Restò a guardarmi, confuso, e chinò la testa. «Non parlavo di vampiri».
«E allora perché pensavi che fosse rischioso restare?».
Mi lanciò un’occhiata colpevole. «Quella che correva il rischio eri tu, non io».
«Non capisco».
Abbassò gli occhi e scalciò un sasso. «Ci sono molte ragioni per cui è meglio che non ti ronzi attorno, Bella. Innanzitutto non avrei dovuto rivelarti il nostro segreto, ma ciò che più mi preoccupa è che corri troppi rischi. Se perdo la pazienza... e mi scaldo troppo... potresti farti male».
Meditai sulle sue parole. «Anche prima, quando ti sei arrabbiato... quando ti ho urlato contro... e tremavi?».
«Già». Chinò ancora di più la testa. «Sono stato davvero stupido. Devo imparare a controllarmi meglio. Ho giurato che, qualunque cosa mi avessi detto, non avrei perso le staffe. Invece ero talmente furioso al pensiero di averti persa... di non essere accettato per ciò che sono...».
«Cosa ti succede se... perdi le staffe?», sussurrai.
«Mi trasformerei in lupo», bisbigliò.
«Non c’è bisogno della luna piena?».
Alzò gli occhi al cielo. «La versione hollywoodiana non è la più fedele». Fece un sospiro e tornò serio. «Non c’è bisogno che ti senta sotto pressione, Bells. Ce ne occuperemo noi. Stiamo tenendo d’occhio Charlie e gli altri, e faremo in modo che non gli accada nulla. Fidati».
Sentirlo parlare al futuro mi fece balzare alla mente un pensiero molto, molto ovvio, che avrei dovuto cogliere se l’idea che Jacob e i suoi amici avevano combattuto e sconfitto Laurent non mi avesse distratto tanto da dimenticarmene.
Ce ne occuperemo noi.
Non era finita.
«Laurent è morto», dissi con un filo di voce, e il mio corpo divenne freddo come il ghiaccio.
«Bella?», chiese Jacob in ansia, sfiorandomi la guancia pallida.
«Se Laurent è morto... una settimana fa... allora gli ultimi delitti sono opera di qualcun altro».
Jacob annuì, serrò le mascelle e ricominciò a parlare: «Erano in due. Pensavamo che la sua compagna volesse combattere contro di noi: le nostre storie raccontano che se uccidi un membro di una coppia, l’altro ce l’avrà a morte con te; invece lei continua a fuggire e ritornare. Se sapessimo cosa cerca, sarebbe più facile catturarla. Ma non ci lascia indizi. Continua a ballare sul confine, come volesse mettere alla prova le nostre difese e cercare un ingresso. Ma per dove? Dove vuole arrivare? Secondo Sam, vuole costringerci a sparpagliarci per avere qualche possibilità in più...».
Sentii la sua voce farsi sempre più fioca, fino a giungere da oltre un tunnel per poi diventare indecifrabile. Avevo la fronte zuppa di sudore e lo stomaco sconquassato quasi fosse tornata l’influenza. Anzi, proprio come se avessi l’influenza.
Abbandonai la stretta di Jacob e mi chinai sul tronco. Ero preda di vane convulsioni: lo stomaco era vuoto, scosso da conati che non potevano espellere niente.
Victoria era tornata. E cercava me. Intanto uccideva gli sconosciuti nei boschi. E nei boschi c’era Charlie...
Avevo la nausea e mi girava la testa. Sentii le mani di Jacob sulle spalle a impedire che mi accasciassi sulle rocce. Il suo respiro mi scaldava la guancia: «Bella! Che succede?».
«Victoria», farfugliai appena fui in grado di riprendere a respirare, tra un conato e l’altro.
A questo nome, udii nella testa il ringhio furioso di Edward.
Jacob mi fece rialzare. Goffamente, mi prese in braccio, posando la mia testa inerte contro la sua spalla. Mi spostò dalla fronte i capelli madidi di sudore.
«Chi?», domandò. «Mi senti, Bella? Bella?».
«Laurent non era il suo compagno», mugugnai, col viso affondato nella spalla di Jacob. «Erano soltanto vecchi amici...».
«Ti serve dell’acqua? Chiamo un dottore? Dimmi che devo fare», chiese agitato.
«Non sono malata: ho paura», spiegai con un sussurro. Ma il termine “paura” non era abbastanza.
Jacob mi diede un buffetto sulla schiena. «Hai paura di questa Victoria?».
Annuii tremando.
«Victoria è la femmina con i capelli rossi?».
Senza smettere di tremare mormorai un «sì».
«Come fai a sapere che non era la sua compagna?».
«È stato Laurent a svelarmelo. Lei stava con James», risposi e mostrai automaticamente la mia cicatrice.
Jacob mi voltò la testa e la tenne ferma con la sua grossa mano. Mi guardò dritto negli occhi. «Ti ha detto altro, Bella? È importante. Sai cosa cerca?».
«Certo che sì», sussurrai. «Cerca me».
Strabuzzò gli occhi, poi mi guardò torvo. «Perché?».
«Edward ha ucciso James», bisbigliai. Ero talmente stretta tra le braccia di Jacob da non aver bisogno di chiudere la voragine; c’era lui a tenermi assieme. «E lei si è... infuriata. Ma secondo Laurent, trova più giusto vendicarsi su di me anziché su Edward. Compagna per compagno. Non sapeva—e immagino che ancora non lo sappia—che... che...», deglutii a fatica, «che le cose sono cambiate. Per Edward, perlomeno».
Le mie parole catturarono l’attenzione di Jacob, mentre sul suo volto scorreva un fiume di espressioni diverse. «È così che è andata? Per questo i Cullen sono partiti?».
«In fin dei conti sono un semplice essere umano. Niente di speciale», scrollando debolmente le spalle.
Una specie di ringhio, o più che altro la sua imitazione umana, risuonò nel petto di Jacob, contro cui poggiavo l’orecchio. «Se quell’idiota succhiasangue è davvero tanto stupida...».
«Per favore», mugolai. «Per favore, no».
Jacob tacque e annuì.
«È importante», ribadì, preso dai suoi pensieri. «Sono esattamente le informazioni che ci servivano. Dobbiamo dirlo subito agli altri».
Si alzò e mi aiutò a rimettermi in piedi. Mi cinse i fianchi finché non fu sicuro del mio equilibrio.
«Sto bene», mentii.
Sciolse l’abbraccio e mi prese per mano.
«Andiamo».
Mi trascinò verso il pick-up.
«Dove andiamo?», chiesi.
«Non lo so ancora», confessò. «Convocherò una riunione. Tu aspetta un minuto qui, d’accordo?». Mi aiutò ad appoggiarmi alla fiancata del pick-up e lasciò la mia mano.
«Dove vai?».
«Torno subito», rispose. Poi si voltò e sfrecciò nel parcheggio, per attraversare il sentiero e sparire nella foresta. Correva rapido tra gli alberi, agile come un cervo.
«Jacob», urlai rauca, ma ormai era lontano.
Non era il momento migliore per restare sola. Pochi secondi dopo che Jacob si fu allontanato, ero già in iperventilazione. Mi trascinai al posto di guida e all’istante abbassai le sicure tutte assieme. Quel gesto non mi fece sentire affatto più protetta.
Victoria mi stava dando la caccia. Era una fortuna che non mi avesse già trovata... fortuna unita a cinque licantropi adolescenti. Sbuffai. Jacob poteva dire quel che voleva, ma il pensiero che si avvicinasse a Victoria era terrificante. Non m’importava in cosa si trasformasse quando si arrabbiava. Vedevo lei, l’espressione selvaggia, i capelli come fiamme, letale, indistruttibile...
Eppure, secondo Jacob, Laurent non c’era più. Possibile? Edward—mi serrai tra le braccia, automaticamente—mi aveva spiegato quanto fosse difficile uccidere un vampiro. Solo un suo simile poteva riuscirci. Ma Jake aveva detto che i licantropi erano fatti apposta...
Aveva aggiunto che stavano tenendo d’occhio Charlie e che avrei dovuto fidarmi della loro protezione. Come facevo a fidarmi? Nessuno di noi era al sicuro! Men che meno Jacob se stava cercando di mettersi tra Victoria e Charlie... Tra Victoria e me...
Per poco non ricominciai a vomitare.
Un colpo secco sul finestrino mi fece sobbalzare, terrorizzata, ma era soltanto Jacob, già di ritorno. Aprii la portiera con mano tremante, risollevata.
«Hai davvero paura, eh?», chiese mentre saliva.
Annuii.
«Non ce n’è bisogno. Baderemo noi a te; a te e a Charlie. Te lo prometto».
«L’idea che vi imbattiate in Victoria mi spaventa molto più del pensiero che sia lei a trovare me», sussurrai.