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Con Genarr c’era Saltade Leverett, sospettoso, a disagio per la presenza contemporanea di tre persone, ma deciso; gli mancava l’eloquio verboso di Wu, però sapeva esprimersi con la massima chiarezza.

Quanto a Genarr, era silenzioso come Fisher, ma aspettava che loro risolvessero la questione… dal momento che sapeva qualcosa che gli altri tre non sapevano.

Ormai era notte, erano trascorse molte ore. Il pranzo e la cena erano stati serviti. C’erano state delle pause per attenuare la tensione, e approfittando di una pausa Genarr uscì per vedere Eugenia e Marlene…

«Non sta andando male» annunciò Genarr. «Entrambe le parti hanno molto da guadagnare.»

«E Crile?» chiese Eugenia, nervosa. «Ha parlato di Marlene?»

«Francamente, Eugenia, non è questo l’argomento della discussione, e lui non ne ha parlato. Però credo che sia molto infelice.»

«È giusto che lo sia» fu il commento amaro di Eugenia.

Genarr esitò. «Tu cosa pensi, Marlene?»

La ragazza lo guardò coi suoi occhi scuri imperscrutabili. «Non m’interessa, zio Siever. La cosa non mi riguarda più.»

«Un po’ crudele» borbottò Genarr.

Eugenia scattò rabbiosa. «Perché non dovrebbe esserlo? Abbandonata nell’infanzia…»

«Non sono crudele» disse Marlene, pensosa. «Se sarà possibile, farò in modo che la sua mente riacquisti la tranquillità, torni serena. Ma il mio posto non è accanto a lui… e nemmeno accanto a te, mamma. Mi spiace, ma io appartengo a Eritro. Zio Siever, mi dirai cosa decideranno, vero?»

«Te l’ho promesso.»

«È importante.»

«Lo so.»

«Dovrei essere là a rappresentare Eritro.»

«Immagino che Eritro sia presente, comunque interverrai anche tu prima della conclusione. Te lo assicuro, e in ogni caso ci penserà Eritro a farti intervenire.»

Dopo di che, Genarr rientrò per continuare la discussione…

ChaoLi Wu si rilassò, appoggiandosi allo schienale della sedia. Sulla sua faccia astuta non c’era segno di stanchezza.

«Vediamo di ricapitolare» disse. «Senza il volo ultraluce, questa stella, che chiamerò Nemesis, come voi, è la stella più vicina al Sistema Solare, quindi qualsiasi nave in viaggio verso le stelle dovrebbe per forza fermarsi qui, prima. Quando l’umanità avrà il vero volo ultraluce, comunque, la distanza non rappresenterà più un fattore determinante, e gli esseri umani non cercheranno la stella più vicina, bensì quella più adatta. Cercheranno stelle di tipo G, come il Sole, che abbiano almeno un pianeta di tipo terrestre. Nemesis verrà accantonata.

"Rotor, che a quanto pare finora ha fatto della segretezza un feticcio, per tenere lontani gli altri e avere questo sistema stellare tutto per sé, non deve più preoccuparsi. Non solo le altre Colonie non vorranno questo sistema, può anche darsi che non interessi più nemmeno a Rotor. Volendo, Rotor avrà la possibilità di scegliere, di cercare una stella di tipo G, o delle stelle di tipo G… ce ne sono milioni nei bracci a spirale della Galassia.

"Per avere il volo ultraluce, potreste pensare di ricorrere a un certo sistema: puntarmi un’arma e costringermi a rivelare tutto quello che so. Be’, sono un matematico, un teorico, e le mie informazioni sono limitate. Anche se doveste catturare la nostra nave, scoprireste pochissimo. Dunque, non vi resta che inviare una delegazione di scienziati e di tecnici sulla Terra, dove potremmo addestrarvi in modo adeguato.

"In cambio, chiediamo questo mondo, che chiamate Eritro. Se ho ben capito, voi non lo occupate… c’è solo questa Cupola, che viene usata per osservazioni astronomiche e altri tipi di ricerca. Voi vivete su delle Colonie.

"Mentre le Colonie del Sistema Solare possono allontanarsi in cerca di pianeti adatti, gli abitanti della Terra non possono farlo. Ci sono otto miliardi di persone che devono abbandonare la Terra in alcune migliaia di anni, e via via che Nemesis si avvicinerà al Sistema Solare, Eritro sarà utilissimo come scalo, servirà da stazione intermedia dove depositare i terrestri in attesa di trovare dei pianeti abitabili su cui trasferirli.

"Noi torneremo sulla Terra con un rotoriano scelto da voi, per dimostrare di essere stati qui davvero. Saranno costruite altre navi, e torneranno… potete star certi che torneremo, perché abbiamo bisogno di Eritro. Quindi porteremo con noi i vostri scienziati, che apprenderanno la tecnica del volo ultraluce, tecnica che metteremo a disposizione anche delle altre Colonie. Bene, ho ricapitolato esaurientemente quanto abbiamo deciso?» Leverett disse: «La cosa non è così semplice. Eritro dovrà essere terraformato se dovrà accogliere un numero considerevole di terrestri».

«Sì, ho tralasciato i particolari» annuì Wu. «Bisognerà occuparsi anche di quelli, ma non saremo noi a occuparcene.»

«Vero… il Commissario Pitt e il Consiglio dovranno decidere per Rotor.»

«E il Congresso Mondiale per la Terra. Ma vista la posta in gioco, non prevedo un fallimento delle trattative.»

«Ci vorranno delle garanzie. Quanto possiamo fidarci della Terra?»

«Quanto la Terra può fidarsi di Rotor, suppongo. Forse ci vorrà un anno per mettere a punto queste garanzie. O cinque anni. O dieci. In ogni caso, ci vorranno anni per costruire un numero sufficiente di navi con cui iniziare, ma abbiamo un programma che dovrebbe durare parecchie migliaia di anni, un programma, che si concluderà con l’abbandono della Terra e l’inizio della colonizzazione della Galassia.»

«Sempre che non ci siano altre intelligenze in concorrenza con noi» borbottò Leverett.

«Fino a prova contraria, non ci sono. Sarà il futuro a stabilirlo. Bene, adesso dovreste consultare il vostro Commissario, e scegliere il rotoriano che verrà con noi, così potremo ripartire al più presto per la Terra.»

A questo punto, Fisher si sporse in avanti. «Se mi è consentito, io suggerirei di scegliere mia figlia Marlene come…»

Genarr lo interruppe. «Mi spiace, Crile. Le ho parlato. Non vuole lasciare questo mondo.»

«Ma… se sua madre la seguisse, allora…»

«No, Crile. Sua madre non c’entra. Anche se tu rivolessi Eugenia, ed Eugenia decidesse di venire con te, Marlene rimarrebbe ugualmente su Eritro. E se decidessi di fermarti qui per stare con lei, sarebbe inutile lo stesso. L’hai persa, come l’ha persa sua madre.»

Fisher sbottò rabbioso: «È soltanto una bambina. Non può prendere queste decisioni!»

«Sfortunatamente per te, e per Eugenia, e per tutti noi, e forse per tutta l’umanità, Marlene può prendere queste decisioni. Infatti, le ho promesso che al termine della discussione le avremmo comunicato le nostre decisioni… E mi pare che adesso la discussione sia finita.»

«Non credo proprio che questo sia necessario» osservò Wu.

«Via, Siever» disse Leverett. «Non dobbiamo rivolgerci a una ragazzina e chiedere il suo permesso…»

«Per favore, ascoltatemi» li esortò Genarr. «È necessario. Dobbiamo rivolgerci a lei. Lasciatemi fare un esperimento. Propongo di chiamare Marlene per metterla al corrente delle nostre decisioni. Se qualcuno è contrario, esca. Si alzi ed esca.»

Leverett disse: «Ho l’impressione che tu sia uscito di senno, Siever. Non intendo giocare con una ragazzina. Parlerò con Pitt, adesso. Dov’è la tua trasmittente?»

Si alzò e, quasi subito, barcollò e cadde.

Wu scattò sulla sedia, allarmato. «Signor Leverett…»

Leverett si drizzò e tese il braccio. «Qualcuno mi aiuti.»

Genarr lo aiutò a rialzarsi e a tornare a sedersi. «Che è successo?» gli chiese.

«Non so di preciso» rispose Leverett. «Una fitta lancinante alla testa, che è durata solo un attimo…»

«Quindi non sei riuscito a lasciare la stanza.» Genarr si rivolse a Wu. «Dal momento che per lei è superfluo vedere Marlene, le spiace lasciare la stanza?»