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— Salve, Sherk. Come vedi, sono qui. — Io vengo sempre, quando tu chiami. Per decenni ogni nuova idea gli era parsa più folle della precedente… e ogni nuova idea aveva cambiato il mondo. Ma poco o nulla era cambiato in Underhill, almeno fino al giorno in cui il generale gli aveva dato il primo avvertimento, a Calorica, cinque anni addietro. In seguito gli erano giunte delle voci. Underhill aveva del tutto abbandonato la ricerca attiva. Evidentemente il suo lavoro sull’antigravità non lo aveva portato a niente, e ora i Kindred stavano lanciando satelliti con quel materiale, per l’amor di Dio!

— Grazie, Hrunk. –Il sorriso di lui fu rapido, nervoso. — Viki mi ha detto che tu dovevi passare dalla capitale, e così…

— Victreia Seconda? È qui?

— Sì, è di sopra da qualche parte. Più tardi la vedrai. — Underhill precedette Hrunkner e le guardie attraverso l’atrio, parlando di Viki e degli altri, delle ricerche di Jirlib e dell’addestramento che stavano avendo i due figli più giovani. Hrunkner cercò di immaginare il loro aspetto. Erano trascorsi diciassette anni dal rapimento, e da allora non aveva più visto quei giovani ragni.

Il loro passaggio nell’atrio era una vera e propria carovana, con alla testa l’insetto-guida che si tirava dietro Underhill e alle sue spalle Hrunkner e la fila degli altri fino all’ultimo agente di servizio. L’andatura lenta di Underhill deviava a destra, ed era incessantemente corretta da Mobiy che tirava il guinzaglio. Come il suo tremito alla testa, lo sbandamento non era una malattia mentale ma solo un disordine dei nervi a livello muscolare. Quell’avventura nella Tenebra Profonda durante la Grande Guerra aveva richiesto il suo prezzo, e ora Underhill parlava e si muoveva come un vecchio rudere.

Entrò in un ascensore che Hrunkner non ricordava di aver visto nelle precedenti visite. — Ora guarda, Hrunk… spingi il nove, Mobiy. — L’insetto alzò una delle sue pelose zampe anteriori. L’estremità ondeggiò incerta per un momento, poi s’infilò nella fessura 9 della cabina.

— Dicono che gli insetti non possono imparare i numeri. Ma Mobiy e io ci stiamo lavorando.

Underhill aveva accennato alla scorta di non entrare nell’ascensore. Quando la cabina partì parve rilassarsi e il suo tremito diminuì. Diede una pacca sul guscio di Mobiy. — Voglio parlarti in privato, sergente.

Unnerbai lo scrutò incuriosito. — Le mie guardie del corpo hanno accesso ai massimi livelli di sicurezza, Sherk. Hanno già visto tutto quello che…

Underhill alzò una mano. Nei suoi occhi brillava una scintilla del vecchio genio. — Questo è diverso. Si tratta di qualcosa che volevo mostrarti da tempo, e ora che la situazione si sta facendo così grave…

La cabina si fermò e la porta scivolò di lato. Hrunkner vide che l’amico lo aveva portato verso la cima della costruzione. — Il mio ufficio è qui, adesso. Una volta qui ci stava Viki, ma ormai ha altro da fare e ha ceduto la stanza a me. — Era un locale molto vasto. Hrunkner ricordava che un tempo era aperto su due lati e sovrastava come una terrazza il piccolo parco meridionale. Adesso era stato chiuso da pareti di vetro, così robuste da reggere all’assenza di pressione quando l’atmosfera si sarebbe congelata.

Ci fu il ronzio di un motore elettrico e un divisorio si aprì, lasciandoli passare nell’angolo della sala dove una larga finestra dava sulla città. Sulla destra c’era un trespolo per Mobiy, ma il resto dello spazio era occupato da apparecchi elettronici e schermi ad alta definizione. Uno era acceso, e mostrava il panorama di Monte Reale con colori più vivaci di quanto Hrunkner li avesse mai visti dal vero. Le radure e le foreste erano blu e viola, e gli iceberg che galleggiavano nella baia avevano tonalità rosse… A suo giudizio era una grafica fasulla, vani esercizi di videomanzia. Indicò i colori con aria perplessa. — Tecnicamente sembra roba molto evoluta, Sherk, ma non è ben calibrata. Fa male agli occhi.

— Oh, è perfettamente calibrata, te lo assicuro. Il significato dei colori va interpretato. — Underhill sedette su un trespolo e guardò lo schermo acceso. — Sì, i colori non hanno sfumature. Ma dopo un po’ non ci fai più caso. Hrunkner… hai mai riflettuto che i nostri attuali problemi sono più gravi di quel che dovrebbero?

— Cosa ne so di quel che dovrebbero essere? Tutto succede per la prima volta, qui. — Hrunkner sedette. — Sì, le cose precipitano in modo infernale. Mai avrei immaginato che nella Terra Meridionale ci sarebbe stato il caos di oggi. Quei bastardi hanno almeno duecento testate nucleari, e i vettori per spedircele addosso. Hanno mandato in rovina la loro economia per acquistare armi e mettersi alla pari delle nazioni più ricche.

— Sono andati in rovina solo perché vogliono cancellarci dalla faccia del mondo?

Trentacinque anni addietro Underhill aveva previsto le conseguenze del nucleare e situazioni del genere. — No. O almeno, non è per questo che la cosa è cominciata — rispose, come se gli stesse facendo lezione. — Loro hanno cercato di costruire un’economia agricola e industriale che potesse restare attiva durante la Tenebra. E hanno fallito. Possono mantenere attive solo due città, e un paio di divisioni del loro esercito. Data la sua latitudine, oggi la Terra Meridionale è cinque anni più avanti nella Tenebra del resto del mondo. Intorno al polo sud si scatenano terribili tempeste di ghiaccio. — La Terra Meridionale era un posto a malapena abitabile anche nei tempi migliori della Luce, e c’era poca terra fertile. In compenso esistevano giacimenti minerari d’ogni sorta sfruttabili a basso costo. Nell’ultima generazione era andato al potere un governo sospettoso verso le mire economiche delle nazioni settentrionali e molto timoroso di quel che esse avrebbero fatto nella prossima Tenebra. — Hanno speso troppo per la loro centrale nucleare, e ora hanno energia elettrica per il riscaldamento, ma scorte di cibo del tutto insufficienti per le loro profondità.

— E i Kindred hanno avvelenato i loro campi prima dell’ultimo raccolto… facendo ricadere la colpa su di noi.

— Come c’era da aspettarsi. — L’onorevole Pedure era un genio nelle tattiche del terrore e della sovversione. Qualunque attività volta al male trovava in lei un’esperta. Il governo della Terra Meridionale aveva le prove certe che l’Alleanza progettava di piombare su di loro approfittando della Tenebra. — I notiziari dicono il vero, Sherk. La Terra Meridionale potrebbe attaccarci con le armi nucleari.

Hrunkner si girò verso la finestra. Da lì si vedeva tutta la città. Alcuni degli edifici, come la casa sulla collina, sarebbero rimasti abitabili anche dopo la scomparsa dell’atmosfera. Erano isolati e ben riscaldati. Il resto della città era per la maggior parte nel sottosuolo. Erano occorsi quindici anni di frenesia edilizia per spostare sotto la superficie del suolo tutte le città dell’Alleanza, ma ora un’intera società civile poteva sopravvivere sveglia e attiva attraverso la Tenebra. Sfortunatamente i sotterranei erano troppo vicini alla superficie per resistere a un attacco nucleare.

Le industrie che Hrunkner aveva aiutato a costruire avevano fatto miracoli, ma… il risultato è che siamo più in pericolo qui che nelle vecchie profondità. Occorrevano altri miracoli. Lui e milioni di altri aracnidi stavano lottando e lavorando per raggiungere obiettivi tragicamente impossibili. Negli ultimi trenta giorni Hrunkner aveva dormito una media di tre ore al giorno. Per venire lì a fare due chiacchiere con Underhill aveva dovuto cancellare una riunione e un’ispezione a uno stabilimento. Sono venuto qui per lealtà verso Sherkaner… o perché spero che possa salvarci ancora una volta?