Выбрать главу

Al gran ballo per l’elezione del Presidente della repubblica di Venere non ci va. Ci vanno la zia e le cugine, con l’astronave della Camera di Commercio. Ci va mezza Modena, mezza Europa. A guardare in cielo si vedono centinaia di razzi dalla coda infuocata, come tante stelle cadenti che cadono all’insù, invece che all’ingiù. Dicono che le feste da ballo su Venere siano una splendidezza. Ci arrivano giovanotti e ragazze da ogni angolo della Via Lattea. Aranciata a volontà, lecca-lecca gratis per tutti.

Delfina sospira e rientra in negozio. Deve finire di stirare il vestito della signora Foglietti, che lo metterà domani sera all’Opera, dove danno la Cenerentola del maestro Rossini. Un bel vestito, tutto nero, ricamato d’oro e d’argento: pare una notte stellata. Al ballo su Venere la signora Foglietti non lo può indossare, perché lo ha già portato due mesi fa per l’elezione di un altro presidente. Lassù fanno tanti presidenti per poter fare tante feste da ballo.

Delfina pensa (erroneamente, ma lei non può saperlo) che non succederà niente, né di bene né di male, se si proverà quel bel vestito. Difatti se lo prova e le sta a meraviglia, come dice lo specchio, strizzandole l’occhio. Delfina fa due o tre passi di danza, arriva sulla porta della lavanderia e siccome la strada è deserta, si spinge fuori danzando da un marciapiedi all’altro. A un tratto sente delle voci, un suono di passi. Oddio, bisogna nascondersi. C’è proprio un’astronave tipo famiglia, parcheggiata lì vicino. Si chiama Fata II, ma questo non le impedisce di avere la portiera aperta. Delfina ci s’infila, sprofonda nel sedile posteriore. Ah, come sarebbe bello partire, così, andarsene a spasso tra le stelle, senza meta, senza doveri, senza zie arcigne, senza cugine pettegole, senza clienti pignole...

I passi e le voci si avvicinano, sono qui. La portiera anteriore del missile si apre. Delfina fa in tempo a riconoscere la coppia che entra e si lascia scivolare sul pavimento, per poter fare finta di non essere lì:

― Oh, mamma! Proprio la signora Foglietti! Se mi vede col suo vestito...

― Però non facciamo tardi, ― sta dicendo la signora Foglietti a suo marito, il cavalier Foglietti, proprietario di una fabbrica di accessori per apriscatole. ― A mezzanotte in punto torniamo, perché domattina voglio andare a Campogalliano a comprare le uova fresche.

Il signor Foglietti brontola una risposta con firma illeggibile. Egli sfrega un cerino per accendersi la sigaretta; contemporaneamente preme il tasto dell’avviamento. Il razzo spicca un balzo alla velocità della luce (più due centimetri al minuto secondo) e, prima che il cerino si spenga, eccoli bell’e che arrivati sul pianeta Venere.

Delfina aspetta che il cavalier Foglietti e signora scendano a terra e si allontanino; poi dice: ― Bè, giacché ci sono, vado anch’io a dare un’occhiata alla festa. Ci sarà tanta di quella gente che la signora Foglietti non mi vedrà di sicuro, né me né il suo vestito.

Il palazzo della presidenza è lì a due passi. Ha un milione di finestre illuminate. Nella sala da ballo ci sono settecentocinquantamila ballerini che stanno imparando la nuova danza, chiamata Saturn. Il posto ideale per ballare in incognito.

― Signorina, permette?

Quello che si rivolge a Delfina è un bel giovanotto alto, elegante, con la forza dei nervi distesi.

― Veramente io sono appena arrivata, non conosco ancora il Saturn.

― Ma è facilissimo; glielo insegno io. Somiglia un po’ al tango-valzer e alla samba-gavotta. È quasi come camminare. Ha visto?

― Sì, è semplice. Noi, sa, siamo ancora fermi al minuetto-twist.

― Lei è terrestre, vero?

― Sì, di Modena. E lei è venusiano: si vede dai capelli verdi.

― Ma anche lei ha una bellissima cosa verde. Anzi, proprio verde-venere: i suoi occhi.

― Davvero? Le mie cugine dicono sempre che ho gli occhi color cicoria.

Delfina e il giovane venusiano ballano quel ballo e altri ventiquattro. Smettono solo quando la musica tace e gli altoparlanti, in tutte le lingue della Via Lattea, diffondono l’annuncio che tra qualche minuto il Presidente di Venere premierà la più bella della festa.

“Beata lei!” pensa Delfina. “Ma non sarà ora che scappi? Meno male; sono appena le undici e mezza. I Foglietti ripartono a mezzanotte in punto. Bisogna per forza che torni a terra con la loro astronave. Mi nasconderò sul sedile di dietro, come all’andata”.

Mentre lei riflette su queste e altre cose della massima importanza, due signori in alta uniforme le si avvicinano, la prendono per un braccio e l’accompagnano verso il Palco dell’orchestra.

“Addio”, pensa Delfina. “Forse la signora Foglietti mi ha vista e mi ha denunciata per furto di abito da sera. Chi sa dove mi portano questi due carabinieri venusiani”.

La portano proprio sul palco, la portano. Scoppiano intorno, gli applausi.

“Crumiri”, pensa poco gentilmente Delfina. “Non dubitano neanche che si possa trattare di un errore giudiziario: battono le mani ai carabinieri che mi arrestano. Ma io non parlo se non c’è il mio avvocato”.

― Signore e signori, ― dicono gli altoparlanti, ― ecco il Presidente.

Cosa? Il Presidente? Ma è quel giovanotto che ha ballato con Delfina tutta la sera! Sta a vedere che... Proprio così. È lui il Presidente della repubblica venusiana. Egli proclama Delfina Miss Universo e le sorride, mentre i valletti della presidenza depongono ai piedi di Delfina ogni sorta di regali: un bel frigorifero, una lavatrice automatica con ventisette programmi, bottigliette di shampoo, tubetti di dentifricio, scatole di pastiglie contro il mal di testa e il mal d’astronave, un apriscatole d’oro (offerto dalla ditta Foglietti di Modena, Terra), eccetera.

― Il Presidente, ― proclama l’altoparlante, ― consegnerà ora alla signorina un anello con pietra del colore dei suoi occhi.

Le dita tremano a Delfina, mentre il Presidente sta per infilarle l’anello... Ma ad un tratto gli occhi le corrono all’orologino da polso: un minuto e mezzo a mezzanotte! L’astronave! La lavanderia a secco!

Delfina si scuote come se una vespa l’avesse punta. Lascia cadere l’anello, salta giù dal palco, fende di corsa la folla, che [naturalmente sa come comportarsi e perciò fa ala al suo passaggio. La Fata II è ancora lì al parcheggio; per fortuna, i Foglietti sono un po’ in ritardo. Si vede che hanno voluto assistere alla premiazione di Miss Universo. Meglio così che perdere l’ombrello quando piove. Delfina scivola al suo posto, facendo finta di essere altrove, e aspetta.

― Strano, ― dice poi la signora Foglietti al marito, mentre si preparano a partire, ― quella ragazza che ha ballato tutta la sera col Presidente, quella che stavano premiando proprio adesso...

― Bella figliola, ― dice il cavalier Foglietti. Hai visto come ha gradito il nostro apriscatole d’oro? È una che se ne intende.

― Volevo dire, ― continua la signora, ― non ti pare che indossasse un vestito preciso, identico al mio? Sai, quello nero ricamato d’oro e d’argento che costa cinquecento...

― Ma va’ là!

― Se non sapessi che il vestito si trova in lavanderia...

Il signor Foglietti si accende una sigaretta. E toccano terra, a Modena, prima che egli abbia il tempo di buttar fuori la prima nuvoletta di fumo.

La mattina dopo Sofronia e Bibiana vanno a vantarsi in lavanderia con Delfina di tutto quello che hanno visto, detto, fatto, sentito.

― Abbiamo quasi ballato con il Presidente.

― Io gli ho quasi toccato un braccio.

― Un bel ragazzo. Peccato quel difetto.