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Don aveva scoperto su Internet che i diritti di sfruttamento della tecnologia del Rollback appartenevano a una società chiamata Rejuvenex, che poteva fissare qualunque prezzo ritenesse vantaggioso per i propri azionisti. Sorprendentemente, nei due anni in cui il procedimento era disponibile, meno di un terzo delle volte era stato usato per persone dell’età di lui e Sarah, o più. Addirittura, in una quindicina di casi si era trattato di quarantenni; probabilmente terrorizzati alla vista dei primi capelli bianchi, e con qualche miliardo da buttare via.

Don era inoltre risalito all’informazione che la prima azienda biotech a lavorare a processi di Rollback era stata la Geron di Michael West nel 1992. Aveva sede a Houston, non senza un motivo: il capitale iniziale proveniva da un gruppo di petrolieri texani bramosi di ottenere l’unica cosa che il denaro finora non era stato in grado di dar loro.

Peccato che il petrolio fosse roba da millennio scorso. Attualmente la più alta concentrazione di miliardari si trovava a Chicago, patria della fusione a freddo (a iniziare erano stati i laboratori Fermilab), città che non a caso ospitava anche Rejuvenex. Carl era andato a Chicago insieme ai genitori; non aveva dissipato tutti i dubbi, e desiderava accertarsi che venissero trattati nel modo giusto.

Don e Sarah non erano mai entrati in una clinica privata prima di allora, come del resto molti cittadini canadesi. In Canada non esistevano neppure le università private, con grande gioia di Sarah: istruzione e salute — diceva sempre — sono beni pubblici. Con tutto ciò, alcuni facoltosi amici sapevano come aggirare le liste d’attesa in ospedale, avvalendosi di impianti esclusivi che sorgevano nel ricco sud del Paese.

Ma i clienti Rejuvenex non erano solo facoltosi, erano di più. Neppure le star del cinema, pietra di paragone della ricchezza, potevano permettersi un Rollback.

L’opulenza della struttura era da Mille e una notte. Gli ambienti comuni avrebbero fatto sprofondare nella vergogna gli alberghi a sei stelle; i laboratori erano più avanzati delle astronavi negli ultimissimi film di fantascienza che Percy faceva vedere a Don.

Il trattamento cominciava con un body-scan completo allo scopo di catalogare i guasti da correggere: giunture sconnesse, arterie parzialmente otturate, eccetera. I danni che non mettevano a repentaglio la vita del paziente sarebbero stati risolti chirurgicamente dopo il ringiovanimento; quelli urgenti, subito.

Sarah necessitava di un’anca nuova e di riparazioni a entrambe le ginocchia, oltre all’infusione di calcio nelle ossa: tutte cose che potevano aspettare. Don nel frattempo poteva usare il rene buono che gli era rimasto; dopo il Rollback, gliene avrebbero clonato uno nuovo dalle sue stesse cellule e glielo avrebbero inserito al posto di quello malandato. Aveva inoltre bisogno di nuove retine, nuova prostata, e così via. Gli sembrava di assistere alla scena in cui il dottor Frankenstein passava la lista della spesa a Igor.

Grazie a una combinazione di tecniche laparoscopiche, droni nanotech iniettati nel sangue e tradizionali bisturi, vennero eseguite le riparazioni chirurgiche urgenti, in diciannove ore per Sarah e sedici per Don. Un genere di operazioni che si solito vengono sconsigliate a persone di quella età, dato che lo stress biologico può superare i benefici; infatti gli avevano comunicato che durante l’intervento alle valvole cardiache di Sarah c’era stato qualche momento di incertezza, ma alla fine ne erano usciti entrambi in condizioni ragionevolmente buone.

Già questa prima fase costava un patrimonio (il Piano salute provinciale, per i coniugi Halifax, non prevedeva nemmeno interventi opzionali negli USA), ma non era nulla in confronto alle terapie genetiche per riaggiustare il DNA in ognuna delle migliaia di miliardi di cellule del loro corpo. Un momento chiave era costituito dall’allungamento dei telomeri ma, fatto questo, molto restava ancora da fare: ogni sequenza di DNA andava controllata per verificare eventuali errori di copiatura avvenuti nel tempo. Quando se ne trovavano, e in una persona anziana ce n’erano miliardi, occorreva riscrivere le stringhe, nucleotide per nucleotide; un processo complesso e delicato da eseguire in cellule viventi. In seguito occorreva raccogliere ed espellere i radicali liberi, riassettare le sequenze di regolazione, e avanti così, cento procedure per rimediare ad altrettanti scompensi.

Una volta terminato, in Don e Sarah non si notava nessun cambiamento apparente. Fu loro detto che sarebbe avvenuto piano piano, nei prossimi mesi: un rafforzamento qua, un rassodamento là, la scomparsa di una ruga, la ricrescita di un muscolo.

Così Don, Sarah e Carl tornarono a Toronto, sempre a spese di Cody McGavin.

I voli da e per Chicago erano stati per Don le prime occasioni per viaggiare in prima classe. Paradossalmente però. tra piccole operazioni e altri fastidi medici, adesso si sentiva peggio di prima.

Per vari mesi lui e Sarah avrebbero fatto infusioni ormonali due volte a settimana, e una volta alla settimana sarebbe arrivato in aereo un medico di Rejuvenex, tutto incluso nel prezzo, per tenere sotto controllo l’andamento del Rollback. Don aveva un vago ricordo del dottore di famiglia che negli anni ’6o veniva a fare le visite a casa; per la mentalità canadese, tante attenzioni mediche sembravano quasi peccaminose.

C’erano stati anni in cui aveva evitato di guardarsi allo specchio, a parte l’indispensabile per farsi la barba. In passato non gli piaceva vedersi così grasso; in tempi più recenti, non gli piaceva vedersi così vecchio. Adesso però esaminava accuratamente la propria immagine riflessa nello specchio del bagno, e si tirava la pelle per vedere se era diventata più elastica. Nonché la pelata, per vedere se ricrescevano i capelli. Gli era stato promesso che li avrebbe riavuti indietro, e del color biondo sabbia della sua gioventù, mica quelli grigi della mezz’età né tanto meno quelli radi e bianchi degli ottant’anni.

Aveva sempre avuto un grosso naso che, insieme alle orecchie, si era ulteriormente sviluppato con l’età, dato che le cartilagini continuano a crescere senza interruzione. Ma, una volta che il Rollback fosse completo, naso e orecchie sarebbero tornati alle proporzioni dei suoi venticinque anni.

Anche sua sorella Susan, scomparsa quindici anni fa, era afflitta da quell’inestetismo; diventata maggiorenne, dopo anni di insistenze con i genitori, si era sottoposta a una rinoplastica. Don ricordava il momento topico in clinica, quando l’infermiera aveva tolto le bende dopo settimane di cure, e ne era emerso un nasino alla francese: capolavoro del dottor Jack Carnaby, il mago del reparto.

A Don sarebbe piaciuto che anche per lui fosse venuto quel magico giorno. Il momento di esclamare “ah-haaa!”, di sentire le forze che riaffluivano ai muscoli, di librarsi come una farfalla dal bozzolo. Non era così. Il processo prevedeva settimane e settimane di cambiamenti graduali, man mano che le cellule si suddividevano e si rinnovavano a ritmo accelerato, e si modificavano i livelli ormonali, e i tessuti si rigeneravano, e gli enzimi...

“Mio Dio” pensò Don. “Dio, Dio!” C’era un ciuffo di capelli più scuri, che cominciavano a risalire dalla nuca verso la calotta, alla riconquista di un territorio che si era dato perso per sempre.

— Sarah! — gridò, e per la prima volta poté gridare senza che la gola gli raschiasse. — Sarah! — Si mise a correre... correre!... giù per le scale fino al soggiorno, dove la moglie era distesa in poltrona, con lo sguardo fisso al caminetto spento.

— Sarah! — Abbassò la testa. — Guarda!

Lei uscì dai sogni a occhi aperti in cui si era smarrita. Lui, da quella posizione, non poteva osservarla, ma ne udì la voce: — Io non vedo niente.