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Paga la medium, corre a Bergamo a sposare Roberta, la porta a Roma col suo aviogetto matrimoniale e arriva in ufficio che mancano appena tre minuti all’appuntamento col professor Ferrini. Per centottanta secondi Mister Kappa continua a domandarsi: ― E ora, cosa gli dico a quello?

Quando scocca l’ora giusta bussano alla porta... ma non è il professor Ferrini. È un fattorino che reca una lettera di suo pugno. La lettera dice: “Esimio Mister Kappa, la prego di sospendere ogni indagine. La studentessa De Paolottis, per un moto spontaneo del suo cuore generoso, mi ha confessato l’innocente truffa dei riassunti. Però non ho saputo punirla, avendo la notte precedente sognato Giuseppe Garibaldi che mi fissava con alquanta severità e mi diceva: “Come pretendi tu che un ragazzino qualunque possa dire in poche righe ciò che un grande scrittore ha potuto dire solo in molte pagine?” Trovo che l’Eroe dei due mondi ha, come sempre, perfettamente ragione. Trattenga pure l’anticipo. Suo obbligatissimo Guidoberto Ferrini”.

Crunch! Scrash!

ovvero

Arrivano i Marziani

Una bella mattina arrivano i Marziani. Prima volano su Roma con i loro dischi d’argento, diffondendo, in segno di amicizia, una dozzina di madrigali di Gesualdo da Venosa, tra cui Caro, amoroso neo e Gelo ha Madonna in seno (parole di Torquato Tasso) alternati a canti popolari e della malavita, quale A tocchi a tocchi la campana sona. Quando pensano di essersi guadagnati un’accoglienza festosa, atterrano al Circo Massimo, dove c’è più posto che in piazza di Spagna e dove accorre subito il vicequestore Fiorillo, al comando di settemila camionette.

I dischi sono tre. E tre marziani mettono la testa fuori delle cupolette. Sono di un bel verdino primavera e hanno le antenne in fronte, proprio come la gente se li immagina. Però non è vero che sono piccolini: anzi, sono alti circa tre metri e cinquanta. Indossano delle tuniche gialle, ornate di ricami folcloristici abbastanza simili a quelli in uso in Calabria nel secolo scorso. Stranezze del cosmo. Uno dei marziani, nel venir su, picchia la testa nel coperchio della cupola. Subito dalla sua testa esce una nuvoletta con su scritto: “Crunch!”

― Quella dev’essere la loro bandiera, ―commenta il brigadiere Mentillo.

― E allora quell’altra, che cos’è? ― domanda sotto i baffi il vicequestore Fiorillo.

Difatti dalla testa del marziano è uscita un’altra nuvoletta, con su scritto: “Erk!”

― Eh, per forza, ― commenta un ragazzino che, non si sa come, si è infilato tra le settemila camionette.

― In che senso, per forza? ― s’insospettisce Mentillo.

― Anche Paperino, quando lo zio Paperone gli ammolla una tortorata sulla zucca, fa “Erk!”

― Su, vattene a scuola, ― ordina il dottor Fiorillo al ragazzino.

― Non posso, ― risponde il ragazzino. ― Ci ho il turno di dopopranzo.

Intanto i tre marziani, per accentuare il senso di pace e concordia, si mettono ad applaudire. E anche dalle loro mani escono delle nuvolette, quanto mai eleganti, con su scritto, tutto in stampatello: “Clapp! Clapp!”

Poi uno dei tre, quello che ha battuto la capocciata, fa segno che vuol parlare. Dalla sua antenna di destra esce una nuvoletta sulla quale gli astanti leggono, chi correntemente chi sillabando, le seguenti parole: “Salve! Come vedete siamo Marziani e siamo venuti con intenzioni più che altro affettuose. Dunque, presentiamoci. Io sono il comandante AB17”.

Quando tutti hanno finito di leggere, la nuvoletta scompare. Strano, però: la voce del marziano non si è sentita per niente.

― Buongiorno, ― risponde a fin di bene il vicequestore. ― Io sono il dottor Fiorillo.

Tre nuvolette compaiono sulle tre teste marziane: “Cosa avete detto?”

― Che sono il dottor Fiorillo, in rappresentanza del signor questore.

I marziani si consultano rapidamente, mentre nelle loro nuvolette si legge: “Mumble... Mumble...”

― Ma che fanno? ― domanda il brigadiere Mentillo.

― E non lo vede? ― ribatte il ragazzino. ― Stanno riflettendo. Anche Paperino....

― Senti... ― comincia il dottor Fiorillo.

Ma non può portare a termine la sua dichiarazione, perché i marziani stanno battendo dei colpetti con le mani sui loro dischi per richiamare la sua attenzione. Dai punti in cui le mani hanno toccato il metallo escono numerose nuvolette, che recano scritto: “Spot! Stack! Thump!”

“Insomma”, dicono ora le nuvolette dei marziani, “perché non rispondete? Vi credevamo più gentili... Glab!”

― Mannaggia, ― dice il dottor Fiorillo, in rappresentanza del signor questore.

Le nuvolette insistono : “Non vediamo le vostre nuvolette... Sigh!”

― Sono un po’ depressi, ― osserva il ragazzino, ― altrimenti avrebbero detto “Gosh!” o “Sob!”

Il dottor Fiorillo riflette su questo strano messaggio: ― Le nostre nuvolette! Vuoi vedere che...

Di colpo la sua intelligenza deduttiva, esercitata in anni di indagini su ogni sorta di delitti, gli fa intravedere la verità: i marziani parlano a fumetti e capiscono solo i fumetti...

Il vicequestore si fa dare un pezzo di carta, ne ritaglia una nuvoletta su cui scrive: “Aspettate un momento”. E se l’accosta alla bocca. Dalle astronavi risponde uno scoppio festoso di nuvolette su cui gli agenti delle settemila camionette, i centomila romani che si sono raccolti nei paraggi e il ragazzino già più volte citato, leggono, alcuni mentalmente, altri producendo un diffuso brontolio di tuono: “Finalmente!” “Clapp! Clapp!” ― Vi siete decisi a parlare – “Gulp!” – “Smash!” –Yaooie!” Da una delle nuvolette viene fuori la testa di un cagnolino marziano, anche lui con le sue antennine, anche lui col suo bel fumetto, che abbaia di gioia: “Yap! Yap! Yark!

Intanto sono arrivati gli esperti della polizia scientifica, il ministro delle comunicazioni e quello dei trasporti, alcuni professori universitari, una dozzina di monsignori, centoventotto giornalisti, un sindaco, un signore che non è nessuno, ma riesce a infilarsi tra le autorità perché ha un pizzo molto autorevole. Si cerca disperatamente qualcuno che sappia parlare a fumetti, ma non si trova.

― Peccato, ― dice il professor De Mauris, docente di linguistica e suonatore di strumenti a percussione. ― La lingua dei fumetti io la leggo e la scrivo, ma non la parlo. Cosa volete, nelle nostre scuole, nelle ore di lingue straniere, si fanno molti esercizi di grammatica, ma quasi mai conversazione.

― È vero, è vero, ― approvano i presenti.

― Anch’io leggo l’inglese, ma non lo parlo... Io scrivo il cabardino-balcarico, ma non lo leggo... Io ho una buona conoscenza letteraria dello swahili, ma non lo capisco... Bisogna rassegnarsi a comunicare con i cartelli.

Arriva un agente, che il dottor Fiorillo ha mandato in cartoleria a comprare cinquanta chili di cartoncino bianco e dieci paia di forbici. Tutti lavorano a ritagliare nuvolette. Uno sceneggiatore cinematografico, particolarmente bravo nei dialoghi, si tiene pronto con il pennarello. Così, botta e risposta, si viene a sapere che si tratta di un deplorevole equivoco spaziale. I marziani avevano ricevuto da un loro agente segreto, inviato sulla Terra nel 1939, alcune copie di un giornalino a fumetti e si erano fatta l’idea che i terrestri parlassero con le nuvolette...