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Gli elettrodi sbattevano intorno al collo di Case mentre seguiva lo zionita. Gli ologrammi di Riviera li stavano aspettando, le scene di tortura e i bambini cannibali. Molly aveva rotto il trittico. Maelcum li ignorò.

— Calma — suggerì Case, costringendosi a raggiungere la figura che avanzava a grandi passi. — Devo farlo nella maniera più adatta.

Maelcum si fermò, si girò, e lo fissò aggrottando la fronte. — Adatta, amico? Adatta come?

— C’è Molly là dentro, ma ormai è fuori gioco. Riviera può lanciare ologrammi. Forse ha la Fletcher di Molly. — Maelcum annuì. — E c’è il ninja, la guardia del corpo della famiglia.

Maelcum corrugò ancora di più la fronte. — Tu ascolta, Babilonia, amico — disse. — Io sono guerriero. Ma questo non è combattimento, non è combattimento di Zion. Babilonia combatte Babilonia, si mangia da sola, sai? Ma tu vedi che io e tu cerchiamo tirar fuori di qui Rasoio Danzante.

Case sbatté le palpebre.

— Lei guerriero — aggiunse Maelcum, come se questo spiegasse tutto. — Adesso, dimmi, amico, chi non devo uccidere?

— 3Jane — rispose Case, dopo un attimo di silenzio. — Una ragazza che sta là dentro. Indossa una specie di veste bianca, con un cappuccio. Abbiamo bisogno di lei.

Quando raggiunsero l’ingresso, Maelcum entrò di filato, e a Case non restò che seguirlo.

Il regno di 3Jane era deserto, la piscina vuota. Maelcum gli porse il deck e il costrutto e raggiunse il bordo della piscina. Oltre i mobili bianchi da giardino c’era il buio, le ombre delle pareti frastagliate, alte fino alla vita, gli ultimi residui crollati del labirinto.

L’acqua lambiva paziente il fianco della piscina.

— Sono qui — disse Case. — Devono esserci.

Maelcum annuì.

La prima freccia gli trafisse l’avambraccio. Il Remington ruggì, il lampo della sua canna lungo un metro avvampò azzurro nella luce irradiata dalla piscina. La seconda freccia centrò in pieno il fucile, mandandolo a rotolare sopra le piastrelle bianche. Maelcum crollò seduto, e armeggiò con la cosa nera che gli sporgeva dal braccio. La strattonò.

Hideo uscì dalle ombre, una terza freccia pronta nell’esile arco di bambù. Fece un inchino.

Maelcum lo guatò, con la mano ancora stretta intorno all’asticella d’acciaio.

— L’arteria è intatta — disse il ninja. Case ricordò la descrizione di Molly dell’uomo che aveva ucciso il suo amante. Hideo era un altro di quegli individui. Senza età, emanava una sensazione di serenità, di calma assoluta. Indossava un paio di calzoncini color kaki tutti sfilacciati e un paio di morbide scarpe scure che gli calzavano i piedi come guanti, divise agli alluci come le calze tabi. L’arco di bambù era un pezzo da museo, ma la faretra di lega nera che sporgeva dalla spalla sinistra sembrava uscita dal miglior negozio d’armi di Chiba. Il petto bruno era nudo e liscio.

— Mi hai stroncato il pollice con la seconda, amico — si lamentò Maelcum.

— La forza di Coriolis — replicò il ninja, facendo un nuovo inchino. — È difficilissimo con un proiettile che si muove lentamente in una gravità rotazionale. Non era voluto.

— Dov’è 3Jane? — Quando Case si portò al fianco di Maelcum, vide che la punta della freccia del ninja era come un rasoio a doppia lama. — Dov’è Molly?

— Ciao, Case. — Riviera uscì dal buio alle spalle di Hideo, con la Fletcher di Molly in pugno. — Non so perché ma mi sarei quasi aspettato di vedere Armitage. Adesso abbiamo assoldato dei rinforzi nel gruppo Rasta?

— Armitage è morto.

— Armitage non è mai esistito, per essere esatti, ma la notizia non mi sorprende.

— L’ha ucciso Invernomuto. Adesso è in orbita intorno al fuso.

Riviera annuì. I suoi lunghi occhi grigi passarono da Case a Maelcum, per poi ritornare a Case. — Temo che per te finisca qui — disse.

— Dov’è Molly?

Il ninja rilasciò la tensione sulla sottile corda intrecciata, abbassando l’arco. Quindi attraversò la distesa piastrellata fin dove si trovava il Remington e lo raccolse. — Questo non ha la minima finezza — disse, come se stesse parlando da solo. La sua voce era rilassata e piacevole. Ogni suo minimo movimento faceva parte di una danza che non finiva mai, perfino quando il corpo era immobile, in posizione di riposo, ma malgrado tutta la potenza che evocava emanava anche umiltà, una schietta semplicità.

— Finisce qui anche per lei — rispose Riviera.

— Forse 3Jane non ci starà, Peter — ribatté Case, indeciso su quale fosse l’impulso che l’aveva indotto a parlare. I dermi imperversavano ancora nel suo sistema, l’antica febbre cominciava ad afferrarlo, la follia di Night City. Ricordava bene i momenti di grazia, quando poteva agire al limite, quando scopriva di potere talvolta parlare più in fretta di quanto riuscisse a pensare.

Gli occhi grigi si aguzzarono. — Perché, Case? Perché pensi ciò?

Case sorrise. Riviera non sapeva dell’apparecchiatura simstim. L’aveva mancata per la fretta di trovare le droghe che Molly gli portava. Ma com’era possibile che Hideo non se ne fosse accorto? E Case era certo che il ninja non avrebbe mai permesso che 3Jane curasse Molly senza aver prima controllato che non ci fossero marchingegni e armi nascoste. No, decise, il ninja lo sapeva. Perciò anche 3Jane doveva saperlo.

— Dimmi, Case — proseguì Riviera, sollevando la canna sforacchiata della Fletcher.

Qualcosa gemette dietro di lui, tornò a scricchiolare. 3Jane spinse fuori dall’ombra Molly, relegata su una cigolante poltrona a rotelle vittoriana. Molly era infagottata in una coperta a strisce rosse e nere, e lo stretto schienale di canne dell’antiquata carrozzina torreggiava sopra di lei. Molly sembrava molto piccola. Infranta. Una chiazza di micropori d’un bianco accecante copriva la lente danneggiata, l’altra balenava vuota quando la testa oscillava, accompagnando il movimento della seggiola.

— Un volto familiare — osservò 3Jane. — Ti ho visto la sera dello spettacolo di Peter. E questo, chi sarebbe?

— Maelcum — disse Case.

— Hideo, estrai la freccia e benda la ferita del signor Maelcum.

Case stava fissando Molly, il suo volto esangue.

Il ninja si avvicinò a Maelcum seduto, fermandosi per appoggiare l’arco e il fucile ben lontano dalla portata degli altri, e prelevò qualcosa dalla tasca. Un tronchese per bulloni. — Devo tagliare l’asticella — spiegò. — È troppo vicina all’arteria. — Maelcum annuì. Il suo viso era grigiastro e coperto da un velo di sudore.

Case si rivolse a 3Jane. — Non c’è molto tempo — ricordò.

— Per chi, esattamente?

— Per tutti noi. — Si sentì uno schiocco quando Hideo troncò l’asticella metallica della freccia. Maelcum cacciò un gemito.

— Dico sul serio — interloquì Riviera. — Non ti divertirà affatto ascoltare questo artista fallito dell’imbroglio fare il suo ultimo numero disperato. Sarà molto sgradevole, te lo posso assicurare. Finirà per strisciare sulle ginocchia, si offrirà di venderti sua madre, proporrà le più noiose prestazioni sessuali…

3Jane buttò la testa all’indietro e scoppiò a ridere. — Davvero credi che non lo farei, Peter?

— I fantasmi confonderanno le menti questa sera, signora mia — dichiarò Case. — Invernomuto affronterà l’altro, Neuromante. Una volta per tutte. Lo sai.

3Jane sollevò le sopracciglia. — Peter ha ventilato qualcosa del genere, ma dimmi dell’altro.

— Ho incontrato Neuromante. Ha parlato di tua madre. Credo sia una specie di gigantesco costrutto ROM, per registrare la personalità, soltanto che è interamente composto di RAM. I costrutti sono convinti di esserci, di essere veri, soltanto che va avanti in eterno.