Quel delinquente lurido, strisciante, infido e impunito procedette ad aggirare il protocollo.
— Va bene — disse.
Io inghiottii lo stupore. — Non ci saranno discussioni? Pago io?
— Nessuna discussione — assicurò lui. — Naturalmente tu non gioisci all’idea di essere costretta a pagare il pranzo, anche se l’invito è partito da me e quindi il privilegio di averti ospite dovrebbe essere mio. Non so cosa ho fatto per irritarti, ma non voglio importi il mio obbligo. A Bellingham, a livello di superficie della stazione, c’è un McDonald’s. Io prenderò un Big Mac e una coca. Pagherai tu. Dopo di che potremo lasciarci da buoni amici.
— Io sono Marjorie Baldwin — ribattei. — Tu come ti chiami?
— Sono Trevor Andrews, Marjorie.
— Trevor. Bel nome. Trevor, sei lurido, strisciante, infido e spregevole. Per cui portami al miglior ristorante di Bellingham, piegami con vini celestiali e cibi raffinati, e paga tu il conto. Ti darò una possibilità onesta di rifilarmi i tuoi truci disegni. Ma non credo che mi porterai a letto. Non sono ricettiva.
Bugia. Mi sentivo ricettiva e molto sporcacciona; se lui avesse posseduto il mio olfatto super, ne sarebbe stato certo. Come io ero certa della sua bramosia per me. Un maschio umano non può fingere con una Pa di sesso femminile che possegga sensi super. L’ho imparato al menarca. Ma ovviamente la bramosia maschile non mi offende mai. Al massimo, a volte imito il comportamento delle femmine umane e fingo di essere offesa. Non lo faccio spesso, tendo a evitarlo: non sono un’attrice troppo convincente.
Da Vicksburg a Winnipeg non avevo provato desideri sessuali. Ma dopo una nottata doppia di sonno, un bagno caldissimo con un quintale di sapone e la pancia piena di cibo, il mio corpo era tornato al suo stato normale. Allora perché stavo raccontando bugie a questo innocuo sconosciuto? «Innocuo»? Da un punto di vista razionale, sì. Finché non interverrà la chirurgia correttiva, io sarò sterile. Non sono incline a prendermi nemmeno un raffreddore e sono immunizzata contro le quattro malattie veneree più comuni. Al laboratorio mi hanno insegnato a giudicare il coito alla stregua del mangiare, del bere, del respirare, del dormire, del giocare, del parlare, del rannicchiarsi vicino a qualcuno; cioè delle piacevoli necessità che rendono la vita una gioia anziché un peso morto.
Gli dissi una bugia perché le regole umane, a quel punto del ballo, esigono una bugia; e io mi fingevo umana, e non osavo essere me stessa in tutta onestà.
Lui strizzò le palpebre. — Pensi che sprecherei il mio investimento.
— Temo di sì. Mi spiace.
— Ti sbagli. Io non cerco mai di portare a letto una donna. Se lei mi vuole nel suo letto, troverà il modo per farmelo sapere. Se non mi ci vuole, non mi piacerebbe esserci. Però tu forse non ti rendi conto che il semplice fatto di sederti davanti e guardarti vale il costo di un pranzo. A patto di ignorare le stupidaggini che escono dalla tua bocca, ovviamente.
— Stupidaggini! Meglio per te che il ristorante sia ottimo. Prendiamo lo shuttle.
Temevo di dover uscire dalla stazione a furia di discussioni, all’arrivo.
Invece l’impiegato della Dsi studiò con estrema cura i documenti di Trevor prima di stampigliare la sua carta turistica, poi si limitò a dare un’occhiata alla mia MasterCard di San José e a farmi cenno di passare. Aspettai Trevor appena oltre la barriera Dsi e fissai l’insegna THE BREAKFAST BAR con la sensazione di un doppio déjà vu.
Trevor mi raggiunse. — Se avessi visto — disse cupo — la carta di credito dorata che hai appena sventolato, non mi sarei offerto di pagarti il pranzo. Sei un’ereditiera.
— Senti, amico — ribattei — un affare è un affare. Mi hai detto che solo guardarmi e sognarmi vale il prezzo. Nonostante le mie stupidaggini, sono pronta a collaborare fino al punto di ampliare un po’ la scollatura. Un bottone, magari due. Ma non ti lascerò battere in ritirata. Anche a un’ereditiera piace guadagnare qualcosa, di tanto in tanto.
— Oh, orrore e vergogna!
— Piantala di lamentarti. Dov’è il tuo grande ristorante?
— Be’… Marjorie, sono costretto ad ammettere che non conosco i ristoranti di questa smagliante metropoli. Vuoi dirmi tu quale preferisci?
— Trevor, le tue tecniche di seduzione sono atroci.
— Così dice mia moglie.
— Mi pareva che avessi l’aria dell’uomo schiavizzato. Tira fuori la sua foto. Io torno fra un momento. Vado a scoprire dove mangeremo.
Beccai l’impiegato della Dsi fra uno shuttle e l’altro, gli chiesi il nome del miglior ristorante. Lui divenne pensoso.
— Non siamo mica a Parigi, sapete.
— Me n’ero accorta.
— O nemmeno a New Orleans. Fossi in voi, andrei all’Hilton.
Lo ringraziai, tornai da Trevor. — Mangiamo nel salone qui sopra, due piani più su. A meno che tu non voglia sguinzagliare le tue spie. Adesso vediamo la foto.
Mi mostrò la foto tolta dal portafoglio. La guardai attentamente, poi emisi un fischio rispettoso. Le bionde mi intimidiscono. Da piccola credevo di poter ottenere quel colore, se avessi sfregato abbastanza forte. — Trevor, con questo bendidio a casa perché raccogli per strada donne smarrite?
— Sei smarrita?
— Smettila di cambiare argomento.
— Marjorie, non mi crederesti e diresti sciocchezze. Andiamo in sala da pranzo prima che evaporino tutti i martini.
Il pranzo fu okay, ma Trevor non possedeva l’immaginazione, le conoscenze culinarie e la capacità di intimidire un maître di Georges. Senza i guizzi di Georges i piatti furono la buona cucina media del Nord America; la stessa cosa sia a Bellingham che a Vicksburg.
Io ero preoccupata. Scoprire che la carta di credito di Janet era stata annullata mi aveva turbata quasi più dell’orrida delusione di non trovare Ian e Janet a casa. Janet era nei guai? Era morta?
E Trevor aveva perso un po’ dell’allegro entusiasmo che un uomo in fregola dovrebbe mostrare mentre conduce la partita. Anziché fissarmi con occhi libidinosi, sembrava preoccupato anche lui. Perché quel cambiamento? Perché gli avevo chiesto di vedere la foto della moglie? Gli avevo creato complessi di colpa? Secondo me un maschio non dovrebbe mettersi in caccia se fra lui e la moglie (le mogli) non esiste complicità, se non può tornare a casa e raccontare i dettagli più sporchi e riderne con lei (con loro). Come Ian. Non mi aspetto che un uomo voglia «proteggere la mia reputazione» perché, da quanto mi risulta e credo, nessuno lo fa mai. Se voglio che un maschio non parli della mia goffaggine e della mia sudorazione a letto, l’unica soluzione è non andarci a letto assieme.
D’altronde era stato Trevor a parlare per primo della moglie, no? Ripassai mentalmente la scena; sì, esatto.
Dopo pranzo ritrovò un pizzico di buonumore. Gli stavo dicendo di tornare lì dopo il suo appuntamento di lavoro, perché intendevo fermarmi all’Hilton per stare comoda e poter fare in santa pace chiamate via satellite (vero), e che forse avrei passato lì la notte (sempre vero), per cui torna e chiamami e scenderò a prenderti nell’atrio (forse vero; mi sentivo così sola e preoccupata che probabilmente gli avrei detto di salire subito in camera).
Lui rispose: — Chiamerò prima così potrai buttare fuori quell’uomo, ma salirò direttamente. Inutile fare il viaggio due volte! Comunque farò portare su lo champagne, non lo terrò fra le braccia.
— Fermo un attimo — dissi. — Tu non mi hai ancora spiegato i tuoi criminosi scopi. Io ti ho promesso solo un’occasione equa per cercare di vendermi la tua merce. Nell’atrio. Non nella mia camera da letto.