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Murray Leinster

Questo è un Gizmo

PROLOGO

Le prime scaramucce della guerra con i Gizmo si svolsero nelle grandi zone desertiche, e gli uomini non se ne accorsero nemmeno.

All’inizio non vennero attaccate le città. Furono gli orsi, le linci, le pecore selvatiche e altre creature del regno animale a sostenere i primi scontri. Furono lotte disperate, eroiche, e si conclusero sempre tragicamente. Di molte non si ebbe mai notizia.

Si seppe però di un orso delle Sierre, caduto dopo un combattimento di proporzioni epiche, come testimoniavano il terreno sconvolto, gli arbusti spezzati, l’erba calpestata tutto attorno. Un puma venne trovato morto nel Colorado, dopo uno scontro altrettanto combattuto. Tracce della lotta disperata sostenuta da una lince furono notate da un guardacaccia nel Michigan settentrionale.

Un pescatore, intento alla pesca in un fiume della Pennsylvania, si trovò ad assistere alla morte di un cervo, un maschio con un gran palco di corna, che si batté con coraggio ammirevole. La bestia usò le corna, gli zoccoli, tutta la forza della sua disperazione contro un avversario invisibile, e alla fine stramazzò al suolo e morì sotto gli occhi attoniti del pescatore inorridito e incredulo.

Erano state tutte battaglie contro i Gizmo. Non c’era alcun dubbio. I corpi delle vittime non avevano segni di ferite né di altro genere. I diversi campi di battaglia mostravano chiare le impronte lasciate dalle bestie ma non quelle dell’essere o degli esseri contro cui si erano battute. In un solo caso un uomo aveva assistito alla lotta, ma non aveva visto l’avversario del cervo: aveva soltanto visto il grande cervo morire. Il suo uccisore non poteva essere altro che un Gizmo.

Quanto all’origine dei Gizmo, alcuni insistono ancora nel sostenere che quelle creature sono venute dallo spazio. Ipotesi difficile da accettare perché è quasi impossibile immaginare una nave spaziale guidata da un Gizmo. Altri invece ritengono che essi siano originali della terra, quindi nati ed evoluti qui, e qui vissuti da sempre.

I sostenitori di questa seconda teoria si rifanno al terrore primordiale per gli spiriti maligni, considerandolo una prova della presenza dei Gizmo sulla Terra da tempo immemorabile. L’obiezione fondamentale contro questa tesi è che l’uomo primitivo non sarebbe sopravvissuto se fosse stato attaccato da quegli stessi Gizmo che ci hanno fatto guerra. In altre parole, poiché i nostri antenati non sono stati sterminati dai Gizmo, se ne deduce che nei tempi passati i Gizmo non c’erano. Eppure le leggende sui demoni, gli spiriti maligni, i fantastici esseri che abitavano le foreste, tutte queste vecchie storie popolari diventano stranamente verosimili quando si pensa ai Gizmo. Comunque sia, i Gizmo rivelarono la loro esistenza di punto in bianco. Oggi si crede soltanto alle cose scientificamente provate, e siccome le ipotesi scientifiche mutano continuamente, cambiano di conseguenza anche le cose in cui il mondo crede. Ma i Gizmo non erano fatti di carne e ossa, e questo permise loro di sfuggire ad ogni indagine scientifica in campo fisico (il più convincente per noi). Per questo gli uomini non si sono mai accorti della loro presenza prima della guerra, ammesso che prima della guerra esistessero.

In ogni modo i Gizmo fecero la loro comparsa e poterono tranquillamente organizzarsi senza interferenze da parte nostra. Stabilirono basi nelle nostre foreste, posero sentinelle nei nostri boschi, osservatori nei parchi delle nostre città. Dappertutto c’erano pattuglie di Gizmo che si muovevano a loro piacere senza che alcuno credesse alla loro esistenza. Anche quando cominciarono le ostilità. Così i Gizmo, nei loro preparativi bellici, godettero di una netta superiorità.

Anche la parola Gizmo fu coniata come termine convenzionale per definire alcune tracce apparse sugli schermi-radar e di cui non era stato possibile stabilire la causa. Non erano determinate da oggetti solidi questo era certo, e si muovevano indipendentemente dalla direzione del vento. Qualche stazione radar ne aveva segnalati in gran numero, altre pochissimi. In quell’epoca si scatenò anche la psicosi dei dischi volanti.

Successe quando sei oggetti volanti non identificati furono avvistati su Washington, e le stazioni radar dell’esercito dovettero ammettere, se pur a malincuore, che gli echi rilevati rispondevano a caratteristiche insolite. Avevano poi spiegato che si trattava soltanto di Gizmo, usando il termine che corrispondeva alle particolarità degli echi. In quell’occasione appunto venne fatta l’ipotesi che gli strani rilevamenti rispondessero ad aree di eccessiva ionizzazione, dopo di che non venne più data loro nessuna importanza e i rapporti ufficiali li ignorarono.

Fu l’errore del secolo, ma un errore giustificabile. Ad esempio, un Gizmo venne localizzato dal radar sopra un aeroporto del Texas. Stava immobile a cinquemila metri d’altezza, come se sorvegliasse tranquillamente quel che avveniva sul campo. Nel punto in cui il radar continuava a segnalare la presenza del Gizmo, non si vedeva niente. Dall’aeroporto venne fatto decollare un aereo che, seguendo le indicazioni della torre di controllo, puntò contro il Gizmo.

Né gli strumenti di bordo, né il pilota avvertirono alcun urto nel momento in cui l’apparecchio si trovò nello spazio dove, secondo il radar, doveva esserci il Gizmo.

Perciò, visto che si trattava di un fenomeno così evanescente, parve ragionevole non preoccuparsi più del Gizmo.

E questo fu uno sbaglio catastrofico, come si scoprì più tardi.

1

Dick Lane fu il primo essere umano a venire attaccato dai Gizmo e a sopravvivere, in modo da poterne parlare. Con tutta probabilità l’attacco fu opera di una piccola pattuglia nemica. Accadde mentre arrancava su per un sentiero di montagna, appena segnato, fra piante di alloro, querce e pini, lungo i fianchi di un monte che nessuno s’era preso il disturbo di battezzare.

La montagna faceva parte della catena degli Appalachi, nella Virginia occidentale, a una quindicina di chilometri da Murfree che fu in seguito teatro di grandi avvenimenti.

Lane era già stato in altre località per lo stesso scopo, ma era sempre rimasto deluso, e lo stesso gli stava capitando lì sul monte. Niente su tutta la linea. La gente parlava di animali selvatici morti in modo misterioso, e di certi inspiegabili decessi di esseri umani. Ma finora Lane non aveva scoperto niente di concreto. Sospetti sì, e anche gravi, ma nessuna prova che li giustificasse.

In quel caldo pomeriggio d’estate Dick Lane si sentiva scoraggiato, inquieto e depresso.

Per uno sportivo, anzi, per un giornalista sportivo come lui, tutta quella faccenda era seccante. Ma per il resto del mondo non aveva alcuna importanza. A parte naturalmente alcuni pescatori e cacciatori molto preoccupati per i loro ottimi cani che, come impazziti di colpo, s’erano messi a lottare contro l’aria mordendo a vuoto e latrando furiosamente.

Quasi sempre le povere bestie erano morte. Nell’autunno precedente, anche un cacciatore di fagiani era stato trovato esanime accanto al suo cane, morto, nel New Jersey. Uomo e bestia giacevano in mezzo alle sterpaglie tutte calpestate come in una specie di parossismo. Nessuna traccia di violenza, né sull’uomo, né sul cane.

Certo qualcosa di misterioso faceva strage di cani da caccia e di animali selvatici, e si diceva che in alcune regioni lontane troppa gente morisse in circostanze incomprensibili.

Per motivi professionali, Lane si spingeva in zone ricche di selvaggina e di pesci, poi stendeva i suoi articoli che venivano pubblicati quasi tutti sul periodico “Pianure e foreste”. Un mestiere piacevole quello di Lane, finché non erano cominciate le stragi misteriose.

Prima che giornalista Lane era uno sportivo, e quella strage incontrollata di selvaggina lo impressionò alquanto soprattutto perché era evidente che gli uccisori non ammazzavano per mangiare; infatti abbandonavano senza toccarli i corpi delle bestie morte dopo essersi battute coraggiosamente.