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— Quindi dovrebbe farlo anche per te? Ascoltami bene, non ho idea di quanto sia costata l’intera operazione, ma...

— Su “Oltre-umani” valutano che la cifra si aggiri intorno agli 8 miliardi di dollari. Su “Sempre avanti” propendono per 10.

Anche se fosse così — sottolineò Don — non sono stato io a chiederlo, e...

— Noccioline, per gente come McGavin.

— Credo che non siano noccioline per nessuno. Ma non è questo il punto: dei suoi soldi può fare ciò che gli pare.

— Esatto, e adesso che sta offrendo quest’opportunità a persone che non sono ricche sfondate, bé, pensavo che forse... tu capisci...

— Non posso fare niente per te. Mi spiace.

La voce all’altro capo del telefono assumeva un tono sempre più disperato. — Ti prego, Don. Posso ancora dare tanto alla società. Se solo potessi fare il Rollback, potrei...

Don non resse oltre. — Trovare la cura contro il cancro? Già fatto. Inventare una trappola per topi più efficace? L’evoluzione produrrà topi più intelligenti.

— Intendo cose importanti. Sto... tu non sai di che cosa mi sono occupato in questi ultimi vent’anni, Don, ma sto... ho fatto delle cose. E posso portare avanti ancora tanti progetti. Mi serve solo più tempo. Solo tempo.

— Mi spiace, Randy, credimi.

— Se solo tu chiamassi McGavin, Don... Non chiedo altro: solo una telefonata.

A Don venne una gran voglia di urlargli in faccia che gli ci era voluto un secolo per contattare McGavin, l’ultima volta; ma non erano affari di Randy — Mi spiace — ripeté.

— Dannazione, e tu che avresti fatto per meritarlo? Non sei un geniaccio né niente, hai solo vinto a una fottuta lotteria, e adesso non vuoi neppure aiutarmi a comprare il biglietto.

— Cristo santo, Randy...

— Non è giusto. Lo hai detto tu stesso: non ti eri mai neppure interessato di “trans-umanizzazione” né di tecniche di allungamento dell’esistenza. Io, io invece, è una vita che mi ci danno l’anima. “Vivere abbastanza a lungo da vivere in eterno” come diceva Kurzweil. Resistete ancora pochi decenni, diceva, e il ringiovanimento sarà una realtà, e diventerete praticamente immortali. Bé, io ho resistito, e voilà, quelle tecnologie oggi esistono. Ma io non posso permettermele.

— I prezzi sono destinati a...

— Affanculo l’abbassamento dei prezzi! Lo so che succederà, ma non abbastanza in fretta, maledizione: io ho ottantanove anni! Ti chiedo solo di fare una telefonata per oliare un paio di ingranaggi. Solo questo. In nome dei vecchi tempi.

— Mi dispiace — disse Don. — Con tutto il cuore.

— Cazzo, Halifax! Devi farlo! Io... io sto per morire, io sto per...

Don sbatté giù la cornetta, ributtandosi indietro sulla poltrona. Era scosso da tremiti. Aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi per tutto quello che gli stava succedendo... ma Sarah non era più in grado di capirlo; non più di quanto lo fosse Randy Trenholm. Quanto alle altre persone che avevano effettuato il Rollback, vivevano in un mondo a milioni di anni luce dal suo. L’unica cosa che avevano in comune era il fatto di essere ringiovaniti; per tutto il resto, tra loro e lui si spalancava l’abisso dei ceti.

Alla fine Don salì al piano di sopra, compì le operazioni della sera, e andò a stendersi accanto a Sarah. Lei dormiva già. Lui restò a fissare il soffitto, un’abitudine che stava diventando sempre più frequente.

A suo modo, Randy aveva toccato un tasto giusto. C’erano persone che sarebbe valsa la pena mantenere in vita anche se non potevano permetterselo. L’ultimo dei dodici uomini che avevano camminato sulla Luna era morto nel 2028. L’evento più sensazionale della Storia umana era accaduto durante l’esistenza di Don, ma non era rimasto in giro nessuno di coloro che avevano impresso le proprie impronte sul suolo lunare. Restavano solo foto, video, campioni di roccia e qualche scarsa descrizione piena di poesia, tra cui la “magnifica desolazione” di Aldrin. Si continuava a ripetere che era inevitabile, prima o poi, la ripresa delle missioni lunari; e forse lui sarebbe vissuto abbastanza a lungo da vederlo, ma intanto dalla memoria vivente era già scomparso il ricordo di quei “piccoli passi, passi da gigante”.

Ancora più tragico era pensare che l’ultimo superstite dei Lager nazisti, l’ultimo testimone di quelle atrocità, si fosse spento nel 2037. Con lui, se n’era andata la memoria vivente del momento più buio della vicenda umana.

C’era chi negava l’autenticità dello sbarco sulla Luna o della Shoah; persone secondo cui una tale meraviglia, o un tale orrore, non potevano essere veri, perché l’umanità sarebbe incapace di produrre simili prodigi tecnologici o una simile bestialità. E adesso, erano scomparsi dalla scena anche gli ultimi testimoni oculari di quegli eventi.

Viceversa continuava a esistere Donald Halifax, uno che non aveva niente di speciale da raccontare, nessuna esperienza unica nel suo genere, niente da comunicare alle generazioni future. Uno qualunque.

Sarah si mosse nel sonno, girandosi su un fianco. Lui rivolse al buio gli occhi sulla moglie. Lei sì era riuscita là dove tutti gli altri avevano fallito, scoprendo il significato di un messaggio inviato da un popolo alieno. E, secondo gli auspici di McGavin, avrebbe anche potuto bissare l’impresa. Solo che non sarebbe sopravvissuta abbastanza a lungo; sarebbe rimasto solo lui. Se era destino che il Rollback funzionasse su uno solo di loro due, doveva capitare a Sarah: era lei quella importante, non lui.

Don scosse la testa; i capelli rinati sfregarono sul cuscino. A livello razionale, sapeva benissimo che il successo del suo Rollback non era stato determinato dal fallimento di quello di Sarah; eppure il senso di colpa era opprimente come due metri di terra.

— Mi dispiace — sussurrò, tornando a fissare il soffitto.

— Per cosa? — disse Sarah, facendolo sobbalzare. Don non si era accorto che fosse sveglia; ora però, voltandosi verso di lei, percepì nelle sue iridi il pallido riflesso dei lampioni esterni.

Si accoccolò accanto alla moglie e la abbracciò con delicatezza. Quel dispiacere, di primo acchito, si riferiva al fatto di averla offesa qualche ora prima; ma in profondità c’era dell’altro. Molto altro. — Mi spiace — rispose Don — che il Rollback abbia funzionato con me, ma non con te.

Il torace di Sarah, premuto contro il suo, si espanse lentamente, poi si contrasse.

— Se proprio doveva succedere a uno solo dei due — disse lei — allora sono contenta che sia tu.

Don fu colto di sorpresa. — E perché?

— Perché sei un bravo ragazzo.

Lui non riuscì a trovare una risposta. Tenne stretta la moglie finché il respiro di lei non divenne regolare e rumoroso. Rimase lì per ore, sveglio, ad ascoltare.

17

Era tempo di trovarsi un lavoro. Non che loro due avessero un disperato bisogno di soldi, visto che ricevevano la pensione sia aziendale che sociale, ma Don doveva usare in qualche modo tutta quell’energia che aveva in corpo, e inoltre dedicarsi a qualcosa lo avrebbe aiutato a tenere la mente sgombra dai suoi timori crescenti. Pur con l’esplosione di vita che sperimentava, si sentiva addosso il peso di tutto: le difficoltà di relazione con Sarah, l’invidia dei vecchi amici, le ore infinite che trascorreva a fissare il vuoto, sognando a occhi aperti che le cose fossero andate diversamente.

Raggiunse a piedi la fermata North York-Centro, a un paio di isolati da casa, scese sottoterra in corrispondenza della torre della Biblioteca e prese la metropolitana. Era una torrida giornata di agosto; Don non poté fare a meno di lanciare occhiate alle ragazze seminude, così floride, abbronzate e sexy presenti nel vagone. Lo spettacolo fece passare il tragitto in un battibaleno. Incredibile ma vero, una tipa che poi era scesa alla fermata di Wellesley lo aveva guardato con quello che pareva interesse.