— Siamo bloccati qua fuori. E questo vuol dire che sei fregato, amico. — Avrebbe voluto ridere, ma la risata gli rimase in gola.
— Case, amico — disse Maelcum — il Garvey è un rimorchiatore.
— Esatto — aggiunse Finn, e sorrise.
— Ti stai divertendo nel gran mondo, là fuori? — chiese il costrutto quando Case si ricollegò. — Ho immaginato che quello fosse Invernomuto che chiedeva il piacere di…
— Già. Ci potevi scommettere. Il Kuang è a posto?
— In pieno. Virus killer.
— Va bene. Abbiamo qualche intoppo, ma ci stiamo lavorando.
— Me lo vuoi raccontare, magari?
— Non ho tempo.
— D’accordo, ragazzo, non far caso a me. Tanto sono morto.
— Vai a farti fottere — sbottò Case, e cambiò, interrompendo la risata del Flatline simile al rumore di un’unghia su una lastra di vetro.
— Lei sognava una condizione che comportasse pochissima consapevolezza individuale — stava dicendo 3Jane. Teneva un grande cammeo nel cavo della mano e lo stava porgendo a Molly. Il profilo intagliato era molto simile al suo. — Beatitudine animalesca. Credo che considerasse l’evoluzione del proencefalo come una sorta di deviazione. — Ritrasse la spilla e la studiò, inclinandola in modo da cogliere la luce da diversi angoli. — Soltanto in certe situazioni estreme un membro del clan avrebbe sofferto gli aspetti più penosi dell’autocoscienza…
Molly annuì. Case ripensò all’iniezione. Cosa cavolo le avevano somministrato? Il dolore c’era ancora, ma gli arrivava come una concentrazione ristretta d’impressioni rimescolate. Larve fluorescenti si contorcevano nella coscia, la sensazione tattile della tela di sacco, l’odore del krill che friggeva… la sua mente batté in ritirata. Se evitava di metterle a fuoco, quelle impressioni si sovrapponevano, diventavano l’equivalente sensoriale del rumore di fondo. Se riusciva a fare questo al sistema nervoso di Molly, quale poteva essere il suo stato mentale?
La vista era limpida e luminosa in maniera anormale, perfino più nitida del solito. Ogni cosa pareva vibrare, ciascuna persona o oggetto sintonizzati su una frequenza diversa dalle altre in maniera impercettibile. Teneva le mani in grembo, sempre imprigionate dentro la sfera nera. Stava su una delle sedie della piscina, la gamba rotta sollevata, sorretta da un cuscino di pelle di cammello. 3Jane era seduta davanti a lei, su un altro cuscino, raggomitolata in una djellaba di seta grezza. Era molto giovane.
— Dov’è andato? — domandò Molly. — A farsi un’iniezione?
3Jane scrollò le spalle sotto le pieghe del pallido indumento pesante e si scostò dagli occhi una ciocca di capelli scuri. — Mi ha detto quando dovevo lasciarti entrare. Non ha voluto spiegarmi il perché. Tutto deve restare un mistero. Ci avresti fatto del male?
Case sentì che Molly esitava. — Avrei ucciso lui. Avrei tentato di uccidere il ninja. Poi avrei dovuto parlare con te.
— Perché? — chiese 3Jane, riponendo il cammeo in una delle tasche interne della djellaba. - Perché? E di che cosa?
Molly parve studiare quelle ossa lunghe e delicate, l’ampia bocca, lo stretto naso da falco. Gli occhi di 3Jane erano scuri, stranamente opachi. — Perché lo odio — rispose alla fine. — E la ragione sta nel modo in cui sono fatti i miei circuiti, in ciò che è lui e ciò che sono io.
— E lo spettacolo — annuì 3Jane. — Io ho visto lo spettacolo.
Molly annuì.
— Ma Hideo?
— Perché sono i migliori. Perché uno di loro una volta ha ucciso un mio socio.
3Jane assunse un’espressione molto seria. Inarcò le sopracciglia.
— Perché dovevo vedere — aggiunse Molly.
— E poi avremmo parlato, tu e io. Come stiamo facendo adesso? — I suoi capelli neri erano molto lisci, con la scriminatura al centro, ravviati all’indietro fino a formare una piccola crocchia opaca. — Adesso possiamo parlare?
— Toglimi questo affare — disse Molly, sollevando le mani imprigionate.
— Hai ucciso mio padre — disse 3Jane, senza il minimo cambiamento nel tono di voce. — Ho seguito la scena sui monitor. Lui li chiamava gli occhi di mia madre.
— Lui ha ucciso il pupazzo. Era uguale a te.
— Amava i gesti teatrali — replicò 3Jane, poi Riviera le fu accanto, euforico per la droga, con addosso il completo di tela a righe da forzato che aveva nel giardino pensile del loro albergo.
— State facendo conoscenza? È una ragazza interessante, vero? L’ho pensato subito quando l’ho vista la prima volta. — Passò oltre 3Jane. — Non funzionerà, sai.
— Davvero, Peter? — Molly riuscì a esibire un sorriso.
— Invernomuto non sarà il primo ad aver commesso lo stesso errore, quello di sottovalutarmi. — Attraversò il bordo della piscina rivestito di piastrelle fino a un tavolo smaltato di bianco per versare dell’acqua minerale in un massiccio bicchiere di cristallo per whisky. — Ha parlato con me, Molly. Suppongo che abbia parlato con tutti noi. Con te, e con Case, e qualunque cosa ci sia in Armitage con cui parlare. Non può capirci in senso stretto, sai. Ha i nostri profili, ma quelli sono soltanto dati statistici. Tu potresti essere un animale statistico, tesoro, e Case non è niente, ma… ma io possiedo una dote non quantificabile per sua stessa natura. — Bevve.
— E di cosa si tratta esattamente, Peter? — chiese Molly, con voce piatta.
Riviera sorrise raggiante. — La perversione. — Tornò dalle due donne, facendo vorticare l’acqua rimasta nel cilindro massiccio di cristallo di rocca intagliato, quasi provasse piacere nel sentire il peso dell’oggetto. — Il godimento di un atto gratuito. E io ho preso una decisione, Molly, una decisione del tutto gratuita.
Molly attese, sollevando lo sguardo su Riviera.
— Oh, Peter — disse 3Jane, con quella specie di gentile esasperazione di solito riservata ai bambini.
— Niente parola per te, Molly. Vedi, Invernomuto me ne ha parlato. 3Jane conosce il codice, naturalmente, ma tu non l’avrai. E neppure Invernomuto. La mia Jane è una ragazza ambiziosa, nella sua maniera deviata. — Tornò a sorridere. — Ha dei progetti sull’impero di famiglia, e un paio d’intelligenze artificiali fuori di senno, per quanto strano possa sembrare il concetto, finirebbero soltanto per intralciare. Così, ecco che arriva il suo Riviera per aiutarla a tirarsi fuori dagli impicci, capisci. E Peter dice: stai buona. Suona i dischi swing favoriti di papà e lascia che Peter evochi una banda all’altezza della situazione, uno spettacolo di ballerini, una veglia per il defunto sire Ashpool. — Trangugiò l’acqua rimasta nel bicchiere. — No, tu non vai bene, papà, proprio non vai bene. Adesso che Peter è tornato a casa. — E con il volto rosso e disteso per l’effetto piacevole della cocaina e della meperidina, scagliò il bicchiere con violenza contro la lente sinistra di Molly, frantumando la sua visione in un caos di sangue e luce.
Maelcum era bocconi contro il soffitto della cabina quando Case si tolse gli elettrodi. Un’imbracatura di nylon intorno alla vita era legata ai pannelli su entrambi i lati con corde antistrappo e ventose di gomma grigia. S’era tolto la camicia e stava lavorando su un pannello centrale con una sgraziata chiave inglese da zero-g. Le goffe contromolle dell’utensile vibrarono quando rimosse un altro bullone esagonale. Il Marcus Garvey gemeva e scricchiolava per la tensione gravitazionale.
— Il Muto accompagna io e te a attracco — annunciò lo zionita, facendo schizzare il bullone esagonale in una borsa a rete appesa alla cintura. — Maelcum pilota atterraggio, intanto abbiamo bisogno di arnesi per lavoro.
— Tieni gli arnesi là dentro? — Case allungò il collo, osservando i fasci di muscoli che si gonfiavano sulla schiena bronzea.