Dietro le sue palpebre si formarono lentamente immagini, un bit dopo l’altro.
La sezione in cui erano stati raggruppati i traduttori era la più calma, per effetto dei dati che continuavano ad arrivare. Pham fluttuò accanto a Trixia Bonsol. Con le mani sulla tastiera, la donna scrutava il suo schermo con intensità quasi feroce. Pham si inserì nella corrente di dati che arrivava dalla Mano Invisibile. Da lì avrebbe dovuto pervenire qualche buona notizia, visto che Brughel e compagni erano rimasti con le brache in mano proprio quando si apprestavano a commettere un genocidio…
Gli occorse un istante per ordinare quei dati. C’era materiale per i traduttori, mappe strategiche, codici di lancio… Codici di lancio? Brughel stava andando avanti col piano di Nau! Lo stava eseguendo in modo goffo, certo, e l’Alleanza sarebbe rimasta con un bel po’ della sua difesa antimissile, ma le bombe erano state lanciate e stavano scendendo su quei territorio, dozzine di bombe.
Per un momento Pham fu sommerso dall’orrore. Nau aveva pianificato la morte di milioni di creature intelligenti, e nonostante ogni difficoltà Brughel stava facendo del suo meglio per eseguire quel delitto. Pham scartabellò fra i dati che la Bonsol aveva registrato nelle ultime poche migliaia di secondi, in cerca di qualcosa di utilizzabile…
— È la fine! — lo distrasse una voce.
— Cosa? — Pham si girò verso le testerapide, che continuavano a lamentarsi irosamente, e capì che a parlare era stata proprio Trixia Bonsol. Il suo sguardo era lontano, e le sue dita tremanti sfioravano la tastiera.
— Sì. dici bene — sospirò Pham. Con chiunque la donna avesse parlato, quello era il commento più adatto alla situazione.
La sua sintesi della rete di localizzatori era completa: ora aveva immagini e contatti da L1-A. Se fosse riuscito a connettere meglio tutte le microscopiche unità forse sarebbe riuscito a raggiungere gli eiettori presso l’arsenale… e magari, con un po’ di fortuna, anche i jet elettrici. Se avesse potuto puntare un certo numero di jet stabilizzatori contro il caponave… Pham si volse: — Ehi, Trud, sei riuscito a rimettere al lavoro quelli dei calcoli matematici?
52
L’elicottero di Rachner Thract decollò senza problemi dalla pista ingombra di detriti, alzando una nuvola che offuscò ancora di più l’atmosfera polverosa della valle. Rachner era un esperto pilota, e appena ebbe esaminato i dintorni si diresse a est lungo le colline.
Dappertutto c’erano dei crateri. Nella cittadina della valle si vedevano le luci dei veicoli di soccorso, già all’opera anche se non c’era rimasto molto da soccorrere.
Sul trespolo accanto a lui Underhill si contorceva debolmente nel tentativo di aprire il paniere sul dorso del suo insetto-guida. L’animale sembrava moribondo ma rispondeva ancora agli sforzi del padrone. — Colonnello Thract, ho bisogno di vedere come stanno le cose. Può aiutarmi col paniere di Mobiy?
— Solo un minuto, signore. Voglio salire di quota per vedere se le postazioni sull’altipiano…
— La capisco, colonnello. — Underhill tossì raucamente. — Ma mi aiuti, per favore. Devo vedere cosa succede.
Sta delirando. Ma al diavolo, ormai cosa importavano le postazioni difensive? Rachner inserì il pilota automatico e sganciò il paniere dal guscio fratturato dell’animale. Underhill lo aprì come se contenesse i gioielli della corona. Rachner non represse un moto di stupore nel vedere che ne tirava fuori un casco col visore. Cosa diavolo… un dannato videogioco!
— Ah, sembra a posto — disse Underhill. Indossò il casco, lo accese e sul visore balenò un caos di colori e immagini indecifrabili che confusero la vista di Rachner. Qualunque cosa fosse, invece di mesmerizzare l’anziano professore quegli effetti ottici parvero soddisfarlo molto. — Ah… ora vedo — disse.
Rachner preferì dedicarsi di nuovo alla manovra. Ormai erano in quota, e l’elicottero era investito dal vento che soffiava dall’altipiano. Da lì si poteva vedere a grande distanza, e ciò che lui vedeva erano colonne di fumo che si alzavano da dozzine di posti fino all’orizzonte. Le postazioni antimissili. Ma… santo cielo, quei bastardi le hanno mancate tutte, o quasi tutte! Quello che vedeva alzarsi dal suolo era solo il fumo di vegetazione bruciata e nient’altro, perché da tutto il grande altopiano si sollevavano anche ondate su ondate di tozze frecce nere spinte da code di fiamma. Gli intercettori schizzavano fuori a dozzine, a centinaia, dai loro silos sotterranei, simili a furiose raffiche di proiettili traccianti della contraerea… sciami di razzi automatici diretti verso l’orizzonte nero dove in quel momento, distanti ancora molte centinaia di chilometri, i missili atomici Kindred stavano viaggiando verso di loro. Per Rachner era emozionante più di quanto le simulazioni della Difesa Aerea avessero mai fatto pensare, ed era spaventoso… perché la vastità di quel fuoco di sbarramento significava che i Kindred s’erano scatenati lanciando tutto ciò che avevano.
Sherkaner Underhill sembrava non essersene accorto. Muoveva la testa avanti e indietro, nell’arcobaleno di luci del suo casco. — Deve esserci qualcuno in rete. Deve esserci. — Le sue mani lottavano coi comandi del videogioco o quel che era. Trascorsero alcuni minuti. — Niente. Ormai è tutto nel caos — sospirò infine.
Trud Silipan lasciò le testerapide addette ai calcoli e raggiunse Pham Trinli nel gruppo dei traduttori. — La maggior parte di loro stanno lavorando, Pham. Voglio dire, eseguono gli ordini. In quanto al controllo qualitativo dei risultati, non posso garantire…
Pham si passò una mano sulla faccia. — Sì, capisco cosa vuoi dire. Bene, qual è la situazione qui da noi e nel provvisorio Qeng Ho?
— La telecamera che abbiamo nel bar di Benny ci mostra una quantità di facce perplesse. Quelli non hanno capito niente di cosa sta succedendo, e perciò non fanno niente.
Una delle testerapide, la Bonsol, li interruppe dando la stura a pensieri suoi. — Su Arachna ci sono miliardi di esseri viventi. Fra poco cominceranno a morire.
Quel commento da parte di una focalizzata sorprese Pham, che annuì distrattamente. — Già — disse. — Ma almeno i Ragni hanno una possibilità. Senza le nostre testerapide Brughel può solo ottenere risultati minimi e sperare che siano i Ragni stessi a rovinarsi con le loro mani.
La Bonsol lo interruppe di nuovo: — Brughel non può calibrare il suo attacco, ma se avesse il nostro aiuto noi avremmo un vantaggio.
Silipan si spinse verso il soffitto. — Non li sopporto più questi loro discorsi a caso. Dannate testerapide. Se li lasci girare a vuoto in questo modo ti fanno impazzire — borbottò.
Pham stava invece scrutando la focalizzata con attenzione nuova. — Cosa vuoi dire, parlando di un vantaggio? — domandò a bassa voce.
La donna continuò a guardare il suo schermo come se non avesse sentito la domanda, e il silenzio si prolungò per una ventina di secondi. Poi, quando ormai Pham pensava che non lo avrebbe fatto, si girò a guardarlo negli occhi. — Voglio dire che voi bloccate noi, e noi blocchiamo voi — rispose, con vivacità nevrotica. — La mia vittoria, anche se voi siete dei mostri e non possiamo fidarci di nessuno di voi. E ora tutti stiamo pagando quell’errore.
Erano controsensi da testerapide, non più strani del solito, ma Pham accostò la sedia a quella di lei e la guardò a bocca aperta. Quando infine parlò, le sue parole non erano più sensate di quelle di lei. — Io… molti di noi non sono mostri. Se voi non foste più bloccati, potreste sfruttare il vostro vantaggio. Ma dopo noi saremo nelle vostre mani. Come possiamo fidarci di voi?