«Potrebbe darsi, però non potremmo dimostrarlo con delle prove concrete. E in ogni caso, adesso Genarr è normale.»
«Sembra normale, immagino… però potrebbe esserci una ricaduta.»
«Non abbiamo motivo di crederlo.»
Un’espressione di impazienza comparve per un attimo sul volto del Commissario. «D’Aubisson, continui a contraddirmi. Sai benissimo che la posizione di Genarr è molto importante. La situazione nella Cupola è sempre precaria, dato che non sappiamo mai se e quando il Morbo tornerà a colpire. Genarr era prezioso perché sembrava immune al Morbo, ma adesso non mi pare che possiamo considerarlo ancora immune. Qualcosa è successo, e dobbiamo essere pronti a sostituirlo.»
«È una decisione che spetta a lei, Commissario. Io non ho detto che questa sostituzione sia una cosa necessaria, da un punto di vista medico.»
«Però terrai Genarr sotto osservazione, e terrai presente che forse sarà necessario sostituirlo, spero.»
«Fa parte dei miei doveri professionali.»
«Bene. Soprattutto dal momento che se bisognerà sostituire Genarr ho pensato a te.»
«A me?» Una scintilla di eccitazione illuminò un attimo il volto di Ranay D’Aubisson, prima che lei riuscisse a reprimerla.
«Sì. Perché no? Si sa che non mi ha mai entusiasmato l’idea di colonizzare Eritro. Ritengo sia meglio conservare la nostra mobilità, evitare di lasciarci intrappolare di nuovo da un grande pianeta. Tuttavia, sarebbe utile riuscire a colonizzare il pianeta, non per destinarlo alla popolazione, bensì per sfruttarlo come fonte di risorse… come la Luna nel vecchio Sistema Solare. Ma non possiamo farlo con la minaccia incombente del Morbo, no?»
«No, Commissario.»
«Quindi, innanzitutto dobbiamo risolvere questo problema. Non l’abbiamo mai risolto. Il Morbo è cessato, e noi ci siamo accontentati di come stavano le cose. Ma quest’ultimo incidente dimostra che il pericolo non è ancora passato. Forse nel caso di Genarr il Morbo non c’entra, o forse sì… comunque, quel che è certo è che Genarr è stato colpito da qualcosa, e adesso io voglio che questa questione abbia la massima priorità. Saresti la persona ideale per dirigere il progetto.»
«È una responsabilità che accetterei volentieri. Continuerei a fare quello che mi sto sforzando di fare anche adesso, ma con un’autorità maggiore. Esito un po’ all’idea di diventare Comandante della Cupola…»
«Come hai detto tu stessa, sta a me decidere. Mi pare di capire che se ti venisse offerta la carica non rifiuteresti, eh?»
«No, Commissario. Sarebbe un grande onore.»
«Già, non ne dubito» osservò freddo Pitt. «E cos’è successo alla ragazza?»
Per un attimo, Ranay D’Aubisson parve sorpresa quando il Commissario cambiò di colpo argomento. «La… la ragazza?» ripeté, balbettando quasi.
«Sì, la ragazza che era all’esterno della Cupola con Genarr… quella che si è tolta la tuta protettiva.»
«Marlene Fisher?»
«Sì, si chiama così. Che le è successo?»
La D’Aubisson esitò. «Ma… nulla, Commissario.»
«È quel che dice il rapporto. Però adesso lo sto chiedendo a te. Nulla?»
«Nulla di individuabile, né con l’analisi cerebrale né in qualsiasi altro modo.»
«Cioè, mentre Genarr, che indossava una tutaE, è stato colpito, alla ragazza, a questa Marlene Fisher, che era senza tuta, non è successo nulla?»
La D’Aubisson si strinse nelle spalle. «Assolutamente nulla, a quanto ci risulta.»
«Non ti sembra strano?»
«È una ragazza strana. La sua analisi cerebrale…»
«Lo so. So anche che ha delle doti insolite. L’hai notato?»
«Oh, sì. Certo.»
«Che ne pensi di quelle doti? Lettura del pensiero, per caso?»
«No, Commissario. Impossibile. Il concetto di telepatia è un’assurdità. Magari fosse lettura del pensiero… sarebbe meno pericoloso. I pensieri si possono controllare.»
«Cos’ha di più pericoloso, la ragazza?»
«A quanto pare, legge il linguaggio corporeo, e il linguaggio del corpo non si può controllare. Anche il minimo gesto è eloquente.» Ranay lo disse con una sfumatura di amarezza, che non sfuggì a Pitt.
«Lo hai sperimentato di persona?»
«Certo» rispose Ranay, l’espressione torva. «È impossibile stare accanto a quella ragazza senza sentire gli effetti sgradevoli delle sue capacità percettive.»
«Sì, ma cos’è successo?»
«Niente di serio, però è stato seccante.» Ranay arrossì e, per un attimo, serrò le labbra, come se fosse tentata di non rispondere. Ma l’attimo passò. «Dopo che avevo esaminato il Comandante Genarr» disse, quasi in un sussurro «Marlene mi ha chiesto come stava. Le ho spiegato che non aveva nulla di grave e che senza dubbio si sarebbe ripreso completamente. Lei mi ha detto, allora: "Perché sei delusa?". Io sono rimasta sorpresa e ho risposto: "Non sono delusa, sono contenta". La ragazza ha insistito: "Invece sei delusa. È chiaro. Sei impaziente". Era la prima volta che mi trovavo in quel tipo di situazione, anche se ne avevo sentito parlare, e non sapevo come comportarmi, la mia reazione istintiva è stata quella di ribattere: "Perché dovrei essere impaziente? Per quale motivo?". Marlene mi ha guardato seria, con quei grandi occhi scuri e inquietanti, poi ha detto: "Sembra che c’entri zio Siever…"»
Pitt l’interruppe. «Zio Siever? C’è qualche parentela?»
«No. È solo un appellativo affettuoso, credo… Be’, Marlene ha detto: "Sembra che c’entri zio Siever, forse vuoi prendere il suo posto e diventare Comandante della Cupola". Al che, me ne sono andata.»
«Come ti sei sentita quando ha detto questo?»
«Furiosa. Naturalmente.»
«Perché ti aveva calunniata? O perché aveva ragione?»
«Ecco, in un certo senso…»
«No, no. Niente risposte evasive, D’Aubisson. Si sbagliava o aveva ragione? Eri delusa per la guarigione di Genarr, abbastanza delusa da permettere alla ragazza di notarlo, o la ragazza ha immaginato tutto quanto?»
Le parole sembrarono uscire forzatamente dalle labbra della dottoressa. «Ha avvertito qualcosa che in effetti era presente.» Ranay fissò Pitt con aria spavalda. «Sono un essere umano, ho degli impulsi come chiunque altro. Lei stesso ha appena detto che potrebbe offrirmi quella carica, il che significa che mi considera una persona qualificata, mi pare.»
«Certo, ti ha calunniata moralmente… se non di fatto» osservò Pitt, senza il minimo cenno di umorismo. «Ma adesso rifletti… Abbiamo questa ragazza, insolita, molto strana, come indicato dall’analisi cerebrale e dal suo comportamento… e, inoltre, per quanto riguarda il Morbo, questa ragazza sembra immune. È chiaro… forse c’è un collegamento tra la sua struttura neuronica e la sua resistenza al Morbo. Non potrebbe essere uno strumento utile per studiare il Morbo?»
«Non saprei. Può darsi.»
«Non dovremmo provare?»
«Forse. Ma, come?»
«Esponendola il più possibile all’influenza di Eritro.»
La D’Aubisson disse pensierosa: «È proprio quello che vuole fare lei, e il Comandante Genarr sembra disposto ad accontentarla».
«Bene. Allora tu fornirai l’appoggio medico.»
«Capisco. E se la ragazza contrarrà il Morbo?»
«Dobbiamo ricordare che la soluzione del problema è più importante del benessere di un singolo individuo. Abbiamo un mondo da conquistare, e forse per conquistarlo dovremo pagare un prezzo… triste ma necessario.»
«E se Marlene subirà dei danni irreparabili, e questo tentativo non ci aiuterà a capire o a combattere il Morbo?»
«È un rischio che dobbiamo correre. In fin dei conti, può anche darsi che alla ragazza non accada nulla, e che studiando attentamente la sua immunità riusciamo a trovare qualche spunto fondamentale per arrivare a comprendere il Morbo. In tal caso, vinceremmo senza perdere nulla.»