… Si tratta di un "rivelatore neuronico". Individua l’attività nervosa a distanza… l’attività nervosa complessa. In parole povere, individua la presenza dell ‘intelligenza.»

Fisher la fissò. «Parli dello strumento che usano i medici negli ospedali…»

«Certo. È uno strumento che viene impiegato abitualmente in medicina e in psicologia per individuare i disturbi mentali nella fase iniziale… ma a una distanza di metri. Io ho bisogno di un rivelatore utilizzabile a distanze astronomiche. Non è una nuova invenzione. È un vecchio strumento con un raggio d’azione ampliato enormemente. Crile, se Marlene è viva, sarà su Rotor… una Colonia in orbita chissà dove attorno alla stella. Non sarà facile localizzarlo, te l’ho detto. Se non lo troveremo in fretta, saremo sicuri che non sia là… o ci rimarrà il dubbio di essercelo lasciato sfuggire come un’isola nell’oceano o un asteroide nello spazio? E cosa faremo, allora? Continueremo a cercare per mesi, o anni, per controllare che non ci sia semplicemente sfuggito?»

«E il rivelatore neuronico…»

«Troverà Rotor.»

«Ma non sarà ugualmente un’impresa ardua localizzare…»

«No. L’universo è invaso da onde radio e onde luminose e radiazioni di ogni genere, e noi dovremo distinguere una fonte in mezzo a migliaia di altre. Si può fare, ma non è facile, e forse sarà un lavoro lungo. Comunque, la radiazione elettromagnetica tipica dell’attività neuronica complessa è un fenomeno unico. È improbabile che ci sia un’altra sorgente identica a quella che cerchiamo… o se ci sarà, sarà perché Rotor avrà costruito un’altra Colonia. Capito, adesso? Anch’io sono decisa a trovare tua figlia, ad aiutarti. Se non ti volessi sulla nave con noi, non farei tutto questo, no? Stai tranquillo, partirai.»

Fisher parve confuso. «E hai costretto tutti quanti ad accontentarti?»

«Ho un potere considerevole, Crile. E c’è dell’altro. È una cosa riservatissima… ecco perché non ho potuto parlartene là alla nave.»

«Oh? Di che si tratta?»

Il tono di Tessa Wendel si addolcì. «Crile, io penso spesso a te, più di quel che credi. Non immagini quanto desideri evitarti una delusione. E se non trovassimo nulla attorno alla Stella Vicina? E se il rivelatore ci dicesse che nei pressi della stella non c’è nessuna forma di vita intelligente? Dovremmo tornare subito a casa, a comunicare che non abbiamo trovato la minima traccia di Rotor? Su, Crile, adesso non abbatterti… La mancanza di radiazioni neuroniche nelle vicinanze della stella non dimostrerebbe nulla, non significherebbe necessariamente la morte di Rotor.»

«Ah, no? E cosa significherebbe?»

«Be’, può darsi che i rotoriani non siano stati soddisfatti della stella e abbiano deciso di proseguire… o che si siano fermati solamente per estrarre dagli asteroidi dei minerali di cui avevano bisogno, del materiale da costruzione, o per rinnovare i loro motori a microfusione.»

«In questo caso, come faremo a trovarli?»

«Sono partiti da quasi quattordici anni. Con l’iperassistenza, possono viaggiare solo alla velocità della luce. Se hanno raggiunto qualche stella e si sono insediati nelle sue vicinanze, la stella deve trovarsi entro un raggio di quattordici anni luce dalla Terra. Non sono molte le stelle comprese in questa distanza. Con la velocità ultraluce, possiamo raggiungerle tutte. Coi rivelatori neuronici, possiamo stabilire in breve tempo se Rotor si trova nelle vicinanze di una di queste stelle.»

«Ma se stessero viaggiando nello spazio interstellare in questo momento? Come faremmo a individuarli?»