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— Il passato non cambierà, Lanoy — disse. — La chiuderemo in prigione, sicuro, e prenderemo la sua macchina, ma provvederemo noi a spedire i saltatori nel passato. Non siamo tanto stupidi, Lanoy. Faremo in modo che tutto resti com’è.

Lanoy lo guardò con un’aria che era quasi di pietà, come se osservasse una farfalla particolarmente rara trafitta da uno spillo su un cartone da collezione.

— È questo il suo gioco, CrimineSec? Perché non me l’ha detto prima? In questo caso dovrò prendere misure per proteggermi.

Quellen avrebbe voluto andare a nascondersi. — Che cosa ha intenzione di fare?

— Dovremmo parlarne in privato, Quellen — disse l’ometto.

— Potrei dire cose che lei non vuole far sentire ai suoi subordinati.

Quellen guardò Brogg. — L’avete perquisito?

— Non ha armi — disse Brogg. — Non c’è da aver paura. Aspetteremo in anticamera. Venga, Mikken.

Pesantemente Brogg uscì dall’ufficio, seguito dal taciturno Mikken.

Quando rimase solo con Lanoy, Quellen andò ad abbassare l’ossigeno.

— Lo lasci, Quellen — disse Lanoy. — Mi fa piacere respirare bene a spese del governo.

— Qual è il suo gioco? — chiese Quellen. Era irritato: Lanoy era un individuo ignobile che offendeva il suo orgoglio e la sua dignità.

— Per essere sincero con lei, CrimineSec — disse l’ometto, — voglio la mia libertà e voglio continuare la mia attività. Mi piace così: è quello che voglio. Lei vuole arrestarmi e continuare a fare quello che faccio io. È questo che vuole. Giusto?

— Sì.

— Ora, in una situazione come questa abbiamo in gioco due desideri che si escludono a vicenda. Quindi è la forza più potente a vincere… sempre. Io sono più forte, quindi dovrà lasciarmi andare e lasciar perdere l’indagine.

— Chi dice che lei è il più forte, Lanoy?

— Io sono forte perché lei è debole. So parecchie cose sul suo conto, Quellen. So che odia la folla e ama l’aria fresca e gli spazi aperti. Sono idiosincrasie fastidiose per chi vive in un mondo come il nostro, non è vero?

— Continui — disse Quellen. Imprecò silenziosamente contro Brogg… nessun altro poteva avere rivelato a Lanoy il suo segreto.

— Quindi lei mi lascerà andare, altrimenti si ritroverà in un’unità della Classe Dodici o Dieci. Non le piacerebbe molto, CrimineSec. Dovrà dividere la sua stanza, e forse il suo compagno non le sarà simpatico, ma non potrà farci niente. E quando ha un compagno di stanza non è libero di scappare. Lui la denuncerebbe.

— Come sarebbe a dire… scappare? — La voce di Quellen era un mormorio rauco.

— Sarebbe a dire scappare in Africa, Quellen.

Ecco, pensò Quellen. Ormai è finita; Brogg mi ha venduto. Ora che Lanoy conosceva il suo segreto, Quellen era completamente in suo potere.

— Mi dispiace moltissimo, Quellen. Lei è un brav’uomo, prigioniero di un mondo che non è opera sua e che non le piace molto. Ma si tratta di lei o di me, e so chi vince sempre, in faccende come questa.

Scaccomatto.

— Avanti — mormorò Quellen. — Si muova.

— Sapevo che avrebbe capito — disse Lanoy. — Ora me ne andrò. Lei non mi dia noie, e Koll non saprà neppure di quella sua casetta.

— Se ne vada — disse Quellen.

Lanoy si alzò, salutò Quellen, e sgattaiolò fuori.

IV

Quando Lanoy se ne andò, entrò Koll. Quellen, con la faccia tra le mani, lo vide con la coda dell’occhio e per un momento pensò che Lanoy fosse tornato. Poi alzò la testa.

— Volevo dare un’occhiata al suo uomo — disse Koll; — ma non c’è.

— L’ho mandato dentro — disse Quellen con un filo di voce.

— Controllerò — disse Koll. — Quel tizio m’incuriosisce molto. — Se ne andò, ed entrò Brogg.

— È stata una bella chiacchierata, CrimineSec? — chiese Brogg sorridendo. Come sempre, la fronte del grassone era coperta di gocce di sudore.

— Sì, grazie. — Quellen guardò il suo assitente con aria implorante. Se almeno l’avessero lasciato in pace per qualche istante!

— Mi sembra che non sia più qui, CrimineSec. Avevo qualche domanda da fare al suo amico Lanoy, ma non riesco a trovarlo.

— Non so dove sia andato, Brogg.

— È sicuro, CrimineSec? Dov’è, Quellen? — chiese maliziosamente Brogg.

— Non lo so. — Era la prima volta che Brogg non l’aveva chiamato con il titolo che gli spettava. — Se ne vada.

Brogg sorrise ironicamente e uscì, chiudendo meticolosamente la porta. Quellen restò seduto sulla pneumopoltrona, scrollando la testa. Ormai era nei guai. Se non avesse consegnato Lanoy, sarebbe scoppiato un inferno. Se l’avesse ricatturato, Lanoy avrebbe spifferato tutto: in ogni caso, lui era fregato.

Attraversò in punta di piedi l’altro ufficio, e Brogg lo guardò con evidente interesse. Uscì nella via affollata e prese il primo battello rapido per tornare al suo appartamento. Era bello essere di nuovo solo. Si aggirò a caso per un momento, e poi si avvicinò allo stat.

Bastava che vi entrasse per ritornare in Africa, in riva al fiume tortuoso con i coccodrilli. Non avrebbe più avuto un lavoro, ma non l’avrebbero mai trovato, e avrebbe potuto passare in santa pace il resto dei suoi giorni.

Inutile, pensò, depresso. Non sarebbe stato al sicuro, poiché Brogg e Lanoy sapevano. Sarebbero riusciti a stanarlo abbastanza in fretta: l’Africa non era un posto sicuro.

E poi, provava una sensazione strana e nuova… la sensazione di essere stato imbrogliato, di essere una specie di martire del sovraffollamento. Infilò le mani in tasca e restò davanti allo stat, considerando le implicazioni di quel concetto nuovo. Un mondo che non era opera sua, aveva detto Lanoy.

Il senso di colpa svanì. Ci pensasse Koll a districare la matassa, si disse Quellen.

Era fatta.

Vi fu un turbinio, e Quellen ebbe la sensazione di essere stato capovolto e sventrato. Galleggiava su una nube purpurea, in alto, sopra un terreno indistinto, e stava cadendo.

Cadde, roteando, e finì su un lungo tappeto verde. Restò immobile per un paio di istanti, aggrappandosi al suolo.

Una manciata del tappeto gli restò in mano. La guardò con aria perplessa.

Erba.

L’odore pulito dell’aria lo colpì, e fu quasi un trauma fisico. Aveva il profumo di una stanza con l’ossigeno al massimo, ma era all’aperto.

Quellen si scosse e si alzò. Il tappeto erboso si estendeva in tutte le direzioni, e davanti a lui c’era un bosco.

Aveva visto gli alberi in Africa: in Appalachia non c’erano. Guardò attentamente. Un uccellino grigio saltellò sul ramo dell’albero più vicino e cominciò a cinguettare, senza paura, guardando Quellen. Quellen sorrise.

Si chiese per quanto tempo Koll e Brogg l’avrebbero cercato, e se Brogg sarebbe riuscito a tener testa a Lanoy. Sperava che non ce la facesse; Brogg era un mascalzone e Lanoy, nonostante quel che faceva, era un gentiluomo.

Quellen si mosse verso la foresta. Avrebbe dovuto trovare un fiume, e costruire là una casa, si disse. Avrebbe potuto costruire la casa grande quanto la voleva.

Non provava rimorsi. Era stato uno spostato, gettato in un mondo che poteva soltanto odiare e che poteva solo tenerlo prigioniero. Adesso aveva avuto la sua grande occasione: toccava a lui.