Erano entrambi impegnati nelle pulizie di casa, dato che le attività di entrambi relegavano questa voce in fondo all’elenco delle priorità. Don stava spolverando la mensola del caminetto. — Sai cosa mi piacerebbe? — disse distrattamente, osservando una stampa incorniciata di Emily Carr — Uno di quegli schermi piatti da 60 pollici. Lo so che al momento costano una cifra, ma sono sicuro che i prezzi precipiteranno.
Sarah stava raccogliendo i giornali sparsi. — Ti auguro di vivere così a lungo.
— Comunque, parlavi del questionario...
— Ecco, bravo. Anche se cercassimo di contraffare le risposte, assegnandole a un comitato, ne esistono comunque parecchie dove non sappiamo che pesci pigliare.
Don adesso stava togliendo le tazze dal tavolo. — Per esempio?
— Bé, la domanda 31: “Tu e un’altra persona trovate, insieme, un oggetto apparentemente senza valore. Nessuno dei due lo desidera. Chi dei due dovrebbe prenderlo?”.
Don si fermò per rifletterci, con due tazze gialle nella mano destra e una nella sinistra; anche Carl, compiuti sedici anni, aveva cominciato a bere caffè. — Mmm, non saprei. Voglio dire: non importa, non è così?
Sarah si era diretta in cucina per buttare la cartaccia nel contenitore della differenziata. — Chi può dirlo? — gridò per farsi sentire. — Qui evidentemente, dal punto di vista degli alieni, c’è un dilemma etico che a noi sfugge. Nessuno, che io sappia, ha scoperto la risposta.
Lui la seguì in cucina, sciacquò le tazze sotto il rubinetto e poi le mise nella lavastoviglie. — Forse è che nessuno dei due dovrebbe prendere l’oggetto.
Bisognerebbe lasciarlo lì.
Lei annuì. — Sembrerebbe una buona risposta, ma non è concessa dal regolamento. Ricorda che, quasi sempre, gli alieni ci chiedono di scegliere tra un ventaglio di opzioni predefinite.
Don stava mettendo nella lavastoviglie anche i piatti. — Capperi, un bell’impiccio. Mmm... diciamo che deve prenderlo l’altro, perché... mmm, perché io sono generoso, va bene?
— Però, neppure lui desidera l’oggetto.
— Ma magari un giorno scoprirà che ha valore.
— E se invece risultasse velenoso? O appartenente a qualcuno che non gradirà il furto e cercherà di vendicarsi?
Scuotendo la testa, Don inserì una pastiglia di detersivo nell’elettrodomestico.
— Non abbiamo dati sufficienti.
— Pare che agli alieni questi elementi bastino.
Don accese la lavastoviglie e fece segno a Sarah di seguirlo fuori, lontano da quel baccano. Poi disse: — Morale della favola, non potete fornire ai Draconiani le risposte che ci farebbero fare bella figura, perché ci sono domande che non capite.
— Esatto — rispose Sarah. — In ogni caso, anche per quelle che comprendiamo meglio, ci sono accesi dibattiti su quale risposta ci farebbe fare bella figura. Alcuni dei nostri principi morali sono razionali, altri basati sui sentimenti... e non è chiaro quali dei due sarebbero più apprezzati dagli alieni.
— Pensavo che tutti i principi morali fossero razionali — disse Don. Diede un’occhiata al soggiorno per accertarsi che non occorressero altri interventi. — Non era questa la definizione di morale? Una reazione razionale, ragionata, invece di una impulsiva e viscerale. — Davvero? — fece lei, raddrizzando la pila di riviste ( Maclean’s, Mix, Discover, The Atlantic Monthly) in equilibrio precario sul tavolino tra il divano e la poltrona. — Allora prova a risolvere questo caso classico, elaborato dalla pensatrice inglese Philippa Foot. C’è un tram che corre a folle velocità, fuori controllo. Sui binari si trovano cinque persone, nessuna delle quali può scansarsi in tempo: se il veicolo le centra, saranno tutte spacciate. Tu però assisti alla scena dall’alto di una sopraelevata, su cui c’è un quadro comandi: se tirerai una determinata leva, il tram verrà deviato su un altro binario, senza investire quei cinque. Che fai?
— Che scoperta! Tiro la leva. — Decidendo che la casa non aveva bisogno di ulteriore manutenzione, si sedette sul divano.
— Che è la risposta data da quasi tutti — disse Sarah, prendendo posto accanto a lui. — Le persone, per lo più, si sentono moralmente obbligate a intervenire in situazioni in cui siano a rischio delle vite umane. Ah, dimenticavo di aggiungere un particolare: sull’altro binario è immobilizzato un uomo, un tipo grande e grosso. Se devii lo scambiò, lo uccidi. Che fai?
Lui la cinse con un braccio. — Bé, mmm... credo... credo che tirerei lo stesso la leva.
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla. — Anche qui, sei nella media. Perché agiresti così?
— Perché morirebbe una sola persona anziché cinque.
Sarah sorrise. — Un’idea degna di Star Trek: il bene di molti è superiore a quello di pochi. È chiaramente un principio razionale, ed è per questo che lo accetta anche Spock. Ma ora supponiamo che non esista un secondo binario, e che il grosso tizio, anziché immobilizzato là sotto, si trovi accanto a te sulla sopraelevata. Tu sai per certo che, se lo buttassi di sotto, data la sua mole, l’impatto farebbe deviare abbastanza il tram da salvare le altre cinque persone. Tu invece sei un tipo mingherlino, e non servirebbe a niente se ti sacrificassi buttandoti sotto il tram. Che fai?
— Niente.
Sarah annuì. — Anche qui, quasi tutti si trovano d’accordo. Ma perché?
— Perché, mmm... perché è sbagliato... bé... — Si accigliò, aprì la bocca come per completare la frase, ma poi tacque.
— Vedi dove sta il punto? In entrambe le situazioni, la soluzione consiste nel far morire una persona... la stessa persona, anzi... per salvarne cinque. Nel primo caso, però, tu devi tirare una leva; nel secondo, dovresti dare una spinta al grassone. Il risultato, dal punto di vista razionale, sarebbe identico; ma la seconda scena è diversa sul piano emotivo. Quasi tutti quelli che hanno ritenuto giusto uccidere l’uomo nel primo caso, ritengono che sia sbagliato farlo nel secondo. — Fece una pausa. — Gli alieni nel questionario non hanno proposto un esempio paragonabile a questo, tuttavia ce ne sono vari in cui si dà sia una risposta razionale che una emotiva. E non saprei dire quale delle due risulterebbe più gradita ai Draconiani.
Don era perplesso. — Esseri così progrediti non dovrebbero preferire la razionalità alle emozioni?
— Non è detto. Perfino la lealtà e la reciprocità sembrano essere reazioni emotive: le si ritrova in animali che, com’è ovvio, non fanno ragionamenti astratti o simbolici; eppure per loro, come per noi, si tratta di valori importanti. Se lo fossero anche per gli alieni, significherebbe che si aspettano risposte di tipo emotivo. Ci sono però dei colleghi convintissimi che le risposte giuste siano quelle razionali, in quanto denotano un’intelligenza più sofisticata. La contro-obiezione è che risposte nettamente logiche non fornirebbero un ritratto affidabile dell’umanità.
Prendiamo in considerazione questo esempio, che manca nel questionario, ma mi pare efficace. I protagonisti sono i nostri due figli, tra qualche anno. Carl ed Emily trascorrono un weekend insieme, e a un certo punto decidono di fare l’amore... solo una volta, così, per vedere com’è.
— Sarah!
— Lo vedi? Ti senti immediatamente disgustato. E anch’io, ovvio. Ma perché lo siamo? Bé, presumibilmente perché l’evoluzione ha prodotto in noi una spinta verso l’esogamia, per evitare le disfunzioni che risultano spesso dai rapporti incestuosi. Ora però immaginiamo che i due utilizzino qualche metodo anticoncezionale; questo rende irrilevante la preoccupazione per i difetti genetici.
In più, nessuno dei due ha una malattia venerea. E aggiungiamo che lo fanno una volta sola, senza conseguenze sul piano psichico; e che non lo racconteranno mai a nessuno. È ancora una scena disgustosa? Dico di sì, visceralmente, e sono sicura che vale lo stesso anche per te. Eppure non sapremmo trovare una definizione razionale di questo atteggiamento.