"Adesso che conosciamo realmente la situazione, sappiamo che è impossibile che accada una cosa del genere. La nostra nave e un corpo di dimensioni considerevoli si respingerebbero e tenderebbero ad allontanarsi. Quindi, nessuna collisione, perché qualsiasi corpo celeste pericoloso si sposterà automaticamente dalla nostra traiettoria.»
Fisher si grattò la fronte. «Ma anche noi ci sposteremo, no? Ci sarà una deviazione improvvisa rispetto alla nostra rotta, no?»
«Sì, ma dato che probabilmente si tratterà di corpi di modeste dimensioni, sarà una deviazione molto piccola, facilmente correggibile… non è un prezzo molto alto per la nostra incolumità.» Tessa Wendel sospirò e si stiracchiò beata. «Ah, mai sentita meglio in vita mia… Quando torneremo sulla Terra, tutto questo farà scalpore.»
Fisher ridacchiò. «Sai, Tessa, prima che arrivassi tu, avevo già delle immagini morbose nella testa… noi persi nello spazio, senza scampo… la nave alla deriva per l’eternità, con cinque cadaveri a bordo, trovata un giorno da degli esseri intelligenti che si sarebbero commossi di fronte a questa tragedia spaziale…»
«Be’, non accadrà… garantito, caro» disse Tessa Wendel sorridendo. E si abbracciarono.
33 Mente
«Hai proprio deciso di uscire di nuovo, Marlene?» chiese Eugenia Insigna, abbattuta.
«Mamma» rispose Marlene, prossima a spazientirsi «sembra quasi che abbia preso questa decisione cinque minuti fa dopo un lungo periodo di incertezza. È da parecchio che non ho più dubbi… voglio stare là fuori, su Eritro. Non ho cambiato idea, e non la cambierò.»
«Lo so che sei convinta di non correre alcun rischio, e ammetto che finora non ti è successo nulla, però…»
«Mi sento al sicuro su Eritro. Sono attratta da Eritro. Zio Siever capisce.»
Eugenia guardò la figlia, come se intendesse obiettare ancora, poi però scosse la testa. Marlene aveva deciso, e nessuno doveva ostacolarla.
"Questa volta c’è più caldo su Eritro… con questa temperatura la brezza non guasta" pensò Marlene. Le nuvole grigiastre si rincorrevano in cielo un po’ più rapide, e sembravano più fitte.
Stando alle previsioni, il giorno dopo sarebbe piovuto. Chissà, forse sarebbe stato bello star fuori sotto la pioggia a osservare, rifletté Marlene. Le gocce sarebbero cadute nel ruscello sollevando mille spruzzi, avrebbero bagnato le rocce, e il terreno sarebbe diventato molle e fangoso.
Marlene raggiunse una roccia piatta accanto al ruscello. La spolverò con la mano, si sedette adagio, fissando l’acqua che scorreva attorno alle rocce che costellavano il torrentello, e pensò che la pioggia non doveva essere molto diversa da una doccia.
Una doccia che sarebbe scesa da tutto il cielo, però… quindi, sarebbe stato impossibile uscirne. "Si farà fatica a respirare?" si domandò d’un tratto Marlene.
No, impossibile. Sulla Terra pioveva sempre… be’, spesso, almeno… e a lei non risultava che la gente affogasse per la pioggia. "No, dev’essere come una doccia. Nella doccia si respira benissimo."
La pioggia non sarebbe stata calda, però, e a lei piacevano le docce calde, rifletté pigra Marlene. C’era una quiete perfetta lì fuori, e lei poteva riposare tranquilla, senza nessuno che la vedesse, che la osservasse… senza nessuno da interpretare. Era bellissimo non dover interpretare gli atteggiamenti degli altri.
Chissà che temperatura aveva, la pioggia? La stessa temperatura piacevole di Nemesis, magari? Certo, lei si sarebbe bagnata, e c’era sempre freddo quando si usciva dalla doccia bagnati. E la pioggia avrebbe bagnato anche i suoi vestiti.
Ma sarebbe stato sciocco tenere addosso degli indumenti quando pioveva. Non si entrava nella doccia vestiti. In caso di pioggia, l’unica cosa logica da fare era togliersi i vestiti.
Già… e metterli, dove? Quando si faceva la doccia, i vestiti si mettevano nella pulitrice. Lì su Eritro, forse, uno avrebbe potuto metterli sotto una roccia, o fare costruire una casetta in cui lasciarli nelle giornate di pioggia. In fin dei conti, perché portare dei vestiti se pioveva?
E se c’era il sole?
Naturalmente, se la giornata era fredda, i vestiti servivano. Ma nelle giornate calde…
Già… Perché la gente portava i vestiti su Rotor, dove c’era sempre caldo e regnava la massima pulizia? In piscina non li portava… al che, Marlene ricordò che i giovani dal corpo snello e ben fatto erano i primi a spogliarsi, e gli ultimi a rivestirsi.
Mentre le persone come Marlene non si spogliavano in pubblico. Forse era per questo che la gente portava i vestiti. Per nascondere il corpo.
Perché non era possibile sfoggiare la propria mente? Oh, era possibile invece, solo che alla gente non piaceva. Alla gente piaceva guardare i corpi ben fatti, ma arricciava il naso di fronte alle menti ben fatte. Perché?
Ma lì su Eritro, dove non c’era nessuno, Marlene avrebbe potuto togliersi i vestiti nelle giornate miti ed essere libera. Nessuno l’avrebbe indicata col dito o avrebbe riso.
Già, avrebbe potuto fare quello che voleva perché aveva un mondo intero e confortevole tutto per sé, un mondo che la circondava e l’avvolgeva come un’immensa coperta morbida e… solo silenzio.
Solo silenzio. Lo mormorò con la mente, per disturbarlo il meno possibile.
Silenzio.
Si drizzò. Silenzio?
Ma lei era uscita per sentire di nuovo la voce. Senza gridare, questa volta. Senza avere paura. Dov’era la voce?
Quasi l’avesse chiamata, quasi avesse fatto un fischio di richiamo…
"Marlene!"
Il suo cuore ebbe un lieve sussulto.
Marlene si controllò. Non doveva mostrarsi turbata o spaventata. Si guardò attorno, poi, molto calma, disse: «Dove sei?»
"Non è necerio… necessario far… far vibrare l’aria… per parlare."
La voce era quella di Aurinel, ma non parlava come Aurinel. Sembrava che facesse fatica a parlare, ma si intuiva che il suo linguaggio sarebbe migliorato.
"Migliorerà" disse la voce.
Marlene non aveva detto nulla. E non disse nulla nemmeno adesso. Pensò semplicemente: "Non devo parlare. Devo solo pensare".
"Devi solo adattare la struttura. Lo stai facendo."
"Però ti sento parlare."
"Sto adattando la tua struttura. È come se mi sentissi."
Marlene si umettò le labbra. Non doveva avere paura, doveva rimanere calma.
"Non c’è nulla di che… di cui… avere paura" disse la voce che assomigliava alla voce di Aurinel.
"Senti tutto, vero?" pensò Marlene.
"Ti disturba?"
"Sì."
"Perché?"
"Non voglio che tu sappia tutto. Certi pensieri voglio tenerli per me." (Marlene cercò di non pensare che forse quella era la reazione che avevano gli altri di fronte a lei, quando volevano celare i propri sentimenti… ma si rese conto che il pensiero sarebbe trapelato nell’attimo stesso in cui avesse cercato di non pensarlo.)
"Ma la tua struttura è diversa dalle altre."
"La mia struttura?"
"La struttura della tua mente. Le altre sono confuse… aggrovigliate. La tua è… splendida."
Marlene si umettò di nuovo le labbra, e sorrise. Quando la sua mente veniva percepita, si vedeva che era splendida. Esultò, e pensò con disprezzo alle ragazze che avevano solo… esteriorità.