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Al suo fianco stava una donna che aveva un naso molto sporgente, occhi rotondi e capigliatura nera che usciva disordinatamente da un vecchio cappello scuro. Teneva le labbra strette, con espressione dura.

Il terzo uomo stava completamente rigido, coi piedi che formavano una V, le spalle indietro, l’abito ben stirato, almeno da quanto Devan poteva vedere dal cappotto aperto. Il suo viso era comune, ma aveva negli occhi qualcosa di fanatico.

— Mai visti prima d’ora nel mio ufficio — disse Devan.

— Neanch’io — confermò Orcutt. E gli altri annuirono a loro volta.

— Chi è il capo, qui? — chiese l’uomo grosso con voce cavernosa.

— E che volete? — sbottò Devan, irritato dai suoi modi.

— Chi è mai questo capo? — chiese Sam Otto, incuriosito.

— Chi altri se non Dio? — spiegò l’omone. — E noi siamo i suoi figlioli. Io sono Eric Sudduth della “Missione Sudduth”, giù nella via, e questa — indicò la donna — è Sorella Abigail, Direttrice del lavoro di Assistenza e Rendenzione delle donne. Orvid Blaine, l’Eminente Fratello qui accanto, è l’Assistente Direttore del Lavoro.

Devan si presentò a sua volta. — E che volete da noi?

— Dovete fermare la macchina — Sudduth disse. — Dio ci ha fatto sapere che state interferendo con il Suo lavoro, e il Suo volere. Le due persone sacrificate sono state un Suo avvertimento. La macchina dev’essere distrutta.

— Amen — pronunciò Sorella Abigail.

— Vi conviene fare come dice lui — l’Assistente Direttore bofonchiò fra i denti. — Non vogliamo che il volere di Dio venga disprezzato in questo modo.

— Mi spiace averli fatti entrare — si scusò il poliziotto. — Quest’uomo disse…

— Fermate la macchina e ci sarà gloria per voi e gloria per me — disse Sorella Abigail, rivelando nel sorriso lunghi denti aguzzi.

Devan scrutò Orcutt e nei suoi occhi lesse il disagio. Ci fu un lungo silenzio penoso che Devan accomunò mentalmente a un altro silenzio del genere cui aveva assistito, quando a una recita di dilettanti uno degli attori aveva perso il filo del discorso, che era assolutamente indispensabile ai fini di quanto gli altri avrebbero detto, impedendo loro di superare quella sua amnesia.

— Ehi, voi tre — uscì infine il poliziotto — andate via, su.

— Un momento — intervenne Devan — sono sicuro che questi signori hanno le migliori intenzioni e sono in assoluta buona fede nell’insistere sulla loro posizione.

— È meglio che fermiate la macchina — replicò minacciosamente Blaine. — Avete udito quanto ha detto il Gran Direttore.

— Io non ho udito il volere di Dio, ma so che dobbiamo far funzionare la macchina fin che ci sia speranza di riavere quei due indietro.

— Nessuno tornerà indietro — disse Sudduth — inutile sperare di riparare all’errore compiuto.

Orcutt si ribellò con violenza a queste parole, facendo intervenire in difesa di Sudduth il Fratello Blaine.

— Sta’ calmo, Orvid! — esortò Eric Sudduth, rivolgendosi quindi a Orcutt: — È chiaro — egli disse — che non avete ricevuto dal vostro intelletto il dono di una più intima e profonda visione di questo mondo tribolato, quale ci è stata concessa. La crisi attuale in cui il mondo versa è causata da uomini come voi ed è nostro compito raddrizzarvi…

— E che c’entra con l’Ago? — sollecitò Sam Otto.

— Anzi ciò che ho detto è proprio a proposito — replicò Sudduth. — I due uomini che così sconsideratamente avete anullato con la vostra macchina, avrebbero potuto forse arrivare un giorno a vedere questa luce di cui noi predichiamo.

— Volete dire — chiese Devan — che prima o poi si sarebbero uniti alla vostra Missione?

— Noi non possiamo per forza di cose avere gli occhi sul mondo intero — spiegò Sudduth — ma cerchiamo nei nostri limiti di agire nel piccolo mondo che ci circonda. Le forze della legge e dell’ordine potrebbero anche permettervi di condurre delle persone a una cosa grave quale il loro annullamento completo, ma io, come Gran Direttore del nostro Lavoro di Salvezza degli uomini, proprio non posso permetterlo, tanto più così vicino alla mia Missione.

— Fermate la macchina nel nome del Gran Direttore — rincarò Sorella Abigail.

— Nel nome del Capo Supremo! Nel nome della Gloria!

— Basta, Sorella — disse Sudduth.

— Non possiamo fermarla — Devan insistette.

— Per di qui! — Il poliziotto si riscosse e aprì la porta.

— Il Gran Direttore ha ordinato di fermarla — continuò Blaine, con gli occhi lampeggianti e il viso sconvolto. Si incamminò dietro a Devan.

— Ehi, voi, venite qui — lo richiamò l’agente prendendolo per un braccio e sospingendolo verso la porta.

— Male ve ne incorrerà — furono le ultime parole di Sudduth.

— Non potete disobbedire al Capo! — gridò istericamente la donna.

— Amen! — urlò Blaine.

Il poliziotto li spinse fuori.

8

Sfortunatamente per il Dipartimento di polizia di Chicago, le ammissioni fatte circa la possibilità di riavere indietro le due persone scomparse, scaricarono sulle spalle del gruppo di ricercatori tutta la responsabilità derivante da questa situazione.

Ma che cosa si può fare quando un uomo scompare in un colossale ordigno? Non c’erano precedenti del genere a suggerire loro il da farsi.

Comunque, per prima cosa, la polizia aveva cercato di avere tutti i ragguagli possibili sull’Ago, prendendo appunti su appunti, per cui Devan pensava che sapessero ormai tutto sullo strumento, eccettuato il segreto della sua costruzione.

Mentre la polizia indagava e il pubblico aspettava, la macchina era sempre in funzione sotto l’occhio vigile di Costigan.

Nessuno parlava della morte di Glenn Basher e dell’agente Griffin, per quanto molti ne fossero assolutamente sicuri.

L’avvenimento aveva avuto naturalmente molte ripercussioni all’esterno, e il traffico nella zona era stato deviato. Migliaia e migliaia di persone giungevano da ogni parte della città davanti allo stabile nel quale si trovava l’Ago, con la speranza di potergli dare almeno un’occhiata, ma naturalmente non tutti potevano entrare. Oltre agli addetti all’ordine, ai funzionari della “Inland”, ai giornalisti e ai cronisti della radio c’era una lunga lista di eminenti scienziati, esperti della Marina e dell’Esercito, studiosi di problemi elettronici, e grosse personalità dei più importanti centri di ricerca medica degli Stati.

Ognuno di essi volle tentare l’esperimento con l’Ago infilando la mano nella cavità e ognuno ne fu completamente sconvolto. Si intrecciarono le supposizioni più svariate e furono fatte circolare voci assurde, come quella che diceva che altri erano quasi riusciti a realizzare uno strumento simile a quello di Costigan. Il dottor Costigan era assillato da continue interviste e domande e, a un certo punto, si rifiutò di continuare, rimandando persino i suoi conterranei di Claybourne o quelli di Dewhurst, l’ultimo istituto nel quale aveva insegnato.

Gli altri finirono col seguire il suo esempio.

Tre giorni dopo Sam Otto ebbe l’idea. Fu la vista di un poliziotto in uniforme che tirava indietro dall’Ago una donna (una biologa) che gli suggerì d’un tratto un espediente veramente sensazionale.

Corse difilato ad annunciare la sua scoperta a Devan e agli altri, radunati nell’ufficio di Costigan, e le sue parole furono sulle prime così confuse, che nessuno riusciva a vederci chiaro.

— Ma che dite? — gli chiese Devan. — Cosa state cercando di spiegare?