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"No, un metodo c'è." Olly passa la prima fetta.

La prende Erica. "Sì, certo, ci facciamo adottare da tua madre che ci finanzia."

"Oppure vi sposate."

"Triste!"

"Sposarsi?"

Niki prende la seconda fetta. "No, farlo solo per uscire di casa…"

"Guarda che un sacco di gente l'ha fatto per quello…" Diletta prende l'ultima.

"Ok, ma deve rimanere un sogno… Se anche quello diventa un semplice passaggio, allora che gusto c'è?"

"Sì, hai ragione." E stavolta sono tutte d'accordo, almeno su questo. E mangiano quella torta fatta di panna e di leggeri fiocchi rosa di zucchero, sorridendo, pensando in silenzio, esclamando ogni tanto: "Uhm… Buona!".

"Sì… Un altro chilo… Tutto qua."

Con l'allegria negli occhi, il futuro incerto, ma con tanta dolcezza in bocca e tutte con quel piccolo grande sogno nel cuore. Una casa propria, dove sentirsi libere e al sicuro. Da arredare, costruire, inventare. Un modo per sentirsi ancora più grandi.

Quindici

Notte cittadina. Notte di persone che stanno per addormentarsi e altre che non ci riescono. Notte di pensieri leggeri che cullano il sonno. Notte di paure e incertezze che lo fanno sparire. "Notte dei pensieri e degli amori per aprire queste braccia verso mondi nuovi" come canta Michele Zarrillo.

Poco più tardi Niki, divertita e soddisfatta, entra nel letto e manda un sms ad Alex.

"Ciao amore, sono tornata a casa e sto andando a letto. Mi manchi."

Alex sorride leggendo, poi risponde. "Anche tu… Sempre. Sei il mio sole notturno, la mia luna di giorno, il mio più bel sorriso. Ti amo.

E tutto sembra sereno. Una leggera brezza notturna, qualche nuvola che sembra scivolare su quel grande tappeto blu. Eppure non è una notte tranquilla.

Più lontano. In un'altra casa. Qualcuno non ne vuol sapere di dormire.

Enrico cammina su e giù nel salotto, poi entra piano nella camera della bambina, preoccupato la guarda nella penombra, un viso piccolo nascosto da un lenzuolo, un respiro leggero, così leggero che Enrico si deve avvicinare per poterlo sentire. E lo respira tutto, fino in fondo, con le sue delicate fragranze, con quel sapore di neonato, quella freschezza, quell'incanto dato dalle mani così piccole, incerte, aperte, schiuse sul piccolo cuscino, sul suo personalissimo nuovo mondo e poi, dolcemente, di nuovo richiuse, ma che esprimono sempre una serenità incredibile. Enrico fa un respiro più lungo e poi esce lasciando un piccolo spiraglio. Forte di nuovo, ricaricato da quella creazione sua, solo sua, il miracolo della vita. E solo per un attimo la sua mente corre lontana attraverso mari, monti, paesi stranieri, fiumi, laghi e ancora terra per arrivare lì, su quella spiaggia. E immagina Camilla che cammina alla luce del sole su quella sabbia, sul lungomare, con un pareo

legato in vita, ridendo, scherzando, chiacchierando con chi le sta accanto. Ma vede solo lei e nulla più, il suo sorriso, la sua risata, i suoi bei denti bianchi, la sua pelle già leggermente abbronzata, e quasi le si avvicina, la sfiora, la ama ancora per un'ultima volta. È come se fosse Denzel Washington in Déjà vu con quella bellissima donna di colore. Poi Enrico la vede entrare nel bungalow e lui resta fuori. Lì, da solo, abbandonato, intruso, fuori luogo, non voluto, di troppo. Mentre qualcun altro sorridendo si infila al posto suo e chiude la porta. E così rimane a guardare da lontano, a immaginare, e soffre ricordando la voglia, la passione, il sapore dei suoi baci, l'eccitazione nello spogliarla, i suoi completi eleganti, il suo modo di muovere i capelli, di sfilarsi le calze, di distendersi sul letto, di accarezzarsi… E quella sofferenza diventa enorme e si trasforma in rabbia, e in silenzio sente i suoi occhi umidi e un vuoto enorme dentro. Soffre ma, prima che scenda una lacrima, si avvicina al computer. E la calma ritorna lentamente, in modo soffuso, come quella luce che illumina lo schermo. Un respiro lungo. Un altro. E un altro ancora. E il dolore piano piano si allontana. Un pensiero leggero che fugge via come un gabbiano che vola basso sulle onde maldiviane. E un'amara certezza: cresci, sperimenti, impari, pensi di sapere come funziona, pensi d'aver trovato la chiave giusta per capire e affrontare tutto. E poi, quando meno te l'aspetti, quando l'equilibrio sembra perfetto, quando pensi d'aver dato tutte le risposte o perlomeno la maggior parte, ecco un nuovo quiz. E non sai cosa rispondere. Impreparato. Capisci solo che l'amore non ti appartiene, è quel magico momento che due persone decidono contemporaneamente di vivere, contemporaneamente di assaporare fino in fondo, sognando, cantando nell'anima, sentendosi leggere, uniche. Senza possibilità di ragionarci più di tanto. Così finché tutte e due vorranno. Finché uno dei due non volerà via. E non ci sarà modo, né fatti, né parole che potranno ricondurre l'altro a ragione. Perché nell'amore ragione non c'è… Enrico è lì, da solo, a guardare chi non c'è più. Resta solo quel gabbiano da ammirare. Sfiora l'acqua, le onde, ed è come se scrivesse "fine" planando sul mare.

Enrico fa un ultimo sospiro, apre Google, digita quella parola e poi clicca su "cerca". E sul monitor improvvisamente compare l'unica vera soluzione possibile di quel momento: babysitter.

Olly finisce di pulire i piatti dove hanno mangiato il dolce le sue amiche Onde. Li mette dentro il lavandino e comincia a far scorrere l'acqua. Raccoglie i quattro cucchiaini e li lascia in un bicchiere, poi torna in salotto a prendere ciò che è rimasto della torta. Che buffo, l'hanno mangiata tagliandola proprio a metà. La scritta così è cambiata. Sarà uno scherzo del destino o il disperato tentativo delle Onde di stare un po'"a dieta? Fatto sta che quel "senza" è sparito e Olly mette la torta nel frigo con uno strano presentimento, quasi una minaccia, un pericolo suggerito dalle lettere che spuntano in mezzo a tutta quella dolcezza lasciando un pensiero amaro: "Stagista… rischi!".

Ore due di notte. Pietro esce furtivo dal portone. Cerca di nascondere il viso, come un ladro che ha appena rubato in un appartamento. Ma in realtà sono in due ad aver fatto il colpo, è come se entrambi avessero ammesso di non essere in grado di vivere semplicemente con quello che hanno. Vogliono di più, vogliono qualcosa di diverso. Vogliono quel che non hanno e se lo rubano a vicenda.

Pietro entra in macchina, l'accende e parte a tutta velocità nella notte. Ora sembra quasi soddisfatto, fa un sospiro lungo, anche questa è andata, pensa tra sé, come uno strano campionato, un ridicolo torneo dove la stessa persona sarà prima e ultima visto che il torneo è solo suo e nessun altro concorrente gareggia.

Erica rientra piano piano a casa, in punta di piedi. Guarda in salotto. Porca miseria, questa non ci voleva. Oh, sempre la stessa storia. Papà si è addormentato di nuovo davanti alla tv. Gli passa davanti cercando di fare meno rumore possibile e va verso la camera da letto. Lo supera, poi ci ripensa e torna indietro.

Non c'è niente da fare, non ci riesce. Malgrado il rischio, la curiosità è troppo forte. Si avvicina all'agenda sul tavolino, proprio nell'angolo vicino al divano sul quale il padre dorme. Vediamo chi mi ha chiamato. Quasi lo sussurra tra sé e sé. Per Erica: Silvio, Giorgio, Dario. Che palle… Nessuno di quelli che mi interessano.

Crrr. II rumore forte le fa fare un salto. Il padre ha avuto come un improvviso russare, un brontolio notturno, insomma le ha fatto prendere un colpo. Erica alza il braccio al cielo come per mandarlo a quel paese. Poi sorride, ascolta il suo cuore con la mano poggiata sul petto e sente che batte all'impazzata. Allora scuote la testa e si dirige verso la camera da letto. Non può spegnere la tv perché l'ultima volta che l'ha fatto suo padre si è svegliato di colpo, gli ha preso quasi un coccolone, è saltato giù dal divano.

L'improvviso silenzio della tv spenta era stato come un rumore assurdo per uno che se la dormiva beatamente in quel frastuono.

Erica chiude la porta del salotto, ora cammina più veloce nel corridoio, tanto sua mamma ha il sonno pesante, arriva nella sua camera e si spoglia a tempo di record. Maglia, scarpe, pantaloncini, cintura. Ormai è un asso. Riuscirebbe a togliersi qualsiasi cosa al buio, anche se fosse piena di bottoni. Lancia tutto. sulla poltrona. La mira però non è delle migliori senza la luce e la maglia finisce per terra. Se ne accorgerà domattina. L'importante è rimettere ogni cosa a posto prima che qualcuno entri in camera. Va subito in bagno, si lava i denti, si spazzola un po'"i capelli, poi una sciacquata veloce alla faccia e si infila il pigiama.