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«Cosa le fa pensare che questa volta non vincerò?»

«Sta scherzando? Il vostro amico ha spento uno dei più popolari personaggi televisivi. È un Simpson al contrario: un cadavere celebre e un imputato sconosciuto.»

«Hask è famosissimo.»

«Hask sarà famosissimo all'inferno.»

Rice sospirò. «Sta cercando anche altri sospetti?»

«Certamente. Ma non ci sono molte possibilità. C'erano soltanto venticinque persone, compresi i sette Tosok, che avevano accesso al residence della USC quella notte. Ma per gli umani, la domanda principale rimane il movente. Chi avrebbe ucciso Calhoun? E chi lo avrebbe ucciso in quel modo?»

«Come lei sicuramente capisce, potrebbe essere stato qualcuno che voleva far accusare i Tosok — per incitare al male contro di loro. E se le cose stanno così, potrebbe trattarsi di una cospirazione che coinvolge due o più persone — il che significa che il fatto che qualcuno abbia un altro come alibi non vale niente.»

«Una cospirazione!»

«Perché no? Direi che lei dovrebbe essere contento che qualcuno proponga una cospirazione fuori dal dipartimento di Polizia di Los Angeles.»

Perez fissò Dale con uno sguardo fulminante. «Sembra improbabile che un gruppo di eminenti scienziati voglia far accusare un alieno di omicidio.»

Dale si era stancato di aspettare che qualcuno gli offrisse di sedersi. Prese una sedia con il telaio di metallo, piccola e scomoda per lui; sotto il suo peso, fece uno scricchiolio di protesta. «Non ne sia così sicuro. La gelosia accademica è quella più legata al denaro. Questi signori combattono per i dollari di borse di studio sempre più basse e lavorano duramente nell'ombra, mentre un tipo di Pigeon Forge, Tennessee, fa i milioni e diventa amico di Jay Leno. Immaginano che nessuno sarà così pazzo da arrestare un alieno — non hanno tenuto conto dell'avidità di potere di Monty Ajax. Sarebbe un crimine perfetto; dando per scontato un insabbiamento da parte di Washington…»

«Che è esattamente quello che hanno tentato di fare, a quanto pare» disse Perez. «No, avvocato, noi abbiamo la nostra… creatura. Deve essere un Tosok.»

Fu il turno di Dale per piazzare uno sguardo fulminante. «Avrei detto, tenente Perez, che nella sua vita lei avesse sentito abbastanza il tormento di quel modo di pensare da non applicarlo qui. Deve essere un Tosok. Doveva essere un latino. Era un nero… e, ehi, quell'uomo laggiù è nero, quindi è stato lui.»

«Non mi accusi di questo, avvocato. Non osi accusarmi di questo.»

«Perché no? 'Deve essere un Tosok'. Ci sono sette Tosok sulla Terra. E a meno che non proviate che era proprio Hask — lui e nessun altro — il mio cliente è libero.»

«Be', naturalmente è Hask.»

«Non può provarlo.»

Perez sorrise. «Stia a vedere.»

12

Frank e Dale si erano incontrati per colazione nel ristorante dello University Hilton Hotel, proprio dall'altra parte di Figueroa Street rispetto al campus della USC. Frank stava mangiando del frumento nel latte scremato, mezzo pompelmo e un caffè nero. Dale mangiava bacon, due uova fritte, un toast che sembrava grande come mezza pagnotta con sopra della marmellata di arancia, il tutto con un'intera caffettiera di caffè con panna e zucchero.

«Tutto il pianeta chiede a gran voce di intervistare il tuo cliente» disse Frank.

Dale annuì e trangugiò altro caffè. «Lo so.»

«Glielo permettiamo?»

Dale smise di mangiare abbastanza a lungo per pensarci. «Non ne sono sicuro. Del pubblico nell'insieme non ce ne importa niente. Le uniche persone a cui siamo interessati sono i dodici che faranno parte della giuria. La domanda è, se i potenziali giurati conoscono Hask è meglio o no? Probabilmente non chiameremo Hask a deporre, dopo tutto, e…»

«No?»

«Frank, non sì chiama mai l'imputato a deporre, a meno che non sia inevitabile. Perciò, sì, un'intervista potrebbe essere la nostra unica chance per fare in modo che la gente che finirà nella giuria conosca e apprezzi Hask. D'altra parte, questo è un crimine bizzarro, e se decidono che è solo uno strano alieno, potrebbero pensare che probabilmente è stato lui.»

«Allora cosa facciamo?»

Dale si pulì la faccia col tovagliolo e fece cenno alla cameriera di portare altro caffè. «Facciamogli fare una intervista — da un grande nome. Magari Barbara Walters. Oppure Diane Sawyer. Qualcuno del genere.»

«E se va male?» chiese Frank. «Puoi chiedere di far spostare la sede del processo?»

«E dove? Dall'altra parte della Luna? Non c'è scampo dalla risonanza che i media daranno a questo processo.»

Barbara Walters aveva la sua solita espressione sollecita. «Il mio ospite di oggi è Hask» disse. «Uno dei sette visitatori alieni sulla Terra. Hask, come sta?»

Dale, che era seduto con il capitano alieno Kelkad appena fuori dell'inquadratura, aveva chiesto ad Hask di non indossare i suoi occhiali da sole, anche se le luci di scena lo infastidivano. In quel momento però, vedendolo guardare di traverso Walters, pensò che forse aveva fatto un errore.

«Ho visto giorni migliori» disse Hask.

Walters annuì comprensiva. «Ne sono certa. Lei è in libertà provvisoria con una cauzione di due milioni di dollari. Qual è la sua idea del sistema legale americano?»

«Avete un'enorme numero di persone in prigione.»

Walters sembrò colta alla sprovvista. «Ah, sì. Credo proprio di sì.»

«Mi dicono che il vostro paese ha un record. Avete una percentuale di detenuti maggiore di ogni altro paese — anche di quelli che sono chiamati stati di polizia.»

«In realtà la mia domanda era più specifica» disse Walters. «Mi chiedevo come l'abbia trattata il dipartimento di Polizia di L.A.»

«Mi hanno spiegato che dovevo essere considerato innocente fin quando non fosse stata provata la mia colpevolezza — però sono stato messo in una cella, cosa che la mia razza non fa con niente e nessuno, e che io pensavo la vostra razza facesse solo con gli animali.»

«Sta dicendo che l'hanno trattata male?»

«Sono stato trattato male, sì.»

«Vuole dire che come ospite nel nostro mondo avrebbe dovuto essere più rispettato?»

«Assolutamente no. Io non ho niente di speciale. Immagino che se lei stesse intervistando un essere umano ingiustamente accusato di un crimine, anche lui (o lei) condannerebbe il trattamento subito. È mai stata in prigione, Ms. Walters?»

«Io? No.»

«Allora non può capire.»

«No» disse Walters. «No, credo proprio di no. Com'è il sistema della giustizia nel suo mondo?»

«Nel mio mondo i crimini non esistono; lasciare che avvenga un crimine implicherebbe che Dio abbia cessato di vigilare sui suoi figli. Inoltre, noi non diamo un prezzo alle cose materiali come succede qui, e quindi non ci sono furti di oggetti. E tutti hanno abbastanza cibo, perciò non ci sono furti di cibo o dei mezzi per averne.» Fece una pausa. «Non spetta a me dirlo, ma sembra che il vostro sistema legale sia a rovescio, Ai miei occhi sicuramente ignoranti le radici del crimine umano sembrano essere la povertà e la vostra capacità di assuefarvi alle sostanze chimiche. Ma invece di risolvere questi problemi, spendete le vostre energie per la causa opposta, punirle.»

«Forse lei ha ragione» disse Walters. «Ma parlando di punizioni, pensa che avrà un processo equo?»

Il ciuffo di Hask si mosse agitato mentre rimuginava. «Questa è una domanda difficile. Un umano è morto — e qualcuno deve pagare per questo. Io non sono un umano. Forse è più facile far pagare me, però…»