Trinli alzò lo sguardo nella pioggia-nebbia. Le nuvole, grigie e pesanti, si spostavano veloci verso il lago, ed erano più false delle colline, che se non altro erano state fatte con uno strato di vera roccia. Non era uno spettacolo particolarmente affascinante per Gonle Fong, che era nata nello spazio, ma se non altro sembravano nuvole pulite. — Già — annuì, dopo un momento. — Sono d’accordo con te, Trud. Bisogna dire che Ali Lin è un genio.
Silipan non apprezzò il complimento, non essendo diretto a lui. — Non è solo Ali Lin. Quel che conta è la coordinazione, lo ho una squadra di testerapide che se ne occupano. Una volta all’anno fanno un controllo completo. Un giorno o l’altro riusciremo a studiare un modo per realizzare onde che sembrino vere.
Gonle gettò un’occhiata a Ezr Vinh e scosse il capo. Nessuno di quei due buffoni avrebbe mai ammesso che il lavoro — tirarsi su le maniche e saper collaborare — era la fonte di ogni cosa, lì dentro. Anche se l’equipaggio non era più invitato al Lago-Parco esso forniva un continuo apporto di sostanze chimiche e alimentari, e di sistemi tenuti in funzione, e inoltre lavorava il legname e altre cose prodotte da quella boscaglia.
La nebbia-pioggia li accompagnò fino alla veranda, rovinando con le sue evoluzioni l’impressione di gravità che davano le piante radicate al suolo. Poi furono dentro, e poterono riscaldarsi al camino a legna del caponave, dove il fuoco era orientato a bruciare verso l’alto grazie a un espediente. Tomas Nau li invitò con un gesto a prendere posto intorno a un largo tavolo. A esso sedevano già Ritser Brughel e Anne Reynolt, mentre altre tre figure erano in piedi stagliate contro la luce di una vetrata. Una era Qiwi.
— Oh, salve Jau, Rita — li salutò Ezr. — Ben… tornati.
Che fossero “tornati” ancora nessuno lo sapeva per certo, comunque anche Jau Xin e Rita Liao erano lì. Nau accese le luci della stanza. Il calore e l’illuminazione non erano diversi da ogni altra casa civile, ma il caminetto e gli alberi visibili fuori dalle finestre davano qualcosa di intimo e protetto all’atmosfera.
— Prendete una poltroncina — li invitò il caponave, e andò a sedersi. Come al solito il suo atteggiamento era quello di un comandante generoso e di mente aperta. Ma non mi inganna neppure per un momento, pensò Gonle. Prima di quella missione lei ne aveva fatto altre, e alle sue spalle c’era un’esperienza con tre culture umane diverse, in altrettanti sistemi lontani. Aveva conosciuto Clienti di ogni mentalità e ogni tendenza politica: tirannie, democrazie, oligarchie religiose, tecnocrazie e demarchie. C’era sempre il modo di fare affari con tutti. Il grande capo Nau era un bastardo, ma un bastardo intelligente che capiva di dover venire a patti, Qiwi lo aveva capito, molti anni prima. Era un peccato che fosse lui a tenere il coltello per il manico… questo non era parte del modo in cui ai Qeng Ho piaceva fare affari. Le cose diventavano spiacevoli quando non si riusciva a tenere alla larga i figli di puttana. Ma alla lunga anche con loro si poteva trattare.
Il caponave salutò ognuno di loro con un cenno del capo. — Grazie per essere intervenuti, signori. Come già sapete, questa riunione è trasmessa in diretta sulla rete locale, ma spero che apprezzerete di essere qui di persona. — Sorrise. — Sono certo che le notizie che sto per darvi faranno discutere molto i vostri amici, al bar di Benny. Si tratta di notizie incredibilmente buone, ma con esse ci viene anche proposta una grande sfida. Il direttore dei piloti, il signor Xin, è appena tornato dall’orbita inferiore di Arachna. — Fece una pausa, e Gonle pensò: Scommetto che nel bar di Benny non si sente volare ima mosca. — E ciò che ha scoperto laggiù è… molto interessante. Jau, la prego… descriva lei la missione.
Jau Xin si alzò, coi piedi a contatto del suolo. Seduta accanto a lui la sua compagna lo teneva per mano. Gonle notò che l’attenzione della donna era tutta per lui. Scommetto che l’hanno lasciata in ghiaccio mentre lui era fuori; questo era l’unico modo per farle tenere la bocca chiusa fino a missione compiuta. Rita sembrava sollevata, dunque qualunque fossero le notizie non dovevano essere cattive.
— Sì, signore. Su sue istruzioni io sono stato tolto dal sonno freddo in anticipo, per un approccio ravvicinato ad Arachna. — Mentre l’uomo parlava, Qiwi distribuì dei visori di modello Qeng Ho. Gonle le mormorò di passaggio un’offerta d’acquisto; l’altra sorrise e sussurrò: — Più presto di quello che credi! — Il grande capo ancora non permetteva che l’equipaggio avesse quella roba. Chissà, magari le cose stavano per cambiare. I visori furono sintonizzati su quello di Jau. Lo spazio sopra il tavolo si arricchì di una vista tridimensionale dell’ammasso di L1. Lontano, sotto il pavimento, c’era il disco luminoso del mondo dei Ragni.
— I miei piloti e io abbiamo preso l’unica scialuppa in grado di funzionare. — Una striscia d’oro si allungò verso il pianeta, accelerò fino a metà della distanza e cominciò a rallentare. La visuale si trasferì a bordo della scialuppa. Il disco di Arachna era più grande. Sembrava congelato e morto come quando gli umani lo avevano visto per la prima volta. Ma una differenza c’era: le vaghe chiazze luminose nella parte in ombra dell’emisfero settentrionale. Le maggiori città avevano le luci accese.
La voce di Pham Trinli uscì dalla penombra, incredula, protestando: — Ehi, ma in questo modo vi sarete fatti vedere!
— No — rispose la Reynolt. — Siamo stati inquadrati dai radar del loro sistema difensivo antimissile, ma la navetta ha affiancato uno dei satelliti Kindred e il suo segnale si è mescolato a quello.
— I loro progressi in questo campo sono stati eccezionali. Dovremo tenerne conto in futuro… — Trinli controllò i dati che arrivavano sul suo display, e il suo tono si fece indignato. — L’altitudine del satellite è dodicimila chilometri! Dev’esserci un errore!
Il sogghigno di Jau si allargò. — Nessun errore. Questo è anzi il motivo per cui ho dato uno sguardo da vicino. Ora, come potete vedere dalle immagini…. dopo un primo esame del satellite si è deciso di prenderlo a bordo. Per non essere avvistato dai suoi apparati di rilevamento ho dovuto distruggere la sua telecamera con un laser.
Fra i commenti stupiti che si levarono dai presenti Gonle alzò una mano. — Questo satellite, vuoi dire che ora lo abbiamo noi? Come sono riusciti a costruirlo, i Ragni?
Nau le elargì un sorrisetto. — Penso che la signora Fong abbia individuato il nocciolo della situazione. Ricordate quelle storie sulle supposte anomalie gravitazionali scoperte dai Ragni su un loro altipiano? In breve, sembra che nella faccenda ci sia qualcosa di vero. I militari Kindred hanno scoperto una specie di… possiamo chiamarla antigravità. Evidentemente ci hanno studiato sopra in segreto per una decina d’anni. Noi non ne abbiamo mai avuto alcun cenno, perché il servizio informazioni dell’Alleanza se l’è lasciato sfuggire e la nostra penetrazione nelle organizzazioni Kindred è scarsa. Questo satellite ha una massa di otto tonnellate, ma almeno due sono composte da uno speciale rivestimento di ceramica. I Kindred usano questo singolare materiale per aumentare la capacità di spinta dei loro razzi. Ne ho qui un frammento con cui posso darvi una dimostrazione…
Nau si rivolse all’aria: — Spegnere il fuoco nel camino. Spegnere la luce centrale e la ventilazione. — Gonle sapeva che non stava parlando a degli automatismi, ma alle testerapide in ascolto. Il caponave tolse di tasca una piastra scintillante e la mostrò a tutti. Era larga un palmo, quadrata, e sul lato esterno rifletteva la luce in tutti i colori dell’arcobaleno. — Questo è il materiale di rivestimento del satellite. Sotto c’era uno strato di conduttori rozzo ma efficace, che abbiamo staccato. Chimicamente ciò che vedete è un miscuglio di molecole di diamante incorporate in una specie di ceramica. Ora osservate. — Depose la piastra sul tavolo e ordinò di accendere la luce. Tutti guardarono in silenzio… e dopo un momento il quadrato iridescente si sollevò nell’aria. Dapprima il movimento parve dovuto a una corrente d’aria nella micro-gravità, ma l’aria della stanza era ferma. Il movimento stava inoltre accelerando. La piastra girò su se stessa, accelerò ancora e andò a sbattere con un tonfo sul soffitto, restandovi appiccicata.