Ma questo lascia spazio a una notevole flessibilità. Le nove stelle, i soli dei pianeti, sono più o meno allineati lungo una retta. Guardate lo schizzo col Centauro e il Lupo. Viste dalla Terra, come potete vedere, tutte le stelle si trovano o nella metà anteriore del Centauro o lì vicino, nel Lupo. (So che il Lupo ha un’aria un po’ sofferente, ma il Centauro lo sta infilzando da migliaia d’anni. D’altra parte, io non ho mai visto un lupo, un lupo a quattro zampe, e meglio di così non so fare. Adesso che ci penso, non ho mai visto nemmeno un centauro.)
Le stelle sono raggruppate a quel modo nel cielo notturno della Terra. Per vederle bisogna trovarsi abbastanza a sud, diciamo in Florida o a Hong Kong, e anche così, a occhio nudo si vede solo Alpha Centauri.
Ma Alpha Centauri (Rigil Kentaurus) brilla parecchio; per luminosità è la terza stella del cielo terrestre. In realtà si tratta di tre stelle: una molto brillante che è gemella del nostro sole, una meno brillante che sta in coppia con la prima, e un terzo compagno lontano, fioco, piccolo, che ruota attorno alle altre due a un quindicesimo circa di anno luce di distanza. Anni fa, Alpha Centauri ora nota come Proxima. Poi qualcuno si prese la briga di misurare la distanza da questo terzo, insignificante cugino e scoprì che era più vicino a noi di un pelo, per cui il titolo di «Proxima» (più vicina) passò a questo insignificante corpo celeste. Poi, quando insediammo una colonia sul terzo pianeta di Alpha Centauri A (la gemella del nostro sole), i coloni chiamarono il pianeta Proxima.
Dopo un po’ gli astronomi che avevano cercato di passare il titolo alla stella fioca erano tutti morti, e i coloni continuarono a usare quel nome. Meglio così, perché quella stellina, che oggi ci è più vicina di un pelo, presto si allontanerà; trattenete il respiro per qualche millennio. Essendo «balisticamente unita», la sua distanza media dalla Terra è più o meno la stessa delle altre due del terzetto.
Adesso guardate il secondo schizzo, quello con «ascensione retta» in alto e «anni luce» di lato.
Devo essere l’unica persona, fra le centinaia che si trovano su questa nave, che non sapeva che la prima tappa del viaggio non sarebbe stata Proxima. Il signor Lopez, che mi stava facendo vedere il ponte, mi guardò come se fossi una bambina ritardata che aveva appena fatto un’altra delle sue infelici gaffes. (Ma la cosa non ha importanza perché a lui non interessa il mio cervello.) Non osai spiegargli che ero stata trascinata a bordo all’ultimo momento; avrei mandato all’aria la mia copertura.
Comunque, Miss Dollaro Facile non è tenuta a essere intelligente.
Di solito la nave si ferma a Proxima sia all’andata sia al ritorno. Il signor Lopez spiegò che quella volta avevano poche merci e solo qualche passeggero per Proxima, il che non bastava a pagare la sosta. Così, merci e passeggeri dovranno aspettare fino al mese prossimo, quando partirà la Maxwell; per questo viaggio, la Forward si fermerà su Proxima solo al ritorno, con merci e, sperabilmente, passeggeri provenienti dagli altri sette pianeti. Il signor Lopez spiegò (e io non capii) che viaggiare per molti anni luce nello spazio costa quasi nulla (il grosso sono le razioni per i passeggeri), ma fermarsi su un pianeta è terribilmente costoso, quindi ogni sosta deve essere economicamente giustificata nel bilancio del viaggio.
Quindi ecco qui la rotta del nostro viaggio (guardate di nuovo il secondo schizzo): prima Avamposto, poi Botany Bay, poi il Regno, Mezzavia, Alcione, Foresta, Paese di Cuccagna, Proxima (finalmente!), e a casa sulla Terra.
La faccenda non mi dispiace; al contrario! Mi sbarazzerò del «carico più prezioso della galassia» meno di un mese dopo la partenza da Stazione Stazionaria; a quel punto, il lungo viaggio di ritorno a casa sarà una vera crociera turistica. Grande!
Nessuna responsabilità. Un sacco di tempo per studiarmi le colonie, scortata da giovani ufficiali che hanno un buon profumo e sono sempre cortesi. Se Friday (o Miss Dollaro Facile) non riesce a divertirsi in una situazione simile, è ora di cremarmi; sono morta.
Adesso guardare il terzo schizzo, declinazione in alto, anni luce di lato. Questo fa apparire piuttosto ragionevole la nostra rotta; ma se ridate un’occhiata al secondo schizzo, vedrete che il tratto da Botany Bay ad Avamposto, che nel terzo schizzo sembra sfiorare la fotosfera del sole di Foresta, in realtà manca questo solo di parecchi anni luce. Per dare un’immagine esatta del nostro viaggio occorrono le tre dimensioni. Potete prendere i dati dai tre schizzi e dalla tabella sotto il terzo e batterli sul vostro terminale e ottenere un ologramma tridimensionale; in quel modo, tutto avrà un senso. Ce n’è uno sul ponte, coi pianeti non in movimento, per poterlo studiare nei particolari. Il signor Lopez, che ha eseguito questi schizzi (a parte quello col centauro cattivone e il lupo triste), mi ha avvertita che un disegno bidimensionale proprio non può rappresentare la cosmonautica tridimensionale. Però è utile considerare i tre schizzi rispettivamente come planimetria, vista laterale e vista frontale di una casa; è la stessa identica cosa.
Quando il signor Lopez mi ha dato lo stampato della tabella, mi ha avvertita che i dati hanno una precisione da scuola elementare. Se puntate un telescopio con queste coordinate, troverete la stella giusta, ma per la scienza e per la cosmonautica occorrono più decimali, e poi bisogna apportare le correzioni dell’«epoca»; un modo carino per dire che bisogna aggiornare i dati perché ogni stella si muove. Il sole di Avamposto è quello che si muove di meno; grosso modo, tiene il ritmo del traffico nella nostra zona della galassia. Ma la stella di Paese di Cuccagna (Nu [2] Lupi) ha un vettore di 138 chilometri al secondo; quanto basta perché Paese di Cuccagna si sposti di più di un miliardo di chilometri fra due visite della Forward distanti fra loro cinque mesi. Questo può essere un guaio. Stando al signor Lopez, può essere un guaio capace di fare perdere il posto a un capitano, perché il fatto che un viaggio sia economicamente redditizio o meno dipende dalla precisione con cui il capitano riesce a centrare un pianeta uscendo dall’iperspazio senza colpire qualcosa d’altro (per esempio una stella!). È come guidare un Vma a occhi bendati.
Ma io non piloterò mai una nave iperspaziale, e il capitano van Kooten ha un’aria solida, affidabile. Quella sera, a cena, gli chiesi informazioni. Lui annuì. — Li troveremo. Solo ke una folta abbiamo dofuto mantare giù qualche rakazzo in sialuppa a komperare qualkosa in panetteria e leggere i kartelli.
Non sapevo se si aspettasse che ridessi o gli credessi, così gli chiesi cosa comperarono in panetteria. Lui si rivolse alla signora alla sua sinistra e finse di non sentirmi. (La panetteria della nave fa le paste migliori che io abbia mai assaggiato, e dovrebbero tenerla chiusa a chiave.)
Il capitano van Kooten è un uomo gentile, paterno; eppure me lo immagino benissimo con una pistola in mano e una sciabola nell’altra, mentre affronta un branco di tagliagole ammutinati. Da una sensazione di sicurezza a tutta la nave.