La vecchia regina assisteva affascinata. Lanciai un’occhiata a Gabrielle, che osservava la scena senza paura. Tirai fuori dal panciotto il rosario di perle e, lasciando penzolare il crocifisso, lo misi al collo di Nicolas che guardò la piccola croce, stordito, e cominciò a ridere. Il disprezzo, la malizia eruppero da lui in quel suono metallico. Era l’opposto dei suoni emessi dai vampiri. Vi si sentiva il sangue umano, lo spessore umano che echeggiava contro le pareti. All’improvviso appariva sanguigno e caldo e stranamente incompiuto, l’unico mortale tra noi, come un bambino buttato in mezzo a tante bambole di porcellana.
La congrega era ancora più confusa. Le due torce spente non erano state toccate.
«Ora, secondo le vostre leggi, non potete fargli alcun male», dissi. «Tuttavia è stato un vampiro a dargli la protezione sovrannaturale. Ditemi, cosa ne pensate?»
Portai avanti Nicki, e Gabrielle si tese per prenderlo tra le braccia.
Nicolas lasciò fare, sebbene la guardasse come se non la conoscesse e alzasse le dita per toccarle il viso. Lei gli fermò la mano come se avesse a che fare con un bambino e tenne lo sguardo fisso su di me e sul capo.
«Se il vostro capo non ha nulla da dirvi, ho qualcosa da dire io», continuai. «Andate a lavarvi nelle acque della Senna e vestitevi come umani, se ricordate come si fa, e aggiratevi tra gli uomini com’è vostro destino.»
Il ragazzo vampiro, sconfitto, indietreggiò e tornò nel cerchio, scostando bruscamente coloro che l’avevano aiutato a rialzarsi. «Armand», implorò, rivolgendosi al capo dai capelli fulvi. «Richiama all’ordine la congrega. Armand! Salvaci!»
«Perché, in nome dell’inferno», gridai io, «il diavolo vi dona bellezza, agilità, occhi per scrutare visioni, menti per gettare incantesimi?»
Mi fissavano tutti. Il ragazzo dagli occhi grigi gridò ancora il nome di Armand, ma inutilmente.
«Voi sprecate i vostri doni», dissi. «Peggio ancora, sprecate la vostra immortalità! In tutto il mondo non v’è nulla di tanto assurdo e contraddittorio, eccettuati i mortali che vivono dominati dalle superstizioni del passato.»
C’era un silenzio assoluto. Sentivo il respiro lento di Nicki, sentivo il suo calore. Sentivo il suo interesse intorpidito che lottava contro la morte.
«Non avete astuzia?» chiesi agli altri alzando la voce nel silenzio? «Non avete ingegno? Com’è possibile che io, orfano, abbia scoperto queste possibilità quando voi, nutriti come siete da quei genitori malefìci…» M’interruppi per indicare il capo e il ragazzo infuriato, «Quando voi brancolate sottoterra come creature cieche?»
«Il potere di Satana ti precipiterà nell’inferno», urlò il ragazzo con tutta la forza che gli restava.
«Tu continui a ripeterlo», ribattei. «Ma continua a non accadere, e tutti possiamo vederlo.»
Vi furono mormorii di assenso.
«E se davvero pensassi che può accadere», continuai, «non ti saresti preoccupato di portarmi qui.»
Gli assensi divennero più sonori.
Guardai la figura solitaria del capo. Tutti gli occhi si rivolsero verso di lui, persino quelli della regina pazza.
Nel silenzio lo sentii sussurrare: «È finita».
Neppure i tormentati, prigionieri dietro le pareti, emisero un suono.
Il capo riprese a parlare: «Andate, tutti. E finita»,
«Armand, no!» implorò il ragazzo.
Ma gli altri indietreggiavano con le facce nascoste dalle mani. I tamburi furono gettati da parte, l’unica torcia venne appesa alla parete,
Guardai il capo. Sapevo che le sue parole non ordinavano la nostra liberazione.
E, quando ebbe allontanato il ragazzo assieme agli altri, quando rimase con lui soltanto la regina, volse nuovamente lo sguardo su di me.
3.
Adesso la grande camera vuota sotto la cupola immensa, dov’erano rimasti soltanto due vampiri, sembrava ancora più lugubre. L’unica torcia emanava una luce debole e tetta,
Riflettei in silenzio. Gli altri lasceranno il cimitero, mi chiesi, o attenderanno in cima alle scale? Mi permetteranno di portare via Nicki vivo? Il ragazzo starà vicino, ma è debole; la vecchia regina non farà nulla. In realtà, resta soltanto il capo. Ma ora non devo essere impulsivo.
Il capo continuava a fissarmi in silenzio,
«Armand?» dissi rispettosamente. «Posso chiamarti così?» Mi avvicinai, scrutandolo per vedere se cambiava espressione. «Evidentemente, sei il capo. E sei quello che può spiegarci tutto.»
Ma le parole erano una misera copertura dei miei pensieri. Mi appellavo a lui. Gli chiedevo come aveva condotto i vampiri a tutto questo, lui che appariva antico quanto la vecchia regina e abbracciava profondità che gli altri non potevano scrutare. Lo rividi davanti all’altare di Notre-Dame, con quell’espressione eterea sul viso. E mi ritrovai in lui, in quell’essere antico che era rimasto in silenzio tanto a lungo.
Credo che lo sondai per cercare almeno un fuggevole sentimento umano. Pensavo che la saggezza l’avrebbe rivelato. E il mortale che era in me e che aveva pianto nella locanda di fronte alla visione del caos, disse.
«Armand, qual è il significato di tutto questo?»
Mi sembrò che gli occhi scuri si offuscassero. Ma poi il viso si trasformò, e la sua rabbia era tale da costringermi ad arretrare.
Non credevo ai miei sensi. I cambiamenti improvvisi che aveva subito in Notte-Dame erano cose da nulla, al confronto, E non avevo mai visto un’incarnazione così perfetta della malvagità. Persino Gabrielle arretrò. Alzò la mano destra per proteggere Nicki, e io continuai a indietreggiare fino a che le fui accanto e le nostre braccia si toccarono.
Ma nello stesso modo miracoloso l’odio si dissolse. Il viso ridivenne quello di un ragazzo mortale, dolce e fresco.
La vecchia regina vampira sorrise e si passò gli artigli bianchi tra i capelli.
«Chiedi una spiegazione a me?» disse il capo.
Gorò lo sguardo su Gabrielle e su Nicolas che, stordito, le stava appoggiato alla spalla. Poi tornò a fissare me.
«Potrei parlare sino alla fine del mondo», disse, «senza riuscire a dirti che cosa hai distrutto qui.»
Mi parve che la vecchia regina facesse udire uno sbuffo irridente; ma ero troppo affascinato da lui, dalle parole sommesse e dalla collera che gli infuriava dentro.
«Questi misteri esistono dall’inizio del tempo», disse. Sembrava piccolo e minuto nella camera immensa, e la voce era sciolta, le mani abbandonate lungo i fianchi. «Fin dai tempi più antichi i nostri simili hanno infestato le città dell’uomo, e la notte hanno fatto vittime come comandavano Dio e il diavolo. Noi siamo gli eletti di Satana, e coloro che vengono ammessi nei nostri ranghi devono dimostrarsi degni commettendo cento crimini, prima che venga loro concesso il Dono Tenebroso dell’Immortalità.»
Si accostò un poco. La luce della torcia gli brillava nelle pupille. «Agli occhi dei loro cari, sembravano morire», disse. «E con una piccola infusione del nostro sangue sopportavano il terrore del sepolcro mentre ci attendevano. Allora e soltanto allora veniva accordato il Dono Tenebroso; e venivano sigillati di nuovo nella tomba, fino a che la sete dava loro la forza di spezzare la bara e di risorgere.»
La voce diventò più forte, risonante. «Era la morte, ciò che conoscevano in quelle camere buie», continuò. «E quando risorgevano comprendevano la morte e il potere del male, mentre spezzavano la bara e le porte di ferro che li tenevano imprigionati. E tanto peggio per i deboli, coloro che non potevano uscire, coloro i cui gemiti facevano accorrere i mortali il giorno dopo… perché nessuno avrebbe risposto durante la notte. Non avevamo pietà di loro.
«Ma coloro che risorgevano… ah, erano i vampiri che si aggiravano sulla terra, purificati e messi alla prova, Figli delle Tenebre, nati dal sangue di un novizio, mai dal potere pieno di un vecchio maestro, in modo che il tempo portasse la saggezza per usare i Doni Tenebrosi prima che diventassero veramente forti. A costoro venivano imposte le Leggi delle Tenebre. Vivere tra i morti, perché siamo morti; ritornare sempre alla propria tomba o a una molto simile; evitare i luoghi illuminati, attirare le vittime lontano dagli altri, per ucciderle in luoghi sconsacrati: e onorare in eterno la potenza di Dio, il crocifisso intorno al collo, i sacramenti; e non entrare mai nella Casa di Dio per non essere privati dei poteri e gettati nell’inferno e finire il regno sulla terra fra i tormenti.»