«D’accordo. Farò come vuole lei.»
Ranay D’Aubisson si alzò in piedi a fatica.
La dottoressa studiò attentamente l’analisi computerizzata mentre Genarr osservava.
«Un’analisi strana» mormorò la D’Aubisson.
«Lo sapevamo fin dall’inizio» disse Genarr. «È una ragazza strana. Il punto è… non c’è nessun cambiamento?»
«Nessuno.»
«Sembri delusa.»
«Non ricominciamo, Comandante. C’è una certa delusione professionale. Mi piacerebbe studiare la malattia.»
«Come ti senti?»
«Gliel’ho appena detto…»
«Intendo dire, fisicamente. Hai avuto uno strano malore, ieri.»
«Non è stato un malore. Era tensione nervosa. Non capita spesso che mi accusino di volere che qualcuno sia gravemente ammalato… e che gli altri a quanto pare ci credano.»
«Cos’è successo? Una indigestione?»
«Può darsi. Dolori addominali, in ogni caso. E vertigini.»
«Ti succede spesso, Ranay?»
«No» rispose brusca la dottoressa. «Ed è altrettanto raro che mi accusino di scorrettezza professionale.»
«Era solo una ragazza eccitabile. Perché prendersela tanto?»
«Le spiace se cambiamo argomento? Dall’analisi cerebrale non risulta alcun cambiamento. Se prima la ragazza era normale, è normale anche adesso.»
«In tal caso, qual è il tuo parere professionale? Può continuare a esplorare Eritro?»
«Dal momento che apparentemente non ha contratto nulla, non ho motivo di proibirglielo.»
«Sei disposta a non limitarti a questo e a mandarla all’esterno?»
La D’Aubisson assunse un atteggiamento ostile. «Sa che sono stata dal Commissario Pitt…» Non sembrava una domanda.
«Sì, lo so» disse Genarr.
«Mi ha chiesto di dirigere un nuovo progetto per lo studio del Morbo di Eritro, e ci sarà uno stanziamento considerevole per finanziarlo.»
«Penso che sia una buona idea, e che abbia fatto bene a scegliere te come capo del progetto.»
«Grazie. Comunque, non mi ha nominata Comandante della Cupola al suo posto. Quindi, sta a lei, Comandante, decidere se Marlene Fisher può avere il permesso di uscire sulla superficie di Eritro. Io mi limiterò a sottoporla a un’analisi cerebrale se ci saranno segni di anormalità.»
«Ho intenzione di darle il permesso di esplorare liberamente Eritro a suo piacimento. Posso contare sul tuo appoggio?»
«Dal momento che ho espresso la mia opinione professionale e le ho detto che la ragazza non ha il Morbo, io non farò nulla per ostacolarla, Comandante, però dovrà essere lei, lei solo, a dare l’ordine. E se sarà necessario mettere qualcosa per iscritto, dovrà essere lei a firmare.»
«Ma tu non cercherai ti fermarmi.»
«Non ho motivo di farlo.»
Il pranzo era terminato, e in sottofondo si sentiva una musica sommessa. Siever Genarr, che durante il pasto aveva parlato di altre cose, vista l’inquietudine di Eugenia, infine disse: «Le parole sono le parole di Ranay D’Aubisson, ma dietro c’è la forza di Janus Pitt, si sente che è stato lui a dettarle».
L’espressione di Eugenia si fece ancor più ansiosa. «Lo pensi davvero?»
«Sì… e dovresti pensarlo anche tu. Conosci Janus meglio di me. Peccato. Ranay è una scienziata in gamba, ha una mente profonda, è una brava persona, però è ambiziosa… come tutti, del resto… quindi è corruttibile. Vuole davvero passare alla storia come la debellatrice del Morbo di Eritro.»
«E per riuscirci, sarebbe disposta a mettere a repentaglio Marlene?»
«Non nel senso che voglia farlo, o che sia smaniosa di farlo… disposta nel senso… be’, sì, se non c’è altro sistema.»
«Ma qualche altro sistema dev’esserci. Mandare Marlene incontro al pericolo, come una qualsiasi cavia… è mostruoso.»
«Non dal suo punto di vista… sicuramente, non da quello di Pitt. Vale senz’altro la pena di perdere una mente, se serve a liberare un mondo e a renderlo abitabile per milioni di persone. È crudele considerare il problema in questi termini, ma le generazioni future potrebbero fare di Ranay un’eroina proprio per la sua crudeltà, ed essere d’accordo con lei che valeva la pena di perdere una mente, o anche mille… se necessario.»
«Già, la mente di qualcun altro, però.»
«Naturale. Nel corso della storia, gli esseri umani sono sempre stati pronti a sacrificare gli altri. Pitt non esiterebbe di certo. Non sei d’accordo?»
«Riguardo Pitt? Sì, eccome» rispose Eugenia, energica. «E pensare che ho lavorato con lui in tutti questi anni.»
«Quindi puoi immaginare il suo atteggiamento moralistico in un caso del genere. "Il massimo bene per il massimo numero", direbbe. Ranay ammette di avere parlato con lui durante la sua recente visita su Rotor, e sono sicurissimo che Pitt le avrà detto proprio questo… magari usando altre parole ma lasciando inalterata la sostanza.»
«E cosa direbbe Pitt se il Morbo distruggesse Marlene e rimanesse un mistero insoluto?» fece amara Eugenia. «Cosa direbbe se la vita di mia figlia venisse rovinata inutilmente? E cosa direbbe la D’Aubisson?»
«La dottoressa sarebbe infelice, ne sono certo.»
«Perché non scoprirebbe nessuna cura e non diventerebbe famosa?»
«Naturalmente, però sarebbe infelice anche per la sorte di Marlene… e si sentirebbe in colpa, suppongo. Non è un mostro. In quanto a Pitt…»
«Lui è un mostro.»
«Be’, non proprio… ma è di vedute limitate. Vede solo i suoi piani per il futuro di Rotor. Se qualcosa dovesse andare storto, dal nostro punto di vista, indubbiamente Pitt si dirà che in ogni caso Marlene avrebbe intralciato i suoi piani… quindi, poco male per Rotor. E avrà la coscienza tranquilla.»
Eugenia scosse leggermente la testa. «Vorrei che ci sbagliassimo, che Pitt e la D’Aubisson non fossero colpevoli di certe cose.»
«Anch’io lo vorrei, ma mi fido di Marlene e della sua capacità di leggere il linguaggio del corpo. Se Marlene sostiene che Ranay era felice all’idea di poter studiare un caso di Morbo, io mi fido del suo giudizio.»
«La D’Aubisson ha detto che era felice per ragioni professionali» replicò Eugenia. «Se devo essere sincera, posso anche capirla. In fin dei conti, anch’io sono una scienziata.»
«Certo.» Il volto non propriamente bello di Genarr s’increspò in un sorriso. «Tu hai lasciato il Sistema Solare e hai affrontato un viaggio senza precedenti, di anni luce, per acquisire nuove conoscenze astronomiche, pur sapendo che quel viaggio avrebbe potuto essere fatale a tutti i rotoriani.»
«Molto improbabile, a mio avviso.»
«Abbastanza improbabile da spingerti a rischiare la vita di tua figlia, una bambina di un anno. Avresti potuto lasciarla a tuo marito, così sarebbe stata al sicuro, anche se in questo modo non l’avresti più rivista. Invece, l’hai esposta al pericolo, e non per il bene di Rotor… l’hai fatto per te stessa.»
«Smettila, Siever. Stai dicendo delle cose crudeli.»
«Sto solo cercando di dimostrarti che, con un po’ di ingegnosità, è possibile considerare da due punti di vista completamente opposti quasi qualsiasi cosa. Sì, Ranay parla di piacere professionale, però Marlene ha detto che l’atteggiamento della dottoressa era malvagio e, come ti ripeto, mi fido del giudizio di tua figlia.»
«Allora, suppongo che sia ansiosa di fare uscire di nuovo Marlene» disse Eugenia, mentre gli angoli della sua bocca si piegavano all’ingiù.
«Credo di sì, però è abbastanza cauta da insistere che sia io a dare l’ordine, e ha suggerito addirittura di metterlo per iscritto. Se dovesse andare storto qualcosa, vuole assicurarsi che la responsabilità ricada su di me. Comincia a ragionare come Pitt. Il nostro caro Janus è contagioso.»