Выбрать главу

Leverett disse. «Be’, io ci credo. Se questa è pazzia, siamo pazzi tutti.»

Genarr stava ancora sorreggendo Marlene, era chino su di lei. La ragazza aveva il respiro irregolare.

Fisher intanto si era alzato a fatica. «Sta bene?»

«Non lo so» borbottò Genarr. «È viva… ma non basta.»

Marlene aprì gli occhi. Il suo sguardo era vacuo, fisso.

«Marlene» mormorò Genarr, disperato.

«Zio Siever…» disse lei con un filo di voce.

Genarr sospirò, risollevato. Almeno, lo aveva riconosciuto.

«Non muoverti, cara. Aspetta che sia tutto finito.»

«È finito. Ah, finalmente, sapessi come sono contenta…»

«Ma stai bene?»

Marlene indugiò un attimo. «Sì, mi sento bene. Eritro dice che sto bene.»

Wu prese la parola. «Hai trovato questa conoscenza nascosta che dovremmo avere?»

«Sì, dottor Wu.» Marlene si passò una mano sulla fronte umida. «Era proprio nella sua mente.»

«Davvero? E cos’era?»

«È una cosa che io non capisco» rispose Marlene. «Forse lei capirà se gliela descrivo.»

«Se me la descrivi? Sentiamo.»

«Ecco, sarebbe la gravità che respinge le cose invece di attirarle.»

«Ah, la repulsione gravitazionale, sì» annuì Wu. «È un elemento del volo ultraluce.» Respirò a fondo, e il suo corpo si drizzò. «È una mia scoperta.»

«Be’, se si passa vicino a Nemesis a velocità ultraluce, c’è questa repulsione gravitazionale. Maggiore è la velocità, maggiore è la repulsione.»

«Sì, la nave verrebbe respinta.»

«E Nemesis non verrebbe spinta nella direzione opposta?»

«Sì, da una repulsione inversamente proporzionale alla massa, ma lo spostamento di Nemesis sarebbe infinitesimale.»

«Ma ripetendo l’operazione per centinaia di anni?»

«Lo spostamento di Nemesis sarebbe comunque piccolissimo.»

«Ma la sua traiettoria verrebbe deviata leggermente e su una distanza di anni luce la deviazione aumenterebbe a poco a poco e alla fine Nemesis potrebbe passare abbastanza lontano dalla Terra e non avere più un effetto distruttivo.»

«Be’…» disse Wu.

Leverett chiese: «È fattibile una cosa del genere?»

«Potremmo tentare… Se un asteroide passasse vicino alla stella a velocità normale, entrando nell’iperspazio per un trilionesimo di secondo e tornando nello spazio normale a un milione di chilometri di distanza… Oppure, degli asteroidi in orbita attorno a Nemesis… se continuassero a entrare nell’iperspazio sullo stesso lato…» Per un attimo, Wu si immerse nei propri pensieri. Poi, in atteggiamento difensivo: «Sicuramente ci sarei arrivato da solo, con un po’ di tempo a disposizione…»

Genarr disse: «Nessuno le toglierà il merito, credo. In fin dei conti, Marlene ha preso l’idea dalla sua mente».

Guardando gli altri, proseguì: «Bene, signori, a meno di terribili imprevisti, lasciamo perdere l’idea di usare Eritro come scalo… tanto, Eritro non ce lo permetterebbe comunque. Non dobbiamo più preoccuparci dell’evacuazione della Terra… basta che impariamo a sfruttare nel modo giusto la repulsione gravitazionale. Mi pare che la situazione sia migliorata parecchio grazie all’intervento di Marlene».

«Zio Siever» disse la ragazza.

«Sì, cara?»

«Ho sonno.»

XCIV

Tessa Wendel guardò Crile Fisher, seria. «Continuo a ripetermi: "È tornato". Sai, pensavo che non saresti tornato, quando ho capito che avevate trovato i rotoriani.»

«Marlene è stata la prima persona… la prima persona che ho trovato.»

Crile aveva lo sguardo fisso nel vuoto, e Tessa non lo disturbò. Meglio che si capacitasse subito. Avevano tante altre cose a cui pensare.

A bordo con loro c’era una rotoriana: Ranay D’Aubisson, un neurofisico. Vent’anni prima, aveva lavorato in un ospedale terrestre. Qualcuno certamente si sarebbe ricordato di lei e l’avrebbe riconosciuta. Ci sarebbero stati dei documenti che avrebbero permesso di identificarla. E Ranay D’Aubisson sarebbe stata la prova vivente della loro impresa.

Wu era cambiato. Era pieno di idee, continuava a pensare a come sfruttare la repulsione gravitazionale per deviare la traiettoria della Stella Vicina. (Adesso la chiamava Nemesis, ma se fosse riuscito a elaborare un piano per spostarla anche pochissimo, forse non sarebbe stata affatto la nemesis della Terra.)

E Wu era diventato modesto. Non voleva il merito della scoperta, il che a Tessa sembrava incredibile. Diceva che era un progetto d’equipe, e si rifiutava di aggiungere altro.

E soprattutto, intendeva tornare nel Sistema Nemesiano… non soltanto per dirigere il progetto. Voleva stare lì. «Tornerò anche a costo di fare il percorso a piedi» erano state le sue parole.

Tessa si accorse che Crile la stava guardando, leggermente accigliato.

«Perché pensavi che non sarei tornato, Tessa?»

Tessa decise di essere schietta. «Tua moglie è più giovane di me, Crile, ed ero sicura che non ti avrebbe consegnato tua figlia. E, dal momento che tu volevi tua figlia a tutti i costi, ho pensato…»

«Che sarei rimasto con Eugenia pur di non perdere mia figlia?»

«Più o meno.»

Fisher scosse la testa. «No, sarebbe stato inutile, in ogni caso. Pensavo che fosse Roseanne all’inizio… mia sorella. Gli occhi, soprattutto… ma assomigliava a Roseanne anche in altre cose. Ma era molto di più di Roseanne, Tessa, Non era umana, non è umana. Ti spiegherò, poi. Io…» Scosse di nuovo la testa.

«Non importa, Crile. Mi spiegherai con comodo.»

«Non è stata una perdita completa. L’ho vista. È viva. Sta bene. E in fondo a me interessava questo, immagino. Non so, dopo… dopo la mia esperienza, Marlene è diventata… semplicemente Marlene. Per il resto della mia vita, Tessa, voglio solo te.»

«Ti accontenti, Crile? Fai buon viso a cattiva sorte?»

«Cattiva sorte? Tutt’altro. Divorzierò ufficialmente, Tessa. Ci sposeremo. Lascerò Rotor e Nemesis a Wu, e noi due potremo sistemarci sulla Terra, o su qualsiasi Colonia tu desideri. Avremo una buona pensione, e potremo lasciare agli altri la Galassia e i suoi problemi. Abbiamo fatto abbastanza, Tessa. Certo, sempre che tu sia d’accordo…»

«D’accordissimo, Crile.»

Un’ora dopo, erano ancora abbracciati.

XCV

Eugenia Insigna disse: «Meno male che non ero presente. Continuo a pensarci. Povera Marlene. Chissà che paura aveva!»

«Sì. Però non si è tirata indietro, e grazie a lei la Terra è salva. Nemmeno Pitt può fare più nulla, adesso. In un certo senso, tutto il suo lavoro, il lavoro di una vita, è stato vanificato. Il suo progetto di costruire segretamente una nuova civiltà non ha più senso, non solo… ora Pitt deve collaborare al progetto per salvare la Terra. Deve. Rotor non è più nascosto. Possono raggiungerlo in qualsiasi momento, e il resto dell’umanità si schiererà contro di noi se non ci riuniremo ai nostri simili. E tutto questo non sarebbe successo senza Marlene.»

Eugenia stava pensando a cose più modeste, non alla portata storica dell’avvenimento. «Ma quando aveva paura, Marlene si è rivolta a te, non a Crile.»

«Sì.»

«E sei stato tu a stringerla, non Crile.»

«Sì, ma è stata una cosa normalissima, Eugenia, non interpretarla come un evento portentoso. Marlene mi conosceva, mentre non conosceva Crile.»

«Sempre una spiegazione chiara e semplice, eh, Siever? Tu sei fatto così. Ma sono contenta che si sia rivolta a te. Lui non la meritava.»

«Più che giusto. Non la meritava. Ma adesso, Eugenia… per favore, lascia perdere. Crile sta partendo. Non tornerà più. Ha visto sua figlia. L’ha vista trovare il modo di salvare la Terra. Non mi dispiace, questo… e non dovrebbe dispiacere nemmeno a te. Quindi cambiamo argomento. Lo sai che Ranay D’Aubisson parte con loro?»