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C’era parecchio di più, ma Quellen ne aveva abbastanza. Spense il proiettore. Nel piccolo ufficio il caldo era opprimente, nonostante l’aria condizionata e l’ossigeno. Guardò disperato le pareti che lo soffocavano, e pensò con nostalgia al fiume torbido che scorreva davanti al portico del suo rifugio africano.

— Ho fatto tutto quello che potevo — disse, e uscì dalla finestra per prendere il primo battello rapido e ritornare al suo appartamento di Classe Tredici. Considerò fuggevolmente l’idea di dare a Brogg l’incarico di occuparsi del caso mentre lui faceva ritorno in Africa: ma sarebbe stato come cercarsi guai.

Quellen aveva dimenticato di tenere rifornita la sua scorta di viveri, e dato che il suo soggiorno ad Appalachia minacciava di diventare molto lungo o addirittura permanente, decise di fare provviste. Fissò il radion Non disturbare alla porta e scese la tortuosa rampa volante per andare all’emporio, deciso ad equipaggiarsi per un lungo assedio.

Mentre scendeva, notò un uomo dalla carnagione olivastra che stava salendo. Quellen non lo riconobbe, ma non era strano; nella tumultuosa, affollata Appalachia nessuno conosceva mai molta gente, a parte il custode dell’emporio e pochi vicini.

L’uomo lo guardò curiosamente e parve dire qualcosa con gli occhi. Sfiorò Quellen e gli mise in mano un minifoglio appallottolato. Quellen l’aprì quando l’altro si fu allontanato su per la rampa, e lesse.

Disoccupato? Vada da Lanoy. Il foglio non diceva altro. Immediatamente lo spirito di CrimineSec di Quellen entrò in azione. Come molti pubblici ufficiali che trasgredivano la legge, era molto energico nel perseguire gli altri trasgressori, e nel foglietto di Lanoy c’era qualcosa che puzzava d’illegalità. Quellen si voltò verso l’uomo dalla carnagione olivastra che si era allontanato in fretta, ma quello era già sparito. Poteva essere andato chissà dove, dopo aver lasciato la rampa. Disoccupato? Vada da Lanoy. Quellen si chiese chi era Lanoy e qual era il suo rimedio magico. Decise d’incaricare Brogg di fare qualche indagine.

Riponendo scrupolosamente in tasca il minifoglio entrò nell’emporio. Il gestore, un ometto dalla faccia rosa, lo accolse con inconsuete manifestazioni di cordialità.

— Oh, è il CrimineSec! È molto tempo che non ci faceva l’onore, CrimineSec — disse. — Cominciavo a pensare che avesse traslocato. Ma è impossibile, no? Mi avrebbe informato se avesse avuto una promozione.

— Sì, Greevy, è vero. Sono stato via, ultimamente. Ho avuto molto da fare. — Quellen aggrottò la fronte. Non voleva che le sue assenze venissero notate dall’intera comunità. Fece l’ordinazione, mandò di sopra le provviste con lo stat, e lasciò l’emporio.

Uscì per la strada un momento e si fermò a guardare le moltitudini che passavano. Portavano abiti di tutti i modelli e di tutti i colori. Parlavano incessantemente. Il mondo era un alverare, enormemente sovrappopolato. Quellen aveva nostalgia del tranquillo rifugio che aveva costruito a così caro prezzo e con tanta trepidazione. Più vedeva i coccodrilli, e meno amava la compagnia delle folle che brulicavano nelle città.

Stavano succedendo illegalità di ogni genere… non sforzi comprensibili per sfuggire a un’esistenza intollerabile, come nel suo caso, ma cose malefiche, sfuggenti, imperdonabili. Come quel Lanoy, pensò Quellen, tastando il minifoglio che aveva messo in tasca. Come riusciva a nascondere le sue attività, quali che fossero, ai suoi compagni di stanza? Senza dubbio non era un Classe Tredici.

Quellen provava uno strano senso di affinità per lo sconosciuto Lanoy. Anche lui stava battendo il sistema. Era un tipo astuto, e forse sarebbe valsa la pena di conoscerlo. Quellen se ne andò.

III

Una telefonata di Brogg lo fece ritornare in fretta all’ufficio. Quellen trovò i suoi due SottoSec che lo attendevano in compagnia di un terzo uomo, alto, angoloso, malvestito, con il naso spezzato che sporgeva dalla faccia come un becco. Brogg aveva aperto al massimo il bocchettone dell’ossigeno.

— È lui? — chiese Quellen. Non gli sembrava probabile che quel proletario dimesso — troppo povero, sembrava, per farsi fare la plastica al naso — fosse l’organizzatore della fuga dei saltatori.

— Dipende. A chi si riferisce? — ribatté Brogg. — Dica al CrimineSec chi è — continuò, dando una brusca gomitata al proletario.

— Mi chiamo Brand — disse il proletario, con voce acuta, stranamente alta. — Classe Quattro. Non volevo fare niente di male, signore… è che lui mi aveva promesso una casa tutta per me, e un lavoro, e aria pura…

Brogg l’interruppe. — L’abbiamo trovato in un bar. Aveva bevuto qualche bicchiere di troppo e stava raccontando a tutti che presto avrebbe avuto un lavoro.

— È quel che mi aveva detto quel tizio — mormorò Brand. — Bastava che gli dessi duecento crediti, e mi avrebbe mandato in un posto dove avevano tutti un lavoro. E avrei potuto mandare il denaro perché la mia famiglia mi seguisse. Mi sembrava una gran bella cosa, signore.

— Come si chiamava questo tizio? — chiese seccamente Quellen.

— Lanoy, signore. — Quellen trasalì nel sentire il nome. — Qualcuno mi ha dato questo e mi ha detto di mettermi in contatto con lui.

Brand porse un minifoglio gualcito. Quellen l’aprì e lo lesse. Disoccupato? Vada da Lanoy. Molto interessante. Si frugò in tasca e tirò fuori il foglietto che gli era stato consegnato sulla rampa volante. Disoccupato? Vada da Lanoy. Erano identici.

— Lanoy ci ha mandato molti miei amici — disse Brand. — Mi ha detto che tutti lavoravano e stavano bene, signore…

— Dove li manda? — chiese Quellen, in tono più gentile.

— Non lo so, signore. Lanoy mi ha detto che me l’avrebbe spiegato quando gli avrei dato i duecento crediti. Ho prelevato tutti i miei risparmi. Stavo andando da lui quando mi sono fermato a bere qualcosa e allora… allora…

— L’abbiamo trovato noi — concluse Brogg. — Stava raccontando a tutti che andava da Lanoy per un lavoro.

— Uhm. Sa cosa sono i saltatori, Brand?

— No, signore.

— Allora non importa. Ci accompagni da Lanoy.

— Non posso farlo. Non sarebbe giusto. Tutti i miei amici…

— Possiamo costringerla ad accompagnarci da Lanoy — disse Quellen.

— Ma lui doveva darmi un lavoro! Non posso. La prego, signore.

Brogg guardò Quellen. — Mi lasci provare — disse. — Lanoy doveva darle un lavoro, ha detto? Per duecento crediti?

— Sì, signore.

— Supponiamo che le dicessimo che le daremo un lavoro per niente. Nessun pagamento: basta che ci porti da Lanoy, e noi la manderemo dove l’avrebbe mandata lui, ma gratis. E manderemo anche la sua famiglia.

Quellen sorrise. Brogg era uno psicologo molto più abile di lui, doveva riconoscerlo.

— Questo è giusto — disse Brand. — Vi accompagnerò. Mi dispiace… Lanoy è stato gentile con me… ma se lei dice che mi manderete gratis…

— Appunto, Brand — disse Brogg.

— Allora ci sto.

Quellen abbassò il bocchettone dell’ossigeno. — Andiamo, prima che cambi idea. — Brogg fece un cenno a Mikken, che condusse fuori Brand.

— Viene con noi, signore? — chiese Brogg. C’era una vaga sfumatura di sarcasmo nel suo tono ossequioso. — Probabilmente sarà nella parte più lurida della città.

Quellen rabbrividì. — Ha ragione — disse. — Andate voi due. Io aspetterò qui.

Non appena se ne furono andati Quellen chiamò Koll.

— Abbiamo trovato un’ottima pista — disse. — Brogg e Mikken hanno scovato quello che lo fa, e lo porteranno qui.

— Ottimo lavoro — disse freddamente Koll. — Dovrebbe essere un’indagine interessante. Ma per favore, non ci disturbi per un po’. Io e Spanner stiamo discutendo certi cambiamenti dell’organigramma. — E riattaccò.