Выбрать главу

— Agla! — urlai. Ma non udii alcun suono.

Non so per quanto tempo rimasi sospeso in quell’abisso. Lentamente, mi resi conto che quella era opera di Ahriman, la sua vendetta: ero condannato a un nulla eterno.

Poi però scorsi una scintilla di luce, una stella remota in quel vuoto incommensurabile, ed ebbi un tuffo al cuore. La stella crebbe, si trasformò in una sfera lucente, quindi in una creatura dorata.

Ormazd.

Sei stato bravo, Orion. Non potevo sentire le sue parole, perché in quella dimensione il suono non esisteva. Però capivo cosa stesse dicendo. Era opera sua, non di Ahriman. Ormazd mi aveva portato via da Agla, mi aveva strappato al tempo non appena avevo eseguito i suoi ordini. Era quella la mia ricompensa per avere bloccato di nuovo Ahriman.

Ma la tua missione è tutt’altro che terminata, mi stava dicendo. Ahriman minaccia ancora il continuum. Lo hai battuto solo provvisoriamente.

Ricominciai a precipitare; sentivo il vento che mi sibilava attorno. Aprii la bocca in un lungo urlo primitivo di rabbia… rabbia rivolta non ad Ahriman, il mio nemico, bensì rivolta a Ormazd, il mio creatore.

INTERMEZZO

Il corpo di Orion galleggiava senza vita sul nulla in un vuoto infinito. Il Radioso si manifestò scintillante in forma umana e cominciò a esaminare la sua creatura. Con sensi capaci di distinguere il livello d’energia dei singoli atomi, il Radioso esaminò la forma inerte di fronte a lui. Annuì, soddisfatto.

— Questa volta non c’era bisogno che morisse.

Il Radioso non si scomodò ad alzare lo sguardo. — No. Eppure si è opposto alla mia chiamata.

— Sta imparando a odiarti.

— Sta imparando che i suoi insignificanti desideri a volte sono in conflitto con i miei. E quello che odia è il personaggio divino che lui conosce come Ormazd. È solo una piccola parte di me, quella, come ben sai.

Un luccichio argenteo si diffuse nel vuoto, e l’essere di nome Anya apparve, ammantata d’argento fino ai piedi, i capelli scuri raccolti severamente. I suoi occhi grigio-argento guardarono prima il Radioso, com’era d’obbligo, poi il corpo di Orion.

— Voleva restare dov’era — disse Anya.

— Sì. Con te.

— Eravamo felici, insieme.

Il Radioso fece un gesto che avrebbe potuto esprimere rassegnazione o contrarietà. — Non è stato mandato in missione per essere felice. Ha un compito da portare a termine.

— Lo mandi a uccidere il Tenebroso, eppure lui non ha la forza necessaria per farlo.

— Ci riuscirà, alla fine. Deve.

— Non lo hai fatto abbastanza forte — insisté Anya.

— No. — Il Radioso scosse il capo. — Sei tu che lo stai indebolendo.

— Io?

— Lo rendi consapevole della sua solitudine. Lo spingi a desiderare compagnia, amore addirittura.

Anya alzò il mento caparbia.

— Non hai mai pensato, nel giocare con l’infinito, che lui mi spinge a desiderare compagnia, amore?

— Assurdità! Non puoi…

— Io l’amavo — confessò Anya. — Quando avevo forma umana, laggiù in quelle misere tende, lui era magnifico. Mi sembrava quasi un dio. Mi ricordava te, un po’, credo…

Il Radioso sorrise. — Davvero?

— Un dio — continuò Anya.

— Un essere molto forte, molto buono. E… — Esitò.

— E, cosa?

— Molto bisognoso. — Il tono di Anya d’un tratto divenne quasi supplichevole. — Non capisci com’è confusa, com’è dolorosa per lui la situazione? Gettato in luoghi e tempi che non conosce, con l’ordine di fare cose impossibili…

— È riuscito nella sua impresa — ribatté il Radioso. — Ha mantenuto intatto il continuum.

— A che prezzo?

— Il prezzo non importa, mia cara. Contano solo i risultati.

— Tu lo sacrificheresti… li sacrificheresti tutti… per salvare te stesso.

— E te — osservò il Radioso. — Se sarò salvo io, sarai salva anche tu, e gli altri.

— E anche lui, il Tenebroso.

— No. Lui deve essere distrutto.

— Ma non puoi distruggerlo senza distruggerci.

— Non è vero. Lo distruggerò. Ci penserà questa creatura che adori.

Anya guardò il corpo immobile di Orion. — Lo sai che non può riuscirci. È solo una tua creazione. Non è all’altezza dei poteri del Tenebroso.

— Lo sconfiggerà.

— Non può.

— E io dico di sì! L’abbiamo già bloccato due volte. Continuerò a mandargli contro questa creatura, fino a sconfiggerlo.

— Non ti sei guardato attorno? — chiese Anya. — Non hai visto cosa sta accadendo? Sei così egocentrico da credere veramente che stai vincendo questo confronto?

— Io sto vincendo — replicò il Radioso. — Il continuum è intatto, nonostante le trame patetiche del Tenebroso.

Anya alzò una mano e il vuoto in cui si trovavano si riempì all’improvviso di sciami di stelle, di nubi ribollenti di gas dai riflessi rosa e ultravioletti, di vortici galattici protesi nell’infinito.

— Guarda! — gridò Anya, nel frastuono dell’universo che si espandeva ed esplodeva. — Guarda cosa sta accadendo al continuum!

Il Radioso seguì le sue dita tese, e vide stelle che collassavano, esplosioni titaniche che sprigionavano maree gassose e poi le risucchiavano in un vortice insaziabile di energia finché quella che un tempo era stata una stella brillante non diventava altro che un buco nero nella struttura dello spazio-tempo. Vide intere galassie soccombere alle stesse forze, dissolversi, morire sotto il suo sguardo.

— Credi di stare vincendo? — domandò Anya. — Mentre il continuum sta morendo lentamente?

Il Radioso schioccò le dita e l’universo stellato scomparve. Erano di nuovo nella calma del nulla.

— Non lasciarti spaventare dagli effetti collaterali, mia cara. La Battaglia si svolge sulla Terra. Tra tutti i pianeti del continuum, tra tutte le intelligenze viventi di quell’universo, sono queste creature della Terra la chiave della nostra lotta.

— Lo credi tu — disse Anya.

— Quello che credo è vero. Quello che credo è il continuum.

— Per quanto? — lo schernì Anya. — Per quanto riuscirai a mantenere il controllo? Lui ti sta sconfiggendo, Ormazd. Le forze delle tenebre si stanno ingoiando il continuum, pezzo per pezzo.

— Il processo si invertirà con la distruzione del Tenebroso.

Scuotendo la testa, incredula, mestamente, Anya disse: — Dunque, lo manderai ancora indietro?

Fissando il corpo di Orion, il Radioso rispose: — Sì, è necessario.

— Allora andrò anch’io.

— Sei molto sciocca.

— E ostinata. Lo so.

— È impossibile che tu voglia veramente stare con questo… questa creatura. È impossibile che tu lo desideri.

Anya sorrise. — Mi ricorda te, un po’. Ma al posto della tua arroganza e del tuo potere, lui ha l’incertezza… e il coraggio.

Il Radioso le volse le spalle e sparì. Il corpo di Orion cominciò ad agitarsi; le sue palpebre si mossero, mentre le sue dita brancolavano nel vuoto.

Anya lo osservò mentre tornava in vita, e lentamente scomparve. Ma mentre dissolveva la forma umana che aveva assunto, i suoi occhi grigi non si staccarono un solo istante dal volto della creatura che aveva conosciuto, dell’uomo che aveva amato.

PARTE TERZA

Alluvione

22

Aprii gli occhi e vidi un cielo azzurro con nubi panciute. Il ricordo di Karakorum, di Ogotai e dei mongoli, svanì dalla mia mente come gli echi lontani di una canzone. Pensavo solo ad Agla, al suono della sua voce, al tocco vibrante della sua pelle calda, al suo bel viso.