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— Impossibile — eruppe Ormazd. — Un essere umano può amare un verme? Tu sei una dea, Anya. Non sei una di queste creature di carne.

— Sono diventata una creatura di carne. Ho imparato a essere umana — ribatté lei.

— Però non sei umana — insisté Ormazd. — Come non lo sono io. — La figura di Ormazd vibrò, si offuscò leggermente. — Mostragli le tue vere sembianze.

Anya scosse il capo.

— Ti rifiuti? Allora osserva me, Orion, e guarda com’è veramente il tuo creatore!

Il corpo di Ormazd si dissolse in una luce dorata così intensa che dovetti evitare di guardarla direttamente. Però non irradiava calore; anzi, sembrava che l’aria attorno a me si fosse raffreddata. Lo sfolgorio, comunque, era doloroso. Dovetti abbassare gli occhi, piegare la testa, proteggermi con le braccia, per sottrarmi a quel bagliore insostenibile.

— Sono Ormazd, il Dio della Luce, il creatore dell’umanità — tuonò la sua voce.

Attraverso le palpebre ridotte a due fessure, vidi un grande globo di luce, radioso come il sole, che si librava nello spazio occupato fino a un istante prima dall’uomo dai capelli d’oro.

— In ginocchio, creatura! Adora il tuo creatore!

La forza della sua radiosità premeva su di me come qualcosa di concreto, come le radiazioni devastanti della camera di fusione distante secoli e secoli.

Anya mi strinse il braccio, mi sorresse, fissando la forma ardente di Ormazd.

— Ti ha servito bene, Ormazd — disse. — Non devi trattarlo così.

Il globo perse lucentezza, si restrinse, e riacquistò forma umana.

— Volevo che capisse — disse Ormazd, il tono calmo e distaccato di una tranquilla discussione domenicale in canonica. — Che capisse con chi ha a che fare.

Anya sorrise scaltra. — E tu, Dio della Luce, dovresti capire con chi hai a che fare. Ho visto il coraggio di Orion. Non puoi intimidirlo.

— Gliel’ho dato io quel coraggio — ribatté lui.

— Allora smettila di cercare di scoraggiarlo!

— Aspettate! — intervenni. — Aspettate. Ci sono troppe cose che non capisco.

— E come potresti? — mi schernì Ormazd.

Guardai Ahriman, che ci fissava con occhi pieni di sofferenza.

— Mi hai creato perché dessi la caccia ad Ahriman e lo uccidessi.

— Sì. Ma toglierlo dal flusso temporale del continuum è stata un’azione altrettanto valida. Rimarrà qui, bloccato in questa stasi, per sempre.

— In tutte le ere in cui sono stato inviato, ho trovato una donna… la stessa donna… Eri tu, Anya, ogni volta.

— È vero — rispose lei.

— Ma Ormazd mi ha detto che ognuna di quelle donne era umana come me, e viveva la propria vita in quella particolare epoca…

— Non capisce la differenza tra flusso temporale e stasi — disse Ormazd.

— Allora dovremmo spiegargliela.

— Perché?

— Perché lo voglio io — rispose Anya.

Ormazd fece una smorfia di disgusto. — Perché scomodarsi a dare spiegazioni a una creatura che ha ormai esaurito la sua utilità, la sua ragione di esistere?

43

Esaurito la mia utilità, la mia ragione di esistere… Già, se mi aveva creato, se mi aveva sballottato in ere diverse perché distruggessi Ahriman, se mi aveva resuscitato più volte, certamente Ormazd era anche in grado di porre fine alla mia esistenza, definitivamente, per sempre.

Lo fissai. — È questa la ricompensa che vuoi darmi? La morte una volta per tutte?

— Orion, cerca di capire — disse Ormazd, quasi conciliante. — Quello che desideri è impossibile. Anya non è un essere umano, come io non lo sono. Assumiamo forma umana solo per apparirti con un aspetto familiare, comprensibile.

— Ma Adena… Agla…

— Loro sono umane — disse Anya. — Adena è stata creata in un futuro lontanissimo rispetto a tutte le ere che hai conosciuto…

— Cinquantamila anni dopo il ventesimo secolo — dissi, ricordando quanto mi aveva detto Ormazd la prima volta che lo avevo incontrato.

— Esattamente — annuì Anya. — È stata creata nello stesso periodo in cui sei stato creato tu.

— Allora…

— E le altre, Aretha, Ava, Agla… sono nate da madri umane, come sono sempre nati tutti gli esseri umani, da quando la squadra di soldati di Adena ha lottato per sopravvivere nell’Era Glaciale.

— Ma quelle donne erano te.

— Sì. Ho occupato i loro corpi per l’intera durata della loro vita. Sono diventata umana.

— Per me?

— All’inizio, no. All’inizio era solo… curiosità, un’esperienza nuova, l’occasione giusta per vedere com’era da vicino l’opera di Ormazd. Poi però ho cominciato a provare quello che provavano loro… il dolore, la paura… poi ho incontrato te, e ho cominciato a capire il significato dell’amore.

Mi rivolsi a Ormazd. — Vuoi impedirci di stare insieme?

Il suo sorriso beffardo era scomparso da un pezzo. Ora sembrava molto preoccupato. — Posso darti una vita ricca e piena, Orion. Molte vite, se desideri. Però non posso trasformarti in uno di noi. È impossibile.

— Perché ti rifiuti di renderlo possibile — replicai amaro.

Lui scosse la testa. — No. È impossibile perché neppure io posso riuscirci. Non posso trasformare un batterio in un uccello. Non posso trasformare un uomo in un dio.

— Sta dicendo la verità? — chiesi implorante ad Anya. — Non c’è nulla che si possa fare?

— Cerca di capire, Orion — rispose lei dolcemente.

— E come posso capire? — Sentivo la rabbia che mi ribolliva dentro. Diedi uno sguardo alla figura imprigionata di Ahriman, e conobbi un po’ dell’odio che bruciava nei suoi occhi. — Non mi avete permesso di capire. Mi avete creato perché facessi un lavoro per voi, e adesso che è finito, per voi anche io sono finito.

— No — disse Anya. — Non è…

Ma Ormazd l’interruppe. — Accetta l’immutabile. Ti sei comportato bene. L’umanità ti adorerà nel corso del tempo, in varie forme. Si dimenticheranno di me, ma si ricorderanno sempre di Prometeo.

— Perché? — chiesi. — Perché mi hai creato? Perché hai creato l’umanità? Perché combattere La Guerra contro la gente di Ahriman? Perché hai provocato tutta questa sofferenza, tanto spargimento di sangue?

Ormazd tacque. Il suo alone dorato gli si raccolse attorno come un mantello protettivo, mentre piegava il capo rifiutandosi di rispondere.

Ma gli occhi grigi di Anya mandavano guizzi argentei. Lo fissò, finché lui non alzò gli occhi e la guardò.

— Merita una risposta, Dio della Luce — disse Anya con un filo di voce.

Ormazd si limitò a scuotere la testa.

— Allora gli parlerò io — insisté Anya.

— A che scopo? — disse Ormazd. — Mi odia già. Vuoi che odii anche te?

— Voglio che capisca.

— Sei una sciocca.

— Può darsi. Però è giusto che lui sappia tutta la verità.

L’aura di Ormazd cominciò a pulsare e ad arrossarsi ai margini. La luce divenne sempre più vivida, quasi accecante. Il suo corpo umano si dissolse velocemente in una sfera radiosa, un sole in miniatura, che si alzò sulle nostre teste e si perse in lontananza riducendosi a un punticino di luce stellare nel cielo.

Tornai a osservare Anya.

— Sei pronto a vedere la verità, Orion? — mi chiese. I suoi occhi racchiudevano una tristezza infinita.

— Vorrà dire che devo perderti?

— Devi perdermi in ogni caso. Ormazd non ti ha mentito. Non puoi diventare uno di noi.

Ero tentato di chiederle di porre fine a tutto subito, di fare cessare la mia esistenza, il dolore. Invece dissi: — Se devo esistere senza di te, lascia che sappia almeno perché sono stato creato.