Quello che sentii fu: — Pizzeria I Pirati!
Borbottai. — Chiedo scusa, ho sbagliato numero — e chiusi. Poi rifeci il codice, con estrema cura… e sentii: — Pizzeria I Pirati!
Questa volta dissi: — Scusate il disturbo. Mi trovo nello Stato Libero di Las Vegas e sto cercando di raggiungere un amico a Winnipeg, ma mi avete risposto due volte voi. Non capisco quale sia lo sbaglio.
— Che codice avete battuto?
Diedi il codice a quella voce simpatica. — Siamo noi — confermò la voce. — Le migliori pizze giganti del Canada Britannico. Però abbiamo aperto solo da dieci giorni. Forse il vostro amico aveva questo codice?
Convenni all’idea, ringraziai, interruppi la comunicazione; e restai a pensare. Poi chiamai l’Anzac di Winnipeg, con lo struggente desiderio che quel terminale a prestazioni minime non si limitasse, per le immagini, alla sola Las Vegas; se cerchi di fare il detective, è utile vedere in faccia gli altri. Mi rispose il computer dell’Anzac e io chiesi subito il funzionario operativo di turno; ormai sapevo come affrontare quel computer. Dissi alla donna che rispose. — Sono Friday Jones, un’amica neozelandese del capitano e della signora Tormey. Ho provato a chiamarli a casa e non li trovo. Potresti aiutarmi voi?
— Temo di no.
— Davvero? Nemmeno un suggerimento?
— Mi spiace. Il capitano Tormey ha dato le dimissioni. Ha persino incassato la liquidazione. A quanto so ha venduto la casa, per cui immagino che se ne sia andato da qui per sempre. So che l’unico suo indirizzo che abbiamo è l’indirizzo del cognato, all’università di Sydney. Ma non possiamo dare indirizzi.
Dissi: — Credo alludiate, al professor Federico Farnese, dipartimento di biologia dell’università.
— Esatto. Vedo che lo sapete già.
— Sì. Freddie e Betty sono vecchi amici. Li conoscevo quando abitavano ad Auckland. Be’, aspetterò di essere a casa per chiamare Betty, così potrò parlare anche con Ian. Grazie della cortesia.
— Non c’è di che. Se trovate il capitano Tormey, ditegli per favore che il secondo pilota Pamela Heresford gli manda i suoi saluti.
— Me ne ricorderò.
— Se dovete tornare a casa presto, ho buone notizie per voi. La linea per Auckland è di nuovo in piena attività. Abbiamo fatto solo trasporto merci per dieci giorni e adesso siamo certi che i sabotaggi alle nostre navi sono impossibili. Per di più offriamo anche uno sconto del quaranta per cento su tutte le tariffe. Vogliamo ritrovare tutti i nostri vecchi amici.
La ringraziai di nuovo ma le dissi che, trovandomi a Vegas, prevedevo di partire da Vandenberg, poi chiusi prima di dover improvvisare altre bugie.
Mi misi a riflettere un’altra volta. Se gli Sb avevano ripreso a funzionare, dovevo prima andare a Sydney? C’era, o almeno c’era in passato, una traiettoria settimanale dal Cairo a Melbourne, e viceversa. Se non era ancora in attività, era possibile arrivare a Nairobi in sotterranea e shuttle via Singapore, Rangoon, Delhi, Teheran, Cairo; ma sarebbe stato costoso, lungo e insicuro, con rischi a ogni tappa e la continua possibilità di trovarmi bloccata da qualche pasticcio locale. Magari sarei finita in Kenia senza i soldi per prendere la Piantadifagiolo.
Un’ultima risorsa. Una risorsa disperata.
Chiamai Auckland, e non mi sorprese sentire che il codice di Ian era disattivato. Controllai che ora fosse a Sydney, poi chiamai l’università, senza passare per l’amministrazione, ma arrivando direttamente al Dipartimento di biologia: un numero che avevo ottenuto un mese prima.
Riconobbi un accento australiano familiare. — Marjorie Baldwin, Irene. Sono ancora in cerca della mia pecorella smarrita.
— Diavolo! Tesoro, ho tentato, te lo giuro, di trasmettere il tuo messaggio. Ma il professor Freddie non è mai tornato in ufficio. Ci ha piantati. Se n’è andato.
— Andato? Andato dove?
— Non hai idea di quanta gente vorrebbe saperlo. Non dovrei raccontarti nemmeno questo. Qualcuno ha ripulito la sua scrivania, nel suo appartamento non c’è più un capello. Scomparso! Non posso dirti più di questo perché nessuno sa niente.
Dopo quella comunicazione enigmatica restai ancora a pensare, poi chiamai i Licantropi di Winnipeg. Arrivai il più in alto possibile, fino a un uomo che disse di essere vicecomandante, e gli spiegai sinceramente chi ero (Marjorie Baldwin), dove mi trovavo (Las Vegas), e cosa volevo, un indizio per rintracciare i miei amici. — La vostra agenzia sorvegliava la loro casa prima che la vendessero. Potete dirmi chi l’ha comperata, o qual era l’agenzia immobiliare che l’ha venduta, o tutte e due le cose?
Dopo di che desiderai ancora di più il video, oltre all’audio! Quello mi rispose: — Senti, io fiuto uno sbirro anche da un terminale. Riferisci al tuo capo che non ha cavato niente da noi l’ultima volta, e non caverà nulla neppure ora.
Mi diedi una calmata e ribattei dolcemente: — Non sono uno sbirro, anche se capisco perché la pensiate così. Sono davvero a Las Vegas. Potete averne conferma se mi richiamate a mie spese.
— La cosa non m’interessa.
— Molto bene. Il capitano Tormey possedeva una pariglia di Morgan neri. Potete dirmi chi li ha comperati?
— Sbirro, fottiti.
Ian aveva fatto un’ottima scelta: i Licantropi erano davvero fedeli ai clienti.
Avessi avuto tanto tempo e tanti soldi, avrei potuto concludere qualcosa andando a Winnipeg e/o Sydney e mettendomi a scavare in proprio. Se i desideri avessero le ali… Lascia perdere, Friday. Adesso sei completamente sola. Non li ritroverai.
Hai tanta voglia di rivedere Blondie da farti coinvolgere in una guerra nell’Est africano?
Ma Blondie non aveva tanta voglia di restare con te da rinunciare a quella guerra; questo ti dice niente?
Sì, mi dice qualcosa che so ma odio ammettere: io ho sempre bisogno degli altri più di quanto gli altri abbiano bisogno di me. È la tua vecchia insicurezza di base, Friday, e sai da dove viene e sai cosa ne pensava Boss.
D’accordo, domani andremo a Nairobi. Oggi scriviamo il rapporto sulla Morte Nera per Gloria e i Mortenson. Poi ci facciamo una bella notte di sonno e partiamo. Ehi, ci sono undici ore di differenza di fuso orario; cerca di darti una mossa in fretta. E non preoccuparti più per Janet e soci finché non sarai tornata dalla Piantadifagiolo e avrai deciso dove emigrare. Allora potrai permetterti di spendere il tuo ultimo grammo d’oro nell’estremo tentativo di rintracciarli… Perché Gloria Tomosawa penserà a tutto, quando le avrai detto che pianeta hai scelto.
Mi feci davvero una bella notte di sonno.
Il mattino dopo avevo preparato i bagagli (la solita vecchia sacca, semivuota) e mi aggiravo in cucina, gettando alcune cose e mettendone da parte altre scrivendo un biglietto per il padrone di casa, quando squillò il terminale.
Era la ragazza simpatica della IperSpazio, quella col figlio di sei anni. — Lieta di averti trovata — disse. — Il mio capo ha un lavoro per te.
(Timeo Danaos et dona ferentes.) Aspettai.
Apparve la faccia idiota di Fawcett. — Dici di essere un corriere.
— Sono il migliore.
— In questo caso, meglio per te se non esageri. È un lavoro interplanetario. Okay?
— Certo.
— Scrivi. Franklin Mosby, Finders Inc., appartamento seicento, palazzo Shipstone, Beverly Hills. Spicciati. Vuole vederti prima di mezzogiorno.
Non scrissi l’indirizzo. — Signor Fawcett, vi costerà un kilodollaro, più il biglietto di andata e ritorno per la sotterranea. In anticipo.
— Eh? Ridicolo!
— Signor Fawcett, sospetto che nutriate qualche risentimento. Forse vi piacerebbe di farmi partire per nulla e farmi perdere un giorno e il costo del biglietto per Los Angeles.
— Ragazzina, senti, potrai ritirare il prezzo del biglietto qui in ufficio, dopo il colloquio. Adesso devi partire. In quanto al kilodollaro, devo proprio dirti cosa puoi farne?
— Non datevi pensiero. Come addetto alla sicurezza mi aspetto solo uno stipendio da addetto alla sicurezza. Ma come corriere… Io sono il meglio, e se quest’uomo vuole veramente il meglio, pagherà il colloquio con me senza batter ciglio. — Aggiunsi: — State scherzando, signor Fawcett. Addio. — Interruppi.