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E questo che cosa significava? si chiese Quellen. Ormai era sicuro che Koll sapeva dell’Africa. Probabilmente aveva offerto a Brogg, per farlo parlare, una somma superiore a quella che Quellen gli pagava perché tacesse, e quello s’era venduto al maggior offerente. Naturalmente poteva darsi che Koll si riferisse a una promozione, ma era molto più probabile che si trattasse d’una retrocessione.

La colpa di Quellen era eccezionale. Nessun altro, a quanto ne sapeva, era stato tanto abile da trovare il modo di abbandonare la sovrappopolata Appalachia, la città-piovra che si estendeva su tutta la metà orientale dell’America del Nord. Tra tutti i duecento milioni di abitanti di Appalachia, soltanto Joseph Quellen, CrimineSec, era stato abbastanza furbo per trovare un pezzetto di terra sconosciuto e disabitato nel cuore dell’Africa e per costruirsi una seconda casa. Aveva il tipico cubicolo della Classe Tredici ad Appalachia, più una residenza di Classe Venti che trascendeva i sogni di quasi tutti i mortali, accanto a un fiume torbido del Congo. Era bello, bellissimo, per un uomo la cui anima si ribellava all’esistenza da insetto in Appalachia.

L’unico guaio era che ci voleva molto denaro per corrompere la gente. Alcuni sapevano che Quellen viveva lussuosamente in Africa anziché abitare in un cubicolo di tre metri per tre nell’Appalachia del Nord-Ovest, da buon Tredici. Qualcuno (Brogg, ne era sicuro) l’aveva venduto a Koll. E Quellen si trovava in una situazione molto pericolosa.

La retrocessione l’avrebbe privato del diritto di avere un cubicolo tutto suo; avrebbe dovuto dividere nuovamente la sua casa, come aveva fatto con il non rimpianto Marok. Non era andata tanto male quando era nelle classi inferiori alla Dodici e aveva vissuto prima nei dormitori e poi, via via, in stanze più private. Quando era più giovane la gente gli dava meno fastidio. Ma poi, essere promosso alla Classe Dodici, essere sistemato in una stanza con un’altra persona… era stata l’esperienza più dolorosa, e l’aveva inacidito definitivamente.

Marok era stato un brav’uomo, pensò Quellen. Ma gli aveva dato sui nervi, con la sua sciatteria e le interminabili visifonate e la presenza continua. Quellen aveva sognato il giorno in cui avrebbe raggiunto la Classe Tredici e sarebbe vissuto solo, non più con un compagno di stanza che lo controllava di continuo. Sarebbe stato libero… libero di sfuggire alla folla.

Koll sapeva? Presto l’avrebbe scoperto.

Il telefono squillò. Era Brogg.

— L’abbiamo preso — disse. — Stiamo per tornare.

— Ottimo lavoro, ottimo lavoro.

Quellen chiamò Koll. — Abbiamo preso il tizio — disse. — Brogg e Mikken lo stanno portando qui per interrogarlo.

— Buon lavoro — disse Koll, e Quellen notò la traccia d’un sorriso sincero sulle labbra sottili del suo superiore. — Ho appena preparato il modulo della promozione per lei — soggiunse distrattamente. — Mi sembra ingiusto lasciare che un CrimineSec viva in un’unità della Classe Tredici quando merita almeno la Quattordici.

Dunque non lo sa, dopotutto, pensò Quellen. Poi lo colpì un altro pensiero. Come avrebbe fatto a spostare lo stat illegale nel nuovo alloggio senza farsi scoprire? Forse Koll voleva soltanto metterlo in trappola. Quellen si premette le mani contro le tempie e rabbrividì mentre aspettava Brogg, Mikken… e Lanoy.

— Ammette di aver mandato gente nel passato? — chiese Quellen.

— Sicuro — disse baldanzosamente l’ometto. Quellen lo squadrò e si sentì pervadere da un guizzo irrazionale di collera. — Sicuro. Posso mandarla indietro nel tempo per duecento crediti.

Brogg stava in piedi dietro l’ometto, a braccia conserte, e Quellen lo fronteggiava, seduto alla scrivania.

— Lei è Lanoy?

— È il mio nome. — Era un ometto bruno, intenso, simile a un coniglio, con le labbra sottili che si muovevano di continuo. — Sicuro, sono Lanoy. — L’ometto irradiava un senso di calore, di sicurezza. Stava seduto con le gambe accavallate, a testa alta.

— Non è stato molto bello il modo in cui mi hanno rintracciato i suoi uomini — disse Lanoy. — È stato già grave che abbiate imbrogliato quel povero proletario per convincerlo a portarvi da me, ma non era necessario che mi trattassero male. Non faccio niente di illecito, sa. Dovrei farvi causa.

— Sta disturbando gli ultimi mille anni di storia!

— Non è vero — rispose Lanoy, calmissimo. — Sono già stati disturbati. Io faccio solo in modo che la storia del passato si svolga come si è svolta, se capisce quello che voglio dire.

Quellen si alzò, ma si accorse che non c’era spazio per muoversi, nell’ufficio piccolissimo, e tornò a sedersi. Si sentiva stranamente debole in presenza di quell’uomo.

— Ma rimanda nel passato i proletari perché diventino saltatori. Perché?

Lanoy sorrise. — Per guadagnarmi da vivere. Lo capirà, senza dubbio. Possiedo un sistema molto prezioso, e voglio essere sicuro di ricavarne tutto quello che posso.

— Ha inventato il viaggio nel tempo?

— Non ha importanza — disse Lanoy. — Lo controllo.

— Perché non torna semplicemente indietro nel tempo a rubare o a fare scommesse, per guadagnarsi da vivere?

— Potrei farlo — ammise Lanoy, — ma è un processo irreversibile, e non c’è possibilità di ritornare al presente. E mi piace stare qui, capisce?

— Senta, Lanoy — disse Quellen, — sarò molto franco. Noi vogliamo il suo congengo dei viaggi nel tempo, e lo vogliamo subito.

— Mi dispiace — disse Lanoy. — È proprietà privata. Non avete nessun diritto.

Quellen pensò a Koll e a Spanner, e provò collera e paura. — Quando avrò finito con lei, rimpiangerà di non aver usato la sua macchina per tornare indietro d’un milione di anni.

Lanoy restò calmissimo, e Quellen si sorprese nel vedere che Brogg sorrideva. — Andiamo, su, CrimineSec — disse l’ometto. — Sta incominciando ad arrabbiarsi, e questo è sempre illogico.

Quellen si rese conto che Lanoy diceva la verità; ma non riusciva a calmarsi. — La terrò a marcire in prigione — minacciò.

— E che cosa ci guadagnerebbe? — chiese Lanoy. — Le dispiacerebbe darmi un po’ più di ossigeno, a proposito? Qui dentro si soffoca.

Sbalordito, Quellen spalancò il bocchettone. Brogg manifestò sorpresa, e persino Mikken sbatté le palpebre, stupito dal cattivo gusto di Lanoy.

— Se lei mi arresta, la rovino, Quellen. Non c’è niente di illecito in quello che sto facendo. Guardi qua… sono un mediatore registrato. — Lanoy mostrò una carta con i timbri regolamentari.

Quellen non sapeva che cosa dire: Lanoy lo aveva in pugno, lo sapeva, e Brogg si divertiva immensamente alle sue spalle. Si morse le labbra, scrutando con attenzione l’ometto, e si augurò fervidamente di essere in riva al suo fiume in Congo, a gettare pietre ai coccodrilli.

— Comunque, farò cessare i suoi viaggi nel tempo — disse alla fine.

Lanoy ridacchiò. — Non glielo consiglierei, Quellen.

— Mi chiami CrimineSec, Lanoy.

— Non glielo consiglierei, Quellen — ripeté l’ometto. — Se ferma i saltatori, adesso, mette sottosopra il passato. Quelli sono andati nel passato. È documentato dalla storia. Alcuni di loro si sposarono ed ebbero figli, e i discendenti di quei figli sono vivi ai giorni nostri. A quanto ne so io, Quellen, anche lei potrebbe essere il discendente di un saltatore che spedirò nel passato la settimana prossima… e se quel saltatore non andrà nel passato, Quellen, lei smetterà di esistere. Le sembra un modo piacevole di morire, CrimineSec?

Quellen lo fissò, cupo. Brogg stava in piedi dietro Lanoy, in silenzio; all’improvviso CrimineSec ebbe la certezza che il Sotto-Sec avesse sempre manovrato per rubargli il posto, e che Lanoy stesse eliminando con molta efficienza l’ultimo ostacolo. Marok, Koll, Spanner, Brogg, e adesso Lanoy… erano tutti decisi a prenderlo nella rete. Era una tacita congiura. Silenziosamente maledisse i duecento milioni di abitanti di Appalachia e si chiese se avrebbe più conosciuto un momento di solutudine.