Выбрать главу

Verne sbucò da dietro l’angolo. «Butta quella pistola!»

L’omaccione teneva l’arma puntata in direzione della vetrata dalla quale era caduta Rachel. Verne non poteva perdere tempo e sparò quindi due volte. Heshy crollò sul pavimento. Lydia urlò. Verne rotolò a terra e sparì dietro il divano. La donna urlò di nuovo.

«Heshy!»

Verne fece capolino, convinto che Lydia tenesse la pistola puntata contro il divano, ma si sbagliava. Lei lasciò l’arma e, sempre urlando, cadde in ginocchio e prese a cullare dolcemente la testa di Heshy.

«No! Non morire! Ti prego, Heshy, ti prego, non lasciarmi!»

Verne diede un calcio alla pistola di Lydia e le puntò contro la sua.

La voce della donna si era fatta più bassa, morbida, materna. «Ti prego, Heshy. Ti prego, non morire. Oh Dio, per favore, non mi lasciare.»

«Non ti lascerò mai» disse lui.

La donna guardò con occhi imploranti Verne, che non stette nemmeno a telefonare al Pronto intervento. Già si udivano infatti le sirene. Heshy afferrò la mano di Lydia. «Lo sai quello che devi fare» le ricordò.

«No» fece lei, questa volta con una vocina da bambina.

«Lydia, sapevamo che sarebbe arrivato questo momento.»

«Non morirai.»

Heshy chiuse gli occhi, il suo respiro si era fatto più affannoso.

«Il mondo penserà che eri un mostro» disse lei.

«A me interessa solo quello che pensi tu. Promettimelo, Lydia.»

«Guarirai.»

«Promettimelo.»

Lydia scosse il capo, mentre le lacrime le rigavano le guance. «Non posso.»

«Sì che puoi.» Heshy riuscì ad abbozzare un ultimo sorriso. «Sei una grande attrice, non dimenticarlo.»

«Ti amo.»

Ma gli occhi di lui si erano chiusi. Lydia continuò a singhiozzare, a implorarlo di non lasciarla. Le sirene si fecero più vicine. Verne arretrò di un passo. Quando gli agenti entrarono, si raccolsero in circolo attorno a lei. E Lydia all’improvviso sollevò il capo che teneva poggiato sul petto di Heshy.

«Dio ti ringrazio» disse, con il viso rigato di lacrime. «Il mio incubo finalmente è finito.»

Rachel fu portata d’urgenza all’ospedale, io avrei voluto seguirla, ma la polizia la pensava diversamente. Allora telefonai a Zia pregandola di prendersi cura di lei.

Fummo interrogati per ore. Sentirono Verne, Katarina e me, prima separatamente e poi tutti assieme. Sono convinto che credettero alle nostre parole. C’era anche Lenny, e dopo un bel po’ arrivarono Regan e Tickner che stavano passando in rassegna gli archivi di Bacard come gli aveva chiesto Lenny.

Fu Regan a parlarmi per primo. «Giornata faticosa, vero, Marc?»

Ero seduto di fronte a lui. «Le sembro nello stato d’animo per una chiacchierata, detective?»

«La donna si fa chiamare Lydia Davis, ma il suo vero nome è Larissa Dane.»

Feci una smorfia. «Perché questo nome non mi giunge nuovo?»

«Era stata un’attrice bambina.»

All’improvviso ricordai. «Trixie, di Family Laughs.»

«Proprio lei, o quanto meno così dice. Sostiene che quell’uomo, del quale sappiamo solo che si chiamava Heshy, la teneva prigioniera e la violentava. Dice che la costringeva a fare certe cose. Secondo il suo amico Verne è tutta una balla, ma la cosa per il momento non ha importanza. Sempre la Dane giura di non sapere niente della sua bambina.»

«Com’è possibile?»

«Dice che lei e quell’Heshy erano soltanto dei manovali, che Bacard aveva proposto a Heshy di chiedere il riscatto di una bambina che non avevano rapito. Un sacco di soldi e oltretutto quasi senza rischiare, dal momento che la bambina non l’avevano loro.»

«Dice anche che non c’entra con quello che è successo a casa mia un anno e mezzo fa?»

«Proprio così.»

Guardai Lenny e anche lui la pensava come me. «Ma avevano la mia pistola, quella con cui hanno ucciso il fratello di Katarina.»

«Sì, lo sappiamo. Secondo la donna era stato Bacard a darla a Heshy per incastrare lei, Marc. Heshy ha sparato a Pavel e poi ha lasciato lì la pistola per farci credere che eravate stati voi due.»

«E come hanno fatto a procurarsi i capelli di Tara per la richiesta di riscatto? E anche la tutina?»

«Secondo la Dane glieli aveva dati Bacard.»

Scossi il capo. «Quindi sarebbe stato Bacard a rapire Tara?»

«La donna dice di non saperlo.»

«E mia sorella? Che parte avrebbe avuto?»

«Ancora una volta la Dane dà la colpa a Bacard, che avrebbe fatto il nome di Stacy perché le si attribuisse tutta la colpa. Heshy ha dato i soldi a Stacy, dicendole di versarli in banca, e poi l’ha uccisa.»

Guardai Tickner, poi mi rivolsi di nuovo a Regan. «Non quadra, come spiegazione.»

«Ci stiamo ancora lavorando sopra.»

«Avrei una domanda» intervenne Lenny. «Perché dopo un anno e mezzo ci hanno riprovato?»

«La Dane sospetta che l’abbiano fatto solo per avidità, anche se non ne è sicura. Bacard avrebbe telefonato a Heshy chiedendogli se gli andava di guadagnare altri due milioni di dollari, e lui aveva accettato. Dai conti di Bacard risulta chiaramente che era in serie difficoltà, perciò probabilmente la Dane sta dicendo la verità: Bacard in sostanza ha voluto dare un altro morso alla mela.»

Mi passai una mano sul viso, le costole cominciavano a dolermi. «Avete trovato tra le carte di Bacard qualcosa sulle adozioni?»

Regan lanciò un’occhiata a Tickner. «Non ancora.»

«Com’è possibile?»

«Senta, abbiamo appena cominciato, ma le troveremo quelle carte. Controlleremo ogni adozione della quale si è occupato, specialmente quella di una bambina risalente a diciotto mesi fa. E se Bacard ha dato Tara in adozione lo scopriremo.»

Scossi nuovamente il capo.

«Che c’è, Marc?»

«C’è che è assurdo. Bacard aveva messo in piedi quel lucroso affare delle adozioni, che bisogno aveva di alzare la posta sparando a me e a Monica e portarsi via la bambina?»

«Non lo sappiamo» rispose Regan. «Siamo tutti consapevoli, immagino, che non conosciamo ancora i dettagli. Ma lo scenario più plausibile per il momento è quello che vede sua sorella Stacy e un complice sparare a lei e a sua moglie, rapire la bimba e consegnarla a Bacard.»

Chiusi gli occhi e richiamai di nuovo alla mente quella sequenza. Davvero Stacy aveva potuto fare una cosa del genere? Introdursi di nascosto in casa mia e spararmi? Non riuscivo ancora a crederci. Poi feci una considerazione.

Perché non avevo sentito andare in frantumi la finestra?

Meglio ancora, perché non avevo sentito niente subito prima che mi sparassero? Che so, rumore di vetri rotti, il campanello di casa, una porta che si apre? Perché non avevo sentito niente? Secondo Regan, perché ho subito uno shock, ma ora mi rendevo conto che non era quello il motivo.

«Il biscotto di cereali» dissi.

«Come?»

Mi voltai verso di lui. «Secondo la sua teoria io mi sarei dimenticato di qualcosa, giusto? Ma se Stacy e il complice avessero forzato una finestra o suonato il campanello l’avrei sentito. E invece no. Ricordo che stavo sgranocchiando quel biscotto di cereali e poi sono crollato a terra.»

«Giusto.»

«Ma il mio ricordo è preciso, avevo il biscotto in mano. Quando siete arrivati era sul pavimento: quanto ne avevo mangiato?»

«Un morso, forse due» rispose Tickner.

«Allora la teoria dell’amnesia non regge. Ero davanti al lavandino e mangiavo quel biscotto, questo me lo ricordo. È stata l’ultima cosa che ho fatto, poi mi avete trovato voi, e non c’è alcun vuoto di memoria. E poi, santo Iddio, se fosse stata mia sorella che bisogno avrebbe avuto di spogliare nuda Monica…?» Mi bloccai.

«Marc?» fece Lenny.

“L’amavi?”

Guardai fisso davanti a me.

“Lo sai chi ti ha sparato, vero, Marc?”