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Quando l’ebbe aiutata a sistemarsi comodamente sulla panchina, il signor Rojas fece un gesto di saluto e scese con il cart lungo la fairway in direzione del green, seguito da tre amici che viaggiavano su un’altra vetturetta.

C’era una nebbiolina leggera che aleggiava sull’acqua, ma Eva poteva vedere l’ampia riva della baia che s’incurvava, giungeva alla città di Monterey e proseguiva verso nord in linea retta. Il mare era calmo e le onde si muovevano come animali rintanati sotto i grandi campi di alghe. Aspirava l’aria carica dell’odore pungente delle alghe che seccavano sulla riva rocciosa e seguiva con lo sguardo le evoluzioni d’una lontra marina che caprioleggiava nell’acqua.

All’improvviso Eva alzò gli occhi quando un gabbiano passò stridendo sopra di lei. Girò lentamente la testa per seguirne il volo e all’improvviso si trovò a guardare negli occhi un uomo che stava un po’ a lato della macchina.

«Tu, io e la baia di Monterey», disse l’uomo a voce bassa.

Pitt sorrideva affettuosamente mentre Eva lo fissava per un lungo momento, sopraffatta dalla gioia e dall’incredulità. Poi le fu accanto e la prese fra le braccia.

«Oh, Dirk, Dirk! Non ero sicura che saresti venuto. Temevo che fosse finita…»

S’interruppe quando Pitt la baciò e la guardò nei lucenti occhi, azzurri come porcellana di Dresda, velati dalle lacrime che le scorrevano sulle guance.

«Avrei dovuto mettermi in contatto con te», si scusò. «Ma la mia vita è stata un caos fino a due giorni fa.»

«Ti perdono», disse lei allegramente. «Ma come hai fatto a sapere dove trovarmi?»

«Me l’ha detto tua madre. È così simpatica. Mi ha mandato qui. Ho preso a nolo un cart e ho girato per tutto il campo fino a quando ho visto una povera creatura solitaria con tante ossa rotte che guardava tristemente il mare.»

«Sei matto», disse lei, felice, e tornò a baciarlo.

Pitt la sollevò delicatamente fra le braccia. «Vorrei aver il tempo di ammirare le onde, ma dobbiamo muoverci. Mio Dio, tutto questo gesso ti appesantisce.»

«Dove dobbiamo andare?»

«Dobbiamo preparare le tue valigie e prendere un aereo», rispose Pitt mentre la sistemava sul cart.

«Un aereo? Per andar dove?»

«In un villaggio di pescatori sulla costa occidentale del Messico.»

«Vuoi portarmi in Messico?» Eva sorrise fra le lacrime.

«Per imbarcarci su una barca che ho noleggiato.»

«Vuoi fare una crociera?»

«Più o meno», spiegò Pitt con un sorriso. «Andremo in un posto che si chiama Clipperton Island a cercare un tesoro.»

Mentre Pitt si dirigeva verso il parcheggio accanto alla clubhouse, Eva disse: «Credo che tu sia l’uomo più subdolo e astuto che abbia mai conosciuto…» S’interruppe quando si fermarono accanto a una strana automobile dipinta di un vivace color fucsia. «E questa cos’è?» chiese sbalordita.

«Un’auto.»

«Lo vedo. Ma di che genere?»

«Un’Avions Voisin. È un regalo del mio vecchio amico Zateb Kazim.»

Eva lo fissò, sbalordita. «Te la sei fatta spedire dal Mali?»

«A bordo di un aereo militare», rispose Pitt con noncuranza. «Il presidente aveva un grosso debito con me. E così ho fatto una richiesta molto semplice.»

«E dove la lascerai, se dobbiamo prendere l’aereo?»

«Ho convinto tua madre a tenerla in garage fino al concorso di Pebble Beach, il prossimo agosto.»

Eva scosse la testa. «Sei incorreggibile.»

Pitt le prese con delicatezza il viso fra le mani, sorrise e disse: «Per questo sono tanto divertente».

FINE