Don ebbe una fitta al cuore. Gus Marcynuk era il nonno materno di Cassie.
Abitava a Winnipeg, ed erano secoli che non passava di lì.
— Ma no, tesoro. Nonno Halifax.
Cassie fece una smorfia ancora più evidente, mentre guardava di traverso il padre per capire se scherzava. Però la faccia di Carl rimase seria. — Non può essere lui — obiettò Cassie, scuotendo la testa e facendo ballonzolare le treccine.
— Nonno Halifax è vecchio.
Don fece del suo meglio per sorridere. — Sul serio, scricciolo: sono io!
Lei fu colta in contropiede. Per quanto ringiovanita, la voce era quella del nonno. — E tutte le rughe? — domandò.
— Oplà, sparite!
Cassie sollevò gli occhi al cielo, per sottolineare che ci era arrivata da sola. Don prese a spiegare: — È stato grazie a un processo... — ma s’interruppe. Tutti i termini che sarebbe venuto spontaneo usare in una conversazione con un adulto, “processo, procedura, tecnologia, trattamento”, erano incomprensibili a una bambina di quattro anni. — Sono andato dal dottore, e lui mi ha fatto tornare giovane.
Cassie spalancò gli occhioni azzurri. — Ma vá.
Lui fece spallucce. — Già. Eccomi qua.
La bambina guardò Sarah, poi di nuovo Don. E la nonna? Lei no?
Don stava per replicare, quando intervenne Sarah: — Io no, piccina.
— E perché? Ti piace avere tutte le rughe?
— Cassie! — disse Carl.
Ma Sarah non si era affatto offesa. — Me le sono guadagnate una per una, sai?
— Notò l’espressione interrogativa di Cassie, e cambiò risposta: — No, cara, io no.
Perché il processo che ha ringiovanito il nonno, con me ha fatto cilecca.
La bambina annuì. Forse Don aveva sottovalutato le sue capacità. Poi Cassie disse: — Mi spiace.
Sarah annuì in segno di assenso.
Cassie si rivolse al padre: — Nonno sembra più giovane di te. — Carl restò basito. — Quando io sarò vecchia, mi faranno tornare giovane?
Carl aveva appena iniziato a ruotare lateralmente la testa per dire,“no”, che Don lo precedette: — Ma certo, scricciolo! — Quando la nipotina fosse stata adulta, i prezzi del Rollback sarebbero ormai diventati accessibili. Quella era una buona cosa.
L’espressione di Carl indicava i raggiunti limiti di resistenza a tener sollevato il peso della figlia. Si chinò e la posò a terra. Ed ecco che Don si mise accovacciato, rivolgendo la schiena alla nipote. Sbirciandola da sopra la spalla, le domandò: — Bé, ci facciamo una cavalcata in prateria?
Cassie gli montò in sella, e lui si rialzò. Con la bambina aggrappata al collo, si mise a correre per il soggiorno. Le risatine di Cassie erano musica per le sue orecchie. Per qualche minuto, ringraziò la sua buona stella.
— Ehi, Lennie, c’hai un muso lungo un palmo!
Leonore stava riempiendo le saliere. Si voltò verso Gabby, che la scrutava tenendo le mani sui fianchi. — Come?
— È tutta la sera che hai un’aria da funerale. Che c’è?
Era il giorno della settimana in cui lei e Gabby avevano turno comune al Duca di York.
— Ho rotto con Don. Qualche giorno fa.
— Come mai?
Leonore calibrò le parole. — Tanto per cominciare, era già sposato.
— Il figlio di puttana.
— Già. Anche se, a dire il vero, aveva qualche attenuante...
— Separato?
— No, no, sta ancora con lei. Ma...
— Ma la vecchia non lo capisce. Ho indovinato?
Leonore ebbe una contrazione nervosa alla bocca. — Qualcosa del genere.
— Ragazza mia, di storie come queste ne ho già sentite troppe. Meglio tagliare i ponti.
— Sì. Solo che...
— Che...?
— Mi manca tanto.
— Ci sapeva fare, eh?
— Molto, ma non è questo il punto. Lui era... è...
— Cosa?
— È un uomo sensibile.
— Personalmente li preferisco un po’ rudi — disse Gabby con un sorriso lascivo.
— No, volevo dire in generale. È gentile, rispettoso.
— A parte con sua moglie.
A Leonore tornò in mente quarido Don aveva difeso la professoressa Halifax dalle battutacce di Makoto. — No, a suo modo rispetta molto la moglie, che è una donna molto dolce.
— Vuoi dire che è una che conosci!
Leonore annuì. — Di vista.
— Sveglia, torna con i piedi per terra, bimba!
— Lo so, lo so, ma non riesco a smettere di pensare a lui.
— Facciamo un po’ di ordine mentale. Hai scaricato Makoto perché si ingozzava di porcherie...
— Una avrà diritto ad avere dei principi.
— ...Però adesso vuoi rimetterti con un tizio sposato?
— No. Voglio rimettermi con lui nonostante il fatto che è sposato.
— Non stai parlando con una dottoranda del cavolo — disse Gabby — Spaccare il capello in quattro andrà anche bene nella vostra cricca, ma...
— Lui è diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto.
— Perché? Ha tre pettorali?
— Non c’è niente da scherzare, Gab. Lui mi manca. Tantissimo.
— Sul serio?
— Sì.
Gabby rimase in silenzio per un po’. — Bé, allora la cosa giusta da fare è una sola.
— Quale?
Gab traslocò le saliere su un vassoio. — Segui il cuore.
A cena Sarah si ritrovò seduta accanto al nipote Percy che durante l’estate aveva compiuto tredici anni. — Bé — gli domandò — ti piace la scuola?
— Insomma, sì.
— Solo “insomma, sì”?
— Ci danno un sacco di compiti. Ne ho una montagna per lunedì.
Sarah ricordò quando, alla sua età, le avevano regalato la prima calcolatrice.
Erano una novità, e si faceva un gran discutere se il loro uso dovesse essere permesso o no a scuola. “Perché — affermavano quelli di parere contrario — se è una macchina a fare i calcoli al posto loro, i ragazzi non capiranno mai la matematica.” Erano quindi stati profetizzati un ventaglio di scenari che andavano dall’improbabile al ridicolo puro; per esempio che, in caso di tracollo tecnologico, appena si fossero esaurite tutte le batterie si sarebbe precipitati in un’era di barbarie a causa dell’incapacità generalizzata di eseguire i calcoli a mano. Sarah si era sempre chiesta se l’anonimo giapponese che aveva inventato le macchinette a energia solare lo avesse fatto per mettere a tacere quelle panzane.
Dopodiché, Sarah ricordava le identiche polemiche sui computer in classe.
Polemiche che avevano investito le scuole di ogni ordine e grado, per poi spegnersi quando lei già insegnava all’università. Che senso aveva chiedere agli studenti di imparare a memoria, ad esempio, che Sigma Draconis II, in base ai dati forniti dal primo messaggio, è un pianeta roccioso grande una volta e mezzo la Terra, con un raggio orbitale di novanta e rotti milioni di chilometri e un anno solare equivalente a centonovantanove giorni terrestri? Da qualunque parte quell’informazione era ottenibile all’istante con un click.
— Compiti di che cosa? — domandò Sarah, per sincero interesse.
— Di bioetica — rispose Percy. Il che impressionò la nonna: bioetica a quell’età! Ecco uno dei vantaggi di non occupare la mente con fiumi di nozioni da imparare a memoria.
— Cosa devi fare?
— Cercare dei dati su Internet, e poi scrivere una relazione su cosa ne penso.
— Su qualche tema specifico?
— Possiamo scegliere — disse Percy — Però non ho ancora deciso.
Sarah guardò Don. Aveva la mezza tentazione di suggerire al nipote di scrivere qualcosa sugli aspetti etici del Rollback, ma per Don quello era ancora un nervo scoperto.