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— Credo che ce la farà, Qiwi — disse Nau. — Senti, nell’arsenale di L1 c’è un automedico, e…

Qiwi appoggiò le mani sui comandi. — L’arsenale — mormorò, senza distogliere lo sguardo dal volto del padre. Poi annuì. — Va bene.

I jet del taxi si accesero, costringendo gli uomini a cercare in fretta qualche maniglia. La ragazza aveva tolto il pilota automatico e stava dando il massimo della potenza. — Cos’è successo, Tomas? Abbiamo ancora qualche possibilità?

— Credo di sì. Se possiamo scendere in L1-A. — Poi le riferì quel che era successo dopo la fuga dal Braccio Nord, tutto vero fuorché ciò che riguardava Ali Lin.

Qiwi guidava con mano esperta, ma la sua voce era rotta. — È di nuovo un massacro come quello di Diem, vero? E se non li fermiamo, stavolta moriremo tutti. Anche i Ragni.

Brava, piccola. Se il suo lavaggio di memoria non fosse stato così recente, quella catena di pensieri avrebbe potuto rimettere insieme gli echi dei ricordi perduti e ricostruirli. Ma ora l’analogia con il massacro di Diem giocava in suo favore. Nau annuì mestamente. — Sì. Ma stavolta abbiamo una possibilità di fermarli, mia cara.

Il taxi scese su Diamante Uno. La debole luce rossa del sole illuminava i resti del ghiaccio rubato al pianeta. Hammerfest era scomparso dietro la curva dell’asteroide. Probabilmente Pham Nuwen era là, intrappolato nell’attico. Quell’uomo aveva del genio, ma era riuscito a ottenere solo una mezza vittoria. Aveva tagliato fuori le testerapide, ma senza ostacolare le operazioni su Arachna, e non aveva raggiunto i suoi possibili alleati.

E in quella partita, una mezza vittoria era una sconfitta. Fra poche centinaia di secondi io avrò tutta la potenza di fuoco di L1. Pham Nuwen era un vecchio con molte illusioni e poca lucidità, e avrebbe ceduto tutta la posta in gioco a chi aveva saputo meritarsela.

Ezr non aveva perso conoscenza. Se fosse svenuto sarebbe affogato, lì in quel miscuglio caotico di acqua e aria. Invece aveva ignorato il dolore alla spalla e scalciando s’era portato in basso, verso il vecchio letto dei lago. L’intuito gli aveva detto che con tutta quell’acqua sparsa sul soffitto della caverna di cristallo, laggiù doveva essercene rimasta poca. E infatti era così.

Il fondale era coperto di fango, e fra le alghe radicate in quel limo c’erano gli stabilizzatori, gli stessi servomeccanismi intelligenti che alla fine avevano sabotato il lago. Usando il braccio buono Ezr risalì verso il molo, ora scomparso insieme alla barca a vela, e si trascinò in direzione della casa di Tomas Nau. C’era rimasto poco delle parti costruite in prezioso legno. L’acqua, vide, sembrava essersi stabilizzata quasi tutta a contatto del soffitto della caverna, dove formava uno strato alto una decina di metri. Il capolavoro ambientale di Ali Lin era distrutto.

C’era poca luce e tutto appariva confuso, ma la ferita non gli faceva più tanto male. Da qualche parte in quella boscaglia piena d’acqua c’era Nau, intrappolato coi suoi scagnozzi. Ezr poteva consolarsi col ricordo di quando li aveva visti affogare. Pham, abbiamo vinto. Ma quello non era il piano originale. Per qualche motivo Nau s’era accorto di quel che loro stavano facendo, e avevano sfiorato il disastro. In effetti Nau poteva anche non essere più lì, visto che non si sentivano voci. Forse aveva seguito Pham, o stava andando all’arsenale in cerca di armi.

Ezr si costrinse a non svenire. Se solo avesse potuto fermare il sangue… ma non sarebbe riuscito a togliersi la blusa. La sua mente cercò di restare nei limiti della realtà. Cosa posso fare, nei secondi che mi restano da vivere? Fluttuò avanti fra i resti della residenza, con la faccia così vicina al suolo da sfiorarlo col naso.

Poco più avanti bevve da una bolla d’acqua, e fu allora che vide la gattina alata di Qiwi. Era bagnata, ma sembrava in buone condizioni e volò subito verso di lui, desiderosa di qualche carezza. Ezr si uncinò a un ramo con un piede e accontentò il bisogno di compagnia del felino, che gli spinse la testa contro il mento e fece le fusa.

Quello era il punto più alto delle rovine della casa… e nella parete di diamante c’era l’imbocco di un tunnel largo un paio di metri, chiuso da un portello. Era la principale via d’accesso alla residenza di Nau… e probabilmente la via più diretta per l’arsenale di L1. Il display della serratura era verde.

Ezr accarezzò la gattina sotto il mento. — Sai che davanti a noi c’è la chiave di tutto, piccola? L’orologio di quella serratura dice che è stata aperta per l’ultima volta più di tremila secondi fa. I nostri amici non sono usciti da questa parte.

Si strappò delicatamente dalla blusa gli artigli del felino, e andò ad aprire il portello. Prima di entrare dovette di nuovo allontanare la gatta, che evidentemente avrebbe preferito restare con lui, e la consolò con una carezza. — Per ora il posto migliore per te è questo, bella mia. Le pistole a dardi fanno male.

Nella sala di gruppo dell’attico erano stati montali dei sedili extra. C’era appena lo spazio per muoversi lungo le pareti. Pham si volse a guardare Silipan. — Dovevo farlo. Questo è il cuore del potere di Nau. e ora gliel’ho strappato. Non c’era altro modo per impadronirsi di L1, Trud.

Lo sguardo dell’altro era vitreo. Quel giorno c’erano stati troppi shock. — Prendere il potere? Tu non sai quello che dici… tu ci hai condannati a morte. Tu mi hai rovinato. — Stava ansimando. Probabilmente immaginava ciò che Nau e Brughel gli avrebbero fatto. — Si può sapere chi sei tu, Pham?

Lui dovette alzare la voce per farsi udire sopra le incalzanti domande delle testerapide. — Diciamo che in questo momento sono la tua sola speranza. — Gli riconsegnò il visore che poco prima gli aveva confiscato, e attese che l’uomo se lo mettesse. — Ora voglio che tu rimetta al lavoro questa gente. Nau è tagliato fuori, ma da qui si possono ancora governare i sistemi interni. Pensi di poterlo fare?

— Non lo so. Immagino che non resti altra soluzione — grugnì l’altro, senza guardarlo.

— Così mi piaci. Calma questa gente, e se vuoi aiutare davvero i tuoi compagni mettili al lavoro. — Pham scivolò via lungo il soffitto, ignorando i lamenti queruli delle testerapide. Alcuni avevano vomitato, altri avevano avuto una crisi, e questi non si sarebbero adattati ad altri compiti se non fossero stati di nuovo sintonizzati. Ma Anne Reynolt e i tecnici che avrebbero potuto farlo fluttuavano immobili presso una parete. Stai combattendo la tua ultima battaglia un paio di secoli dopo il tempo in cui pensavi di aver già perduto tutto.

La visione di ciò che accadeva alle sue spalle non era stabile. Era riuscito a rimettere in funzione l’alimentazione a microonde, ma non dappertutto. Aveva a sua disposizione forse centomila localizzatori sparsi nei luoghi più diversi, che trasmettevano catene di dati e di immagini fino a lui. Da quelli situati all’esterno, nel vuoto, gli arrivò qualcosa di imprevisto: due o tre immagini riprese da lontano e quasi prive di colore, ma che mostravano un taxi in atterraggio sulla superficie nuda accanto ad Hammerfest. Dannazione, il portello S745. Se Nau fosse riuscito a farsi portare via di là, non c’era dubbio su dove sarebbe immediatamente andato.

Per un momento Pham si sentì vecchio e stanco, incapace di fermare un avversario che continuava a uscire inarrestabilmente da ogni trappola. No, anzi è come tornare di nuovo giovane, cercò di dirsi. Gli restavano almeno trecento secondi prima che Nau mettesse piede nell’arsenale. Inutile lesinare sui mezzi. Pham emanò l’ordine di mettere in linea tutti i localizzatori disponibili, anche quelli ancora privi di alimentazione. Le loro piccole batterie contenevano ancora un po’ di carica, e usati saggiamente potevano dargli un input.