I segnali divennero chiari quando, subito dopo il punto in cui l’autotreno aveva fatto dietro-front, trovarono la strada sbarrata, e un agente della polizia stradale fece cenno a Lane di fermarsi.
— La strada è bloccata — disse il poliziotto. — Laggiù c’è stato un grave incidente. Un grosso autocarro è uscito di strada, ha cozzato contro un albero e ha bloccato il traffico. Dovete ritornare indietro e prendere un’altra strada. Dove siete diretti?
— A nord — rispose Lane. — Nel New Jersey.
L’agente scosse la testa.
— Anche la 60 è bloccata, per un altro grave incidente. Meglio passare da Clifton Forge e prendere la 220.
— Grazie — disse Lane e fece marcia indietro compiendo la stessa manovra dell’autocarro. Poi chiese: — Più incidenti del solito, oggi?
— La giornata peggiore che abbia mai visto! — rispose il poliziotto. — Sei incidenti gravi soltanto in questa località! E verso le montagne è ancor peggio: come se tutti guidassero da ubriachi.
La Warren sporse la testa dal finestrino posteriore: — Sono morti tutti laggiù?
— Tutti — disse l’agente. — Inoltre qualcuno è sceso di macchina per dare una mano, ma è stato preso da un attacco di cuore.
Lane fissò la Warren. Si strinse nelle spalle. — Sentite — disse — eravamo a Murfree stamane, e sono capitate delle cose strane. Un uomo è crollato a terra, per strada, colto da soffocamento; sembrava un attacco di cuore, ma non lo era. Un tale gli ha passato sul viso un accendisigaro acceso e quel poveretto ha potuto respirare di nuovo. Altri tre o quattro sono stramazzati a terra, e quel tizio li ha curati nello stesso modo, e anzi ha detto che se la cosa si ripeteva, il fuoco avrebbe fatto cessare l’asfissia, ed è stato proprio così, almeno a Murfree. C’è qualcosa che provoca quegli attacchi, che sembrano di cuore, ma se si agita una fiamma vicino al viso, passano. Provate anche voi. Quell’uomo ha detto che se uno fuma non capita niente, e ha aggiunto di far correre la voce.
L’agente lo guardava incredulo, annuendo. Lane mise in moto e poco dopo la Warren commentò, con tono amaro: — Non ha creduto a una parola.
— Lo so — disse Lane, e rivolto a Burke: — Mi pare che le vostre previsioni non siano esatte. I Gizmo non attaccano le città, o almeno non ancora. Assalgono macchine e autocarri e uccidono tutti quelli che corrono in aiuto.
Il viso di Burke esprimeva insieme sgomento e trionfo: — Stanno distruggendo le comunicazioni, proprio come vi ho detto. Bloccheranno tutti gli accessi alle città, perché la gente non possa scappare, e sia costretta a rimanervi dentro senza difese.
Lane annuì gravemente, eppure non ci credeva. Sotto certi aspetti i Gizmo agivano con notevole intelligenza, per esempio quando circondavano i conigli e li uccidevano dopo averne riunito un bel numero: così, in poco spazio si assicuravano una buona provvista, e potevano nutrirsi in molti. Inoltre, la regione, ripulita della selvaggina, non sarebbe rimasta a lungo vuota; se arrivavano altri animali, li potevano circondare e a loro volta uccidere.
Forse, pensò Lane, i Gizmo che li avevano toccati fuori della roulotte, non li studiavano, come avevano creduto, ma semplicemente cercavano di circondarli, secondo le loro abitudini.
Ad ogni modo, se i Gizmo potevano scegliere tra vari stratagemmi più o meno efficaci, evidentemente erano dotati d’intelligenza, anzi erano uguali, se non superiori, agli uomini. Se invece agivano solo per istinto, non sceglievano e non potevano agire diversamente.
Ad ogni modo, c’era una bella differenza tra una bestia e un uomo, e Lane non ammetteva che qualcosa di non umano fosse pari all’umano, e rifiutava l’affermazione di Burke che i Gizmo fossero esseri pensanti.
— Signor Lane — rispose Burke, molto serio, e con gli occhi che gli brillavano — faremmo meglio a studiare nuovi piani, migliori dei primi. Non andiamo nel New Jersey, ma in Pennsylvania, e cerchiamoci una cittadina con miniere di carbone che servano da rifugio alle donne e ai bambini, e poi noi insegneremo agli uomini a combattere i Gizmo. Non possiamo continuare a difenderci all’infinito.
Lane grugnì: — Mi pare che nella strategia militare una violenta offensiva sia la miglior difesa. Se volete andare in Pennsylvania, ci separeremo alla prima stazione o al primo aeroporto.
Burke protestò: — Ma io ho bisogno di voi! Dovete aiutarmi a insegnare agli uomini a combattere i Gizmo! Collaborerete con me, per aiutare la gente a cavarsela di fronte a quello che sta per capitare! Possiamo preparare la difesa di una città!
Lane quasi si divertiva: per Burke la cosa più drammatica, e quindi più affascinante, era una cittadina piena di eroi invitti che sfidavano un intero continente di Gizmo, con lui. Burke, a capo di quei valorosi; era tutto eccitato dal magnifico dramma. Avrebbe voluto a ogni costo realizzarlo e neanche si domandava se c’erano cose più importanti da fare.
— Non credo che potremo seguirvi — rispose con gentilezza Lane. — Noi abbiamo trovato la risposta a vari problemi che finora nessuno ancora si è posto, ma dobbiamo aspettare che qualcuno sia cosi disperato da crederci.
— Ma…
— Restate con noi — disse Lane. — Vi diremo tutto quel che riusciremo a scoprire. Ma vi lasceremo appena voi lo vorrete.
Vicino a Tracoma, nello Stato di Washington, un autotreno con una trentina di tonnellate di carico fu incrociato da un altro autocarro proveniente dalla direzione opposta. Nella cabina, l’autista del primo automezzo lottava disperatamente contro il nulla e aveva abbandonato il volante. Il secondo riuscì appena a passare, quando autocarro e carico, senza più controllo, finirono sul marciapiede, cozzarono contro lo steccato e precipitarono nello scavo per le fondamenta di un nuovo edificio. Nessun ferito, neppure il guidatore. O meglio nessuna traccia di ferite; ma l’uomo era morto.
Fuori Detroit una colonna di quattordici macchine nuove avanzava adagio. L’autista in testa alla fila fu colto da malore, e l’auto usci di strada. Degli altri tredici guidatori, dieci persero il controllo del mezzo e tutti cozzarono. Le macchine, a velocità così ridotta, non subirono quasi danni, ma chi era al volante morì, per un attacco di cuore, così sembrava, in seguito alla scossa provata alla vista di tanti amici morti.
Nel New Mexico, ad Albuquerque, un tornado trascinò un enorme turbine di polvere lungo un’arteria di grande traffico. Nessuno dei viaggiatori a bordo delle macchine scampò, benché avessero subito rialzato i vetri. Tutti furono trovati soffocati nella polvere.
Un pullman di linea arrivò a destinazione ad Atlanta, in Georgia, con un carico di passeggeri in preda al panico e tre morti sul sedile posteriore. I tre erano stramazzati, uno dopo l’altro, quando l’autista s’era fermato per un incidente: i viaggiatori avevano abbassato il finestrino per vedere cos’era capitato, e dopo pochi minuti, uno aveva cominciato ad annaspare, convulso in viso, ed era stramazzato a terra, privo di sensi. Gli altri avevano cercato di dargli aiuto, ma era chiaro che occorreva un medico. L’autista lanciò il veicolo al massimo, per arrivare a un ambulatorio, ma prima che si potesse prestare soccorso al primo, altri due viaggiatori entrarono in coma sempre con gli stessi sintomi. Non si riusciva quasi più a controllare i passeggeri terrorizzati quando, finalmente, il pullman arrivò a destinazione e si trovò un medico.
A mezzogiorno, il numero dei morti in seguito a incidenti, negli Stati Uniti, era salito a seicento, cifra enorme per un giorno feriale di metà settimana. Ma non era ancora finita. Quando, per la seconda volta, Lane attraversò Clifton Forge e si fermò davanti a un ristorante, la gente discuteva vivamente sull’aumento degli incidenti stradali comunicati dalla radio.